G20, Meloni: «Mosca usa l’energia come arma di ricatto»

In una Nuova Delhi blindata e insolitamente silenziosa ha preso il via il G20, in scena il 9 e 10 settembre al centro convegni Bharat Mandapam, dove il primo ministro indiano Narendra Modi ha accolto 30 capi di Stato e di governo oltre a 14 responsabili di organizzazioni internazionali. Tra i leader presenti anche Giorgia Meloni, che ha tenuto un intervento nel corso della prima sessione di lavori dedicata a clima, ambiente, energia e sviluppo sostenibile.

«Il nesso clima-energia è sempre più importante»

«Il nesso clima-energia è sempre più importante in una fase nella quale il mondo continua ad affrontare gli effetti a cascata della crisi innescata dalla guerra di aggressione russa all’Ucraina e dall’uso delle forniture energetiche come un’arma di ricatto da parte di Mosca», ha detto Meloni nel corso del suo intervento alla prima sessione del G20, intitolata “One Earth”. Per quanto riguarda clima ed energia, la premier italiana ha sottolineato l’importanza di evitare «approcci troppo radicali o troppo asimmetrici fra gli Stati, particolarmente fra quelli più industrializzati», in quanto «finirebbero per non garantire soluzioni efficaci ai nostri problemi, e allo stesso tempo potrebbero provocare pericolosi squilibri nel rapporto tra le Nazioni e all’interno delle Nazioni stesse».

G20, Meloni: «Mosca usa l’energia come arma di ricatto». Le parole della premier al summit in corso a Nuova Delhi.
Giorgia Meloni e Narendra Modi (Getty Images).

«L’Italia aspira a diventare un ponte tra Europa e Africa»

«Inutile dire che la risposta al cambiamento climatico deve riguardare davvero tutti, altrimenti pensare che possa portare risultati apprezzabili è pura utopia», ha aggiunto Meloni. «Al di là degli impegni sul contenimento del riscaldamento in corso, dobbiamo considerare prioritaria l’adozione di tutte le misure utili alla mitigazione delle conseguenze dei cambiamenti climatici, che impattano soprattutto sui Paesi del sud globale». L’Italia, che «aspira a diventare un ponte tra Europa e Africa per promuovere partenariati reciprocamente vantaggiosi, rifiutando un approccio assertivo o paternalistico», destinerà all’Africa oltre il 70 per cento del Fondo Italiano per il clima: «Tre miliardi di euro nei prossimi cinque anni, equamente destinati a iniziative di mitigazione e adattamento».

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