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Forza Italia dopo Berlusconi fa shopping dagli altri partiti sui territori
Non è ancora un’ondata, sicuramente è un fiume carsico che potrebbe erodere, in parte, le postazioni politiche prestabilite tra centro e centrodestra: il rafforzamento di Forza Italia nelle sue diramazioni territoriali con nuovi entrati e cavalli di ritorno è il tentativo con cui Antonio Tajani vuole ricostruire il partito per renderlo meno romano-centrico dopo la morte di Silvio Berlusconi.
Forza Italia e l’ambizione di essere l’unica a formare la classe dirigente
Negli ambienti azzurri la strategia che si sta puntando è duplice. In primo luogo, coordinare l’atterraggio nel sistema Forza Italia di neo entranti provenienti da altri partiti o realtà civiche. In secondo luogo, mostrarsi a cavallo tra l’ala moderata, liberale e popolare e quella della destra italiana più dura, puntando a essere l’unica formazione capace di formare la classe dirigente. E anche fonti della Lega lombarda sentite da Lettera43 indicano che «la ragion d’essere di Forza Italia in futuro sarà mostrare ai partner di coalizione ciò che la formazione può essere», al contrario dei suoi alleati: un catalizzatore di forze esterne che né la Lega di Matteo Salvini né Fratelli d’Italia, partito percepito come eccessivamente appiattito su Giorgia Meloni, sanno valorizzare.
L’esempio del cavallo di ritorno Letizia Moratti, con un occhio a Cl
La cronaca delle ultime settimane ha mostrato l’attestazione di queste due dinamiche con il ritorno di Letizia Moratti in Forza Italia. L’ex sindaca di Milano ed ex assessore regionale al Welfare e alla Sanità rappresenta il punto di contatto tra le due strategie forziste, essendo tanto una politica d’esperienza quanto una figura dirigenziale legata a un sistema complesso di realtà economiche, associative e dal grande rilievo in termini di consenso, a partire da Comunione e liberazione. Ma in generale è la Lombardia il principale “polmone” di attrattività per gli azzurri.
Gli emblematici ingressi di Macaluso e Zambelli in Lombardia
Alessandro Sorte, già assessore regionale ai Trasporti, deputato e coordinatore regionale degli azzurri, ha di recente ottenuto un altro ingresso dall’alto valore politico e simbolico: a Rozzano è entrato il 38enne Marco Macaluso, già segretario cittadino del Partito democratico e in passato presidente del locale Consiglio comunale. Un “colpo” che segnala la volontà di spingere su un partito a trazione moderata che attrae figure esterne al campo. Ma non disdegna di guardare anche al mondo degli alleati di governo pro tempore. Nel centrodestra bresciano, per esempio, si fa un gran parlare dell’uscita dalla Lega di Stefania Zambelli, eurodeputata e di recente prima delle non elette nelle liste locali del Carroccio alle Regionali. Lasciata Identità e democrazia, Zambelli si è iscritta al gruppo a Strasburgo del Partito popolare europeo. Un passaggio chiaro verso una futura adesione a Forza Italia e, notano i leghisti, un messaggio a Salvini che negli anni dell’ascesa sottraeva personale politico ai forzisti e ora si trova di fronte al rischio controesodo.
Resistere alle scalate esterne, a partire da quella di Renzi
Non è solo la Lombardia a fibrillare in casa Forza Italia. Il mantra tra gli azzurri è chiaro: diventare «il partito dell’inclusione». Un modo per resistere a ogni scalata esterna, sia degli alleati di oggi sia dei potenziali cacciatori di voti nel grande centro diviso, a partire ovviamente da Matteo Renzi. Nella consapevolezza che a decidere il futuro del partito sarà in larga parte un solo dato: quello delle Europee 2024. Se si dimostrerà una capacità di tenuta elettorale, Forza Italia consoliderà la sua ragion d’essere e il suo potere contrattuale. E potrà declinare a livello nazionale la sua ramificazione territoriale sempre più attiva. Tajani sta delegando molta responsabilità alle periferie, una novità sicuramente strutturale per un partito a lungo rimasto espressione di un solo uomo, nella buona e nella cattiva sorte.
Il lavoro di Tosi in Veneto e l’approdo di Zilio nel partito
Dalle nicchie elettorali territoriali potranno emergere future opportunità di scalata in Forza Italia. E così le sezioni locali del partito si mobilitano. In Veneto è attivissimo Flavio Tosi, che ha anzitempo inaugurato un paio d’anni fa la tendenza all’ingresso di ex leghisti in Forza Italia. L’ex sindaco di Verona ha di recente presentato con grande enfasi l’approdo tra i forzisti di Fernando Zilio, padovano, ex presidente di Unioncamere e Confcommercio sul territorio, che non aveva mai avuto tessere in tasca di nessun partito.
In Sicilia un ufficio apposito per valutare le candidature
In Abruzzo il coordinatore regionale Nazario Pagano ha portato nel partito il consigliere regionale Antonietta La Porta e il consigliere comunale di Avezzano ed ex candidato sindaco per il centrodestra Tiziano Genovesi, entrambi eletti in quota Carroccio. E in Sicilia il coordinatore regionale Marcello Caruso ha creato nel partito locale un ufficio appositamente responsabile per la gestione delle nuove adesioni, guidato dall’ex sindaco di Noto Corrado Bonfanti, per valutare attentamente ogni candidatura e la sua conformità alla visione di Forza Italia.
L’obiettivo (che pareva impossibile) è sopravvivere a Berlusconi
Questa strategia può funzionare? Difficile a dirsi in partenza. Gli addetti ai lavori segnalano però che per Forza Italia e la sua struttura non c’è altra alternativa al cercare di battere territori inesplorati nell’era Berlusconi: l’obiettivo è smarcarsi da una dipendenza economica dalla famiglia, dagli sguardi interessati dei centristi che speravano nella rottamazione del partito e dal sovranismo conservatore, mai digerito dal Cavaliere. In termini di consensi, è l’unica garanzia per radicarsi e durare, considerato anche che stiamo parlando di un movimento plasmato su immagine e somiglianza del grande capo, ora defunto, e di conseguenza mai diventato veramente partito. Sopravvivere a Berlusconi sarebbe un risultato che pochissimi davano per possibile dopo il 12 giugno 2023: oggi invece è l’obiettivo di Forza Italia da qui alle Europee. Mandando un messaggio a partner di oggi e domani sulla presenza di una nicchia azzurra in campo italiano ed europeo: questa sarà l’unica priorità, almeno fino al voto di giugno 2024.