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Fini: «Il blocco navale è una battuta da campagna elettorale»
Il blocco navale? «Battuta da propaganda elettorale». E la legge Bossi-Fini sull’immigrazione «va cambiata». A sostenerlo è chi a quella legge diede il nome, l’ex presidente della Camera Gianfranco Fini. «La legge che porta la mia firma e quella di Bossi va cambiata», ha detto l’ex leader di An al Fatto Quotidiano. «Aveva la stessa impostazione della Turco-Napolitano: il migrante economico ha diritto di permesso solo se ha un contratto di lavoro. Vent’anni dopo è cambiato tutto il panorama internazionale e il fenomeno migratorio si è trasformato. Oggi riguarda centinaia di migliaia di persone ed è dovuto a grandi fattori economico-sociali». Come del resto confermano gli sbarchi delle ultime settimane a Lampedusa. Quando, nel 2002, venne approvata la Bossi-Fini, ricorda l’ex presidente della Camera, «solo in pochissimi chiedevano l’asilo». Ora, invece, «bisogna agire in un contesto sovranazionale. La mia legge prevedeva quote di ingresso regolari: portò a una sanatoria di centinaia di migliaia di migranti. Questo è il modello da seguire. La politica», prosegue, «dovrebbe fare un ragionamento più ampio rispetto alla battuta giornaliera del blocco navale tipica di una campagna elettorale».
Fini: «Giorgia Meloni sta facendo il massimi, quelle di Salvini sono solo affermazioni da campagna elettorale»
Per questo secondo Fini finché «si continuerà a ragionare secondo la logica degli Stati nazionali non si troverà una soluzione. Nessuno vuole prendersi parte dei migranti. La campagna resta permanente in vista delle Europee. Cresceranno forme di xenofobia e disagio sociale». Fini ‘promuove’ però Giorgia Meloni che «sta facendo il massimo e sta ottenendo il massimo in sede europea. Basti vedere al rapporto con von der Leyen». E sulle spallate del vicepremier leghista assicura che «il governo non è diviso». «Quello di Salvini è un comizio, un tweet», spiega Fini, «sono affermazioni eccessive tipiche della campagna elettorale. Però poi non ci pensa a fare la crisi di governo».