Filippo Turetta, spuntano nuovi messaggi a Giulia: «Passi più tempo a casa con i tuoi che con me»

Gli avvocati della famiglia di Giulia Cecchettin, Stefano Tigani e Nicodemo Gentile, stanno preparando una memoria da depositare ai magistrati all’interno della quale verranno inclusi i messaggi che Filippo Turetta inviava alla sua ex fidanzata, in una vera e propria escaltion di possessività, imposizioni e lamentele. I legali sostengono che dai messaggi di Turetta si capirebbe anche l’aumentare dello stato di paura di Giulia, non soltanto perché lui minacciava di uccidersi se lei non fosse tornata con lui, ma anche perché la seguiva e non le lasciava vivere la sua vita.

Giulia Cecchettin
Giulia Cecchettin (X).

Le chat e i messaggi vocali assillanti

Anche dopo che la relazione con Giulia era conclusa, il ragazzo le inviava tanti messaggi, sia scritti che vocali. In uno di questi, ad esempio, diceva alla ragazza: «Stai con me, non con le tue amiche». In un altro: «Passi più tempo a casa con i tuoi piuttosto che con me». Frasi che lasciano comprendere la possessività e l’ossessione del ragazzo nei confronti di Giulia, tanto da non poter accettare che lei trascorresse del tempo con le sue amiche e i suoi cari. In un’altra conversazione, più un monologo in realtà, Turetta aveva tempestato Giulia di messaggi e chiamate perché lei non gli rispondeva. Era ad un concerto con la sorella Elena. Poi gli incontri casuali, come dice Turetta, alla fermata del pullman e un’insistenza di fondo che, sempre più, terrorizzava Giulia Cecchettin.

La sindrome del molestatore assillante

I comportamenti descritti e provati dalle chat, farebbero pensare ai consulenti degli avvocati della famiglia Cecchettin che Turetta avesse sviluppato la sindrome del molestatore assillante. È questa la strategia legale dell’accusa, ovvero spingere la procura a valutare l’aggravante dello stalking, anche se né Giulia né la sua famiglia avevano mai avanzato una denuncia formale contro il ragazzo. In particolare si vorrebbe riuscire a dimostrare che l’omicidio sia stato il risultato di un’escalation di pressioni e minacce, e non un’azione isolata e improvvisa come l’ha descritta Turetta nelle sue dichiarazioni spontanee al giudice. Per la famiglia Cecchetin e i suoi avvocati ci sarebbe stata una premeditazione, con il rancore del ragazzo per l’essere stato lasciato che si sarebbe trasformato in volontà di uccidere e accanirsi contro il corpo della ragazza.

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