Europee, le preoccupazioni di Forza Italia per l’assenza di battaglie elettorali forti: basterà il peso di Tajani a Bruxelles?

Si candiderà come capolista nelle cinque circoscrizioni per dare la volata a Fratelli d’Italia? Difficile avere una risposta al riguardo da Giorgia Meloni. Almeno per ora. Una cosa è certa, però, l’effetto sorpresa ottenuto annunciando l’accordo Italia-Albania sui migranti non le riuscirebbe. Tant’è che nei partiti alleati si cominciano prendere le misure. Diverse fonti intercettate da Lettera43 la fanno facile: «Se Meloni scende in campo, gli altri leader faranno lo stesso». Sarebbero ovviamente candidature di bandiera visto che si sta parlando della premier e dei due vice Antonio Tajani e Matteo Salvini. A pesare, più dei capolista di facciata, sono però le battaglie identitarie che ogni leader deciderà di cavalcare. Ed è qui che l’azzurro Tajani rischia di finire come un vaso di coccio tra due vasi di ferro.

La Lega può giocare sul Ponte sullo Stretto mentre FdI sul premierato e sull’accordo con l’Albania

La Lega e Fratelli d’Italia le bandiere da piantare ce le hanno già bell’e pronte. Calendario del Senato permettendo, infatti, il Carroccio potrà sventolare il vessillo dell’autonomia differenziata e il partito di maggioranza il primo via libera del Cdm alla «madre delle riforme», copyright Meloni, e cioè il premierato (sperando che l’iter non si inceppi prima). Senza contare che, secondo i piani della premier, il taglio del nastro dei centri per migranti in Albania, sempre che Edi Rama non si tiri indietro, dovrebbe cadere proprio a ridosso del voto per Bruxelles. Certo, un bello sgambetto al Carroccio che, però, può giocare la sua campagna elettorale sul Ponte sullo Stretto e le prime risorse strappate in manovra per realizzarlo. Con buona pace dei forzisti. Se sui migranti, infatti, è la Lega a masticare amaro, sul Ponte tocca a Forza Italia, dal momento che la mega infrastruttura è sempre stata una voce chiave del programma di Silvio Berlusconi.

Europee, le preoccupazioni di Forza Italia per l'assenza di battaglie elettorali forti: basterà il peso di Tajani a Bruxelles?
Matteo Salvini (Imagoeconomica).

Le preoccupazioni di Forza Italia: a differenza degli alleati manca una battaglia identitaria

«Fosse solo il Ponte sullo stretto il problema». Si sfogano dal partito azzurro dietro garanzia di anonimato. «La questione vera è che mentre i nostri alleati hanno ben chiare le sfide per la campagna elettorale, noi su cosa puntiamo?». In effetti, a ben guardare una battaglia identificativa degli azzurri non la si vede. È vero, sugli extraprofitti delle banche il partito guidato da Tajani è riuscito a sbattere i pugni sul tavolo e ad annacquare la misura voluta da Meloni in persona. È altrettanto vero, però, che non si tratta di un tema che possa generare consenso popolare. Tutt’altro. I risultati raggiunti sugli affitti brevi e sul rialzo delle pensioni minime invece un valore ce l’hanno. Ma non sembrano sufficienti a dare ossigeno al partitofino alle Europee. È evidente che gli azzurri non possono certo costruirci una narrazione come potranno fare FdI e Lega su riforme, immigrazione e infrastrutture. Di qui la preoccupazione che comincia ad aleggiare tra i forzisti.

Europee, le preoccupazioni di Forza Italia per l'assenza di battaglie elettorali forti: basterà il peso di Tajani a Bruxelles?
Antonio Tajani (Imagoeconomica).

Le rassicurazioni azzurre: «Siamo concentrati sui nostri obiettivi, nessun effetto speciale»

Non tutti, naturalmente. Roberto Bagnasco, deputato molto legato a Silvio Berlusconi, parlando con Lettera43 si dice fiducioso. «Sono convinto che l’obiettivo delle due cifre per noi sia raggiungibile», dice subito. «Quanto ai temi, tanto per cominciare il Ponte sullo Stretto è da sempre un nostro obiettivo, il fatto che il progetto lo porti avanti Salvini perché è ministro dei Trasporti non cambia la sostanza delle cose». Secondo Bagnasco, inoltre, il taglio del cuneo fiscale su cui il partito continuerà a insistere così come l’aumento delle pensioni minime «sono temi concreti che riguardano la vita delle persone. Ed è questo ciò che ci interessa. Il nostro primo cavallo di battaglia, infatti, è la serietà delle proposte. Non mirare a stupire con effetti speciali», punge. C’è poi chi invece non è interessato a fare confronti con gli alleati, ma è fiducioso nel programma del partito. È il caso, per esempio, del deputato vicino al segretario Tajani, nonché portavoce di Fi, Raffaele Nevi che mette subito in chiaro: «Noi ci interessiamo poco degli altri. Siamo concentrati sui nostri obiettivi. L’attenzione è massima sulla crescita economica, perché il sistema produttivo europeo diventi fattore di sviluppo sociale, sulla crescita infrastrutturale, perché l’Europa sia sempre più interconnessa. E poi ci sono questioni come la difesa comune, su cui Berlusconi era impegnato, ma anche della sostenibilità ambientale».  Il problema, però, è la reale presa sui cittadini di questi temi. «Roba da fare la figura del brutto anatroccolo», riassume una fonte dietro anonimato. «La verità è che noi restiamo alla finestra. E meno male che questa prova elettorale dovrebbe rappresentare l’occasione per dimostrare che camminiamo sulle nostre gambe, anche senza Berlusconi». Una prospettiva pessimistica che non sfiora affatto Nevi che, anzi, rilancia: «Stiamo registrando tanti ingressi e ciò vuol dire che c’è attenzione nei nostri confronti. Non solo, ma poi invito a non dimenticare cosa significhi ‘maggioranza Tajani’, una maggioranza che a Bruxelles teneva insieme popolari, conservatori e liberali. Ecco, scegliere Forza Italia alle elezioni di giugno prossimo è anche un voto utile perché aiuta a rafforzare un progetto europeo che escluda il Pse».

Europee, le preoccupazioni di Forza Italia per l'assenza di battaglie elettorali forti: basterà il peso di Tajani a Bruxelles?
Raffaele Nevi di Fi (Imagoeconomica).

Il peso di Tajani a Bruxelles sarà sufficiente?

Un punto di vista diametralmente opposto a quello di un altro esponente di punta azzurro che si sfoga: «Andrà a finire così: il nostro peso specifico nel Ppe si ridurrà ai minimi termini. E ci troveremo a fare il socio di minoranza, un po’ come ci siamo ridotti a fare nella maggioranza di centrodestra, scegliendo di esseri succubi di Meloni». Cattivi pensieri che non sfiorano il deputato della minoranza di Fi Alessandro Cattaneo, responsabile Dipartimenti del partito, che a Lettera43 dice: «Alle Europee noi ci presentiamo come abbiamo sempre fatto: con la nostra identità chiara su cui non vogliamo negoziare. È la nostra anima liberale che deve farsi sentire e si farà sentire. Pensioni, tasse e casa non sono bandierine per noi e gli elettori ne sono consapevoli. Conoscono la nostra battaglia sulle pensioni minime, le avevamo lasciate a un milione di lire e siamo 620 euro in poco più di anno. Così come sanno che finché ci sarà Forza Italia non ci saranno mai tasse sulla prima casa o patrimoniali». La scommessa vitale è proprio se ci sarà il partito, se sopravviverà. Dietro le quinte i timori crescono. E qualcuno prova a scongiurarli, autoconvincendosi che non ci sia «nulla da temere». E si consola così: «Al di là delle bandierine, guardiamo alle persone: se si candidassero Tajani e Salvini, gli italiani non avrebbero dubbi. Da un lato c’è il nostro segretario che ha ricoperto ruoli importanti a Bruxelles e dall’altro c’è il leader della Lega che si è distinto per il suo assenteismo in Europa». Sarà sufficiente?

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