Europee, il M5s corteggia i giornalisti dimenticando la lezione del passato

«Siete voi i responsabili veri del degrado mentale, di pensiero di questo Paese». «Siete degli esaltati. Con le vostre non cose coprite le cose vere. Quando vi comporterete bene con me, con noi e con il Movimento faremo delle belle interviste». Solo per citare le ultime uscite. Ancora prima, il fondatore del Movimento 5 stelle, Beppe Grillo, dal palco di un suo spettacolo aveva definito i giornalisti «puttane di regime». E poi ancora, «pennivendoli», «dead man walking» (cioè condannati a morte). Per arrivare all’invenzione del “Giornalista del giorno”, gogna sul sacro Blog e al «vi mangerei solo per il gusto di vomitarvi». Un rapporto burrascoso quello tra il comico genovese e la stampa. Tanto che un giornalista di Rete4 lo ha addirittura trascinato a processo dopo averlo denunciato per un’aggressione a Marina di Bibbona.

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Beppe Grillo (Imagoeconomica).

Da Carelli a Di Nicola fino a Paragone: gli eletti con il M5s che poi hanno cambiato casacca

Eppure sono molti i giornalisti che nel tempo sono saliti sul treno del Movimento. Tutti assimilati da uno stesso comun denominatore: dopo l’elezione, da quel treno sono scesi. Anche in questo negli anni il M5s si è allineato alla “casta”. Di iscritti all’Ordine, infatti, il parlamento è sempre stato pieno. Per dire, Giorgia Meloni e Matteo Salvini risultano essere giornalisti, ma non hanno mai realmente esercitato (se si toglie la parentesi di Radio Padania e del giornale del Carroccio per il leghista). Anche Antonio Tajani è giornalista e qualche articolo effettivamente lo ha scritto, tra il Settimanale e il Giornale. Fa comunque strano che nonostante gli insulti ricevuti, i cronisti siano comunque stati folgorati dalle stelle. Nella scorsa legislatura, il M5s ha portato alla Camera Emilio Carelli, prima volto del Tg5 poi fondatore e direttore responsabile di Sky TG24. Vista l’esperienza, Carelli si è prestato più volte a presentare le kermesse del Movimento.

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Emilio Carelli passato dal M5s a Impegno civico (Imagoeconomica).

Al Senato, invece, avevano trovato posto Primo Di Nicola – firma de L’Espresso, poi alla versione online de Il Fatto Quotidiano e infine direttore dell’abruzzese il Centro – e Gianluigi Paragone – direttore de La Padania prima di passare a Libero e con una carriera in tv tra Rai, con L’Ultima parola, e a La7, con La gabbia. All’Europarlamento siede invece la ex Iena, Dino Giarrusso. E cosa hanno in comune tutti questi nomi? Una volta entrati nelle istituzioni, sono poi usciti dal M5s. Carelli dopo una breve parentesi nell’esperienza centrista di Coraggio Italia è andato con Luigi Di Maio. Così come Primo Di Nicola, tra i primi sostenitori della rielezione di Sergio Mattarella a presidente della Repubblica. Paragone, già ai ferri corti con i vertici, dopo essere stato espulso nel 2020 per aver votato contro la Legge di Bilancio, si è lanciato nell’esperienza personale di Italexit. Nessuno di questi è stato rieletto. Giarrusso anche è uscito dal gruppo del Movimento e ha flirtato con il Pd, ma gli è andata male. Nell’elenco può entrare anche Donatella Bianchi, volto Rai, e candidata alle scorse regionali del Lazio ma che in Consiglio praticamente non ha mai messo piede preferendo tornare ad occuparsi di Linea blu.

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Gianluigi Paragone, ex M5s ora Italexit (Imagoeconomica).

Conte ci riprova e nel totonomi per le Europee finiscono Costamagna, Santoro, Tarquinio e Pedullà

Sicuri che la lista sia finita? Il Movimento ha aperto il casting in vista delle prossime Europee. E dove guarda? Ai giornalisti. Nel totonomi, infatti, sono finiti Luisella Costamagna – di cui si era già parlato sempre per le Regionali nel Lazio – e Michele Santoro. Difficile convincere la prima (che va verso la conduzione di una trasmissione in Rai) e troppo divisivo il secondo, anche se se ne apprezzano le posizioni pacifiste sull’Ucraina. Più probabili, invece, l’ex direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, e l’attuale guida de La Notizia, Gaetano Pedullà, da sempre vicino al Movimento. Insomma, il treno sta ripassando. Fino alla prossima fermata.

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