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Esplode un deposito di carburante in Nagorno Karabakh: numerose vittime e centinaia di feriti
È di almeno 20 morti e quasi 300 feriti il bilancio dell’esplosione di un deposito di carburante avvenuta la sera del 25 settembre a circa sei km da Stepanakert, capitale regionale del Nagorno Karabakh. Le cause sono ancora sconosciute. Al momento dello scoppio, davanti all’impianto, erano presenti decine di persone in attesa di ritirare il carburante che era stato loro promesso. L’esplosione è avvenuta poche ore dopo la fine del secondo round di colloqui tra funzionari azeri e rappresentanti separatisti nella città di Khojaly, a nord della capitale del Nagorno-Karabakh. Le autorità di Baku hanno dichiarato che l’incontro si è svolto «in un’atmosfera costruttiva» e che la discussione si è concentrata sugli aiuti umanitari alla regione e sui servizi medici.
In 13.550 hanno già lasciato il Nagorno Karabakh per raggiungere l’Armenia
Nonostante l’Azerbaigian si sia impegnato a rispettare i diritti degli armeni e a ripristinare le forniture di carburante e viveri dopo un blocco durato 10 mesi, molti abitanti della regione separatista hanno lasciato le loro case per dirigersi in Armenia. Secondo le ultime stime del governo di Erevan, oltre 13.550 residenti hanno già lasciato il Nagorno Karabakh assistiti dai peacekeeper russi. Il governo – assicurano le autorità – fornirà un alloggio a tutti coloro che non hanno un posto dove vivere.
L’ambasciatore russo negli Stati Uniti: «Washington si astenga dall’alimentare sentimenti anti-russi in Armenia»
Intanto in Armenia sono arrivati i funzionari Usa inviati dall’amministrazione Biden: Samantha Power, direttrice dell’Agenzia americana per lo sviluppo internazionale (Usaid), e il vicesegretario ad interim del Dipartimento di Stato per l’Europa e gli affari eurasiatici Yuri Kim. L’obiettivo della missione, si legge in una nota dell’Usaid, è «affermare il sostegno degli Stati Uniti alla sovranità, all’indipendenza, all’integrità territoriale e alla democrazia dell’Armenia e per aiutare ad affrontare le esigenze umanitarie derivanti dalla recente violenza nel Nagorno-Karabakh». Mosca dal canto suo ha messo in guardia Washington. «Gli Usa evitino di rafforzare i sentimenti anti-russi in Armenia», ha dichiarato l’ambasciatore russo negli Stati Uniti Anatoly Antonov. «Esortiamo Washington a astenersi dall’esternare parole e azioni pericolose che portano a un artificiale aumento dei sentimenti anti-russi in Armenia che destabilizzano deliberatamente il Territorio eurasiatico», ha scritto ancora Antonov sul canale Telegram dell’ambasciata. I rappresentanti dell’amministrazione statunitense avevano affermato che la Russia non sarebbe un partner affidabile per la sicurezza dell’Armenia, dichiarazioni giudicate «scandalose» dal diplomatico.