Archivio
- Novembre 2024 (39)
- Agosto 2024 (1)
- Dicembre 2023 (73)
- Novembre 2023 (1333)
- Ottobre 2023 (1631)
- Settembre 2023 (1468)
- Agosto 2023 (1417)
- Luglio 2023 (1389)
- Giugno 2023 (441)
- Maggio 2020 (30)
- Marzo 2020 (94)
- Febbraio 2020 (1)
- Gennaio 2018 (10)
Esclusivo Ita: il report delle indagini sulla malagestione di Lazzerini con Tie
Nei mesi scorsi hanno fatto molto discutere le anomalie emerse grazie al gran lavoro fatto da Daniele Martini su Domani ed Espresso relativo all’accordo voluto fortemente dall’ex amministratore delegato di Ita Airways, Fabio Lazzerini, tra la compagnia di bandiera e una piccola società emiliana, la True Italian Experience (Tie), presieduta da Giovanni Prandi, comunicatore del segretario della Cgil Maurizio Landini. Un accordo che, a fronte di oltre 4,5 milioni che Tie ha ricevuto da Ita, ha prodotto 0 (zero) ricavi.
Indagine interna che ha bloccato un altro esborso di oltre 10 milioni
Se non ci fosse stata un’indagine interna (di cui Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia sono in possesso) a bloccare un ulteriore esborso di oltre 10 milioni nel triennio 2023-2025, e un consiglio di amministrazione che ha messo alle strette Lazzerini minacciando di portare tutto il dossier alla Corte dei conti per convincerlo a bloccare questo accordo senza nessun beneficio per la compagnia e con molte aree di opacità, ci troveremmo a raccontare oggi la continuazione di uno dei tanti sprechi degli uomini ex Alitalia.
LEGGI ANCHE Ita è tecnicamente fallita: ma per Lazzerini i conti non andavano meglio?
Incarico conferito alla Sigmagest per effettuare le verifiche
Proprio il cda uscente, per certificare quanto evidenziato dalle indagini interne, in accordo con l’azionista aveva ingaggiato una società esterna specializzata in audit per approfondire ulteriormente i dettagli di questa strana operazione. La società è la Sigmagest, firma molto autorevole e fortemente riconosciuta dal mercato per la sua professionalità e capacità di approfondimento. L’incarico che le è stato conferito aveva questa premessa: «Su incarico del cda di Ita sono state avviate verifiche inerenti la gestione del progetto di partnership con Tie».
Gli obiettivi assegnati erano numerosi: «Verificare le attività di Ita nella scelta del fornitore e nell’assegnazione dell’incarico rispetto alle procedure interne; verificare le società coinvolte nel rapporto instaurato; analizzare tutti i documenti contrattuali; verificare le attività della direzione generale e di quella commerciale della compagnia per il monitoraggio dell’esecuzione del contratto, per il controllo delle attività, per le azioni della controparte, per la verifica dei risultati».
È stata Emiliana Limosani a portare avanti tutta l’operazione
Le attività di audit di Sigmagest sono partite il primo giugno 2023 e si sono concluse con la consegna della relazione finale al presidente di Ita, Antonino Turicchi, il 18 luglio. Oltre un mese di interrogatori e di indagini che hanno portato alla conferma di quanto emerso dalle ricostruzioni interne dei mesi precedenti. Le interviste sono iniziate quindi a giugno. Il 6 luglio è stata ascoltata Emiliana Limosani, direttore commerciale della compagnia, ossia colei che ha portato avanti tutta l’operazione, il 3 luglio era toccato a Roberto Carassai (il direttore finanziario uscito da Ita in polemica con Lazzerini), il giorno dopo è stato il turno del nuovo Chief Financial Officer (cfo) di Ita Claudio Faggiani e di Aldo Ponticelli dello staff della Limosani e interfaccia operativa con Tie. Lazzerini è stato interrogato il 12 luglio, e sempre lo stesso giorno è stato ascoltato Maurizio Rota, ceo della società emiliana, conoscenza storica di Lazzerini.
LEGGI ANCHE Ita Airways chiude in perdita ma Lazzerini si prende il premio
Tante le anomalie: quella strana ripartizione 70-30 per cento
Dalle prime analisi è emerso come il contratto con Tie prevedeva la creazione di un’associazione temporanea di impresa (Ati) tra questa piccola azienda sconosciuta, vicina a un certo mondo sindacale e partitico, e la compagnia di bandiera italiana. E qui iniziano a emergere le prime anomalie. Oltre all’erogazione a Tie dei contributi multimilionari di Ita, su tutti gli accordi che la compagnia di bandiera stipulava con le Regioni in relazione alle intese di marketing territoriale, a Tie veniva riconosciuto il 70 per cento dell’importo e a Ita, che faceva il lavoro, solo il 30. E di questo 70 per cento poi non era chiaro come venissero impegnate le risorse, se non in propositi teorici come «sviluppo e progettazione». Un’aggiunta di altri milioni a quelli già contrattualizzati come fisso da Ita. Poi ci si chiede perché le low cost in Italia hanno prezzi più bassi, ed è chiaro che se i soldi delle Regioni vanno a piccole società terze sicuramente non vengono usati dalla compagnia di bandiera per abbattere i costi dei biglietti o quanto meno per guadagnarci.
Le pressioni del cda per la disdetta del contratto
Il contratto riportava anche che «se al 31/12/2022 i ricavi spettanti a Ita non avessero coperto almeno il 50 per cento dei costi sostenuti da Ita, la compagnia poteva recedere il contratto». E Ita al 31 dicembre 2022 ha rinnovato, verbalizzandolo in una riunione presieduta da Lazzerini del suo Comitato commerciale. Solo dopo le pressioni del cda, settimane più tardi, l’ex ad ha mandato a Tie l’ipotesi di rivedere il contratto e non di disdetta completa come aveva richiesto il cda.
Tutto era lasciato alla gestione discrezionale del management
Sigmastest ha evidenziato come la direzione generale della compagnia non fosse dotata di procedure interne che regolamentassero tali partnership, dove era tutto lasciato alla gestione discrezionale del management. «Mancanza dello svolgimento di un’attività comparativa di benchmarking: assenza di formale indicazioni delle motivazioni economiche e delle opportunità di mercato dell’affidamento diretto a Tie; mancanza delle verifica della congruità delle fee riconosciuta a Tie; mancanza della verifica sulla solidità, l’affidabilità, l’organizzazione di Tie; mancanza di chiarezza sul soggetto referente/responsabile di Ita nella stesura del contratto e della controparte di Tie».
La struttura economica patrimoniale di Tie «poco coerente» con Ita
A fronte di oltre 4,5 milioni versati da Ita da fine dicembre del 2021 a fine 2022, di cui 900 mila euro per i pochi giorni del 2021 e oltre 3,5 milioni nel 2022, Tie ha registrato 0 (zero) ricavi, circa 9 mila euro di costi del personale, cioè neanche il costo di una persona assunta, quindi nessun dipendente nella società: infatti è risultato che Tie si avvalesse di pochi lavoratori autonomi a partita Iva; una perdita di esercizio di oltre 3 milioni, debiti di oltre 3 milioni, fatture numerate consecutivamente da Ita (ben 16, tranne la 4 e la 12 di importi irrisori), quindi Ita unico committente di Tie e nessuna risultanza concreta di altri progetti da altre aziende e/o istituzioni. Il report riporta questa formula: «La struttura economica patrimoniale di Tie appare quindi poco coerente non solo con lo standing di una società come Ita, ma anche rispetto al valore contrattuale delle prestazioni che il partner dovrebbe svolgere per Ita e tale per cui lo Steering committee ne sarebbe dovuto almeno essere informato».
Prestazioni economiche non equilibrate per la compagnia di bandiera
Poi nell’audit c’è anche un capitolo sulle «prestazioni economiche non equilibrate per Ita», dove «a fronte di corrispettivi economici certi, misurabili e fissi che Ita deve riconoscere a Tie… Tie risulta contrattualmente vincolata nel fornire prestazioni con risultati non oggettivamente misurabili e/o direttamente correlabili alle performance di Ita». Inoltre, si parla di «aleatorietà dei tempi di ritorno economico» e tempi di maturazione dei corrispettivi dovuti a Tie che dovevano essere «maggiormente spalmati».
Sostanziose lacune nella costruzione del business case
Altro punto: «l’errata costruzione del business case». Nei diversi interrogatori sono infatti emerse «sostanziose lacune nella sua costruzione»: cioè «mancata traccia delle assunzioni di base; sfidante valorizzazione dei ricavi e della marginalità da parte del team di Lazzerini totalmente disattesi; mancata imputazione dei costi delle consulenze legali e fiscali per stilare il contratto; mancata traccia delle motivazioni che hanno portato all’assunzione di due risorse in Ita (e non in Tie) a fronte inoltre di una previsione di una sola». Nel business case si faceva riferimento a oltre 66 milioni di ricavi aggiuntivi per i biglietti, oltre 15 milioni di fondi da parte di Enti territoriali, e tanto altro, con il risultato finale di 0 (zero) per tutte queste voci.
Mancanza di monitoraggio standard e comunicazioni trimestrali
Non sono state attivate le azioni di monitoraggio comunicate allo Steering committee, che un progetto di questo valore doveva prevedere anche alla luce dei ricavi inesistenti. La prima informativa è stata a settembre del 2022, ossia nove mesi dopo l’avvio e dopo il pagamento mensile fisso di oltre 330 mila euro, nonostante la “non messa a terra” del progetto. In questi progetti è standard un monitoraggio che comporti almeno una comunicazione trimestrale allo Steering committee, che non ci è stata.
Pagamento fuori procedura e fatturazione anticipata
Tie è stato un affidamento diretto da parte della direzione guidata dall’ex ad Lazzerini attraverso il reparto commerciale gestito dalla Limosani. Non è stata applicata alcuna procedura acquisti; «il processo di perfezionamento amministrativo di Sap è avvenuto a regolarizzazione» circa un mese dopo. E le prime due tranche di pagamento a saldo della fattura numero 1 relativa al 2021 di 901 mila euro sono state effettuate su un Iban differente rispetto a quello contrattualizzato senza alcuna verifica da parte di Ita e senza nessuna documentazione a supporto. E sono state fatte prima che la parte formale fosse completata. Un pagamento fuori procedura e fuori flusso approvativo, senza la documentazione formale necessaria.
Otto indicazioni che l’azienda non ha in alcun modo rispettato
Nell’audit ci sono poi quattro pagine in cui Sigmagest evidenzia tutte le azioni di «miglioramento» che sono state richieste a Ita Airways, otto indicazioni molto specifiche che l’azienda non ha in alcun modo rispettato. E, per finire, nell’ultima l’audit chiude con tre note aggiuntive: «Non pervenute le considerazioni e le osservazioni delle note legali di accompagnamento al contratto: la manager che inizialmente ne aveva paventato l’esistenza non le ha prodotte; la certificazione del Romi (Return on marketing investment, ndr) di progetti è stata fornita da una società controllata dalla stessa holding che controlla Tie; quindi, la documentazione non è attendibile; nelle riunioni tra Tie e Ita non si hanno evidenze di chi partecipasse per conto di Tie e della rispondete seniority professionale».
Questo report non è stato ancora consegnato al cda in carica
In questa storia di malagestione di un’azienda pubblica, c’è un ultimo atto che racconta come si è agito per chiudere la vicenda con l’allontanamento di Lazzerini. Il documento è stato consegnato al presidente Turicchi il 18 luglio, ed è stato passato subito a Palazzo Chigi e al Mef; tuttavia, il cda che lo aveva commissionato lo ha ricevuto solo durante l’assemblea dei soci che si è tenuta il 20 luglio, in cui è stato sostituito dal nuovo cda. Di conseguenza non ha potuto avviare le azioni del caso. Questo report non è stato ancora consegnato al cda in carica, di conseguenza non c’è attualmente piena conoscenza del danno erariale che la gestione Lazzerini ha prodotto a Ita. Altrimenti immaginiamo che la Corte dei conti sarebbe prontamente intervenuta.