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Embrioni di topo sviluppati nello spazio a bordo della ISS
La riproduzione dei mammiferi – e quindi forse dell’uomo – potrebbe essere possibile anche al di fuori dell’atmosfera terrestre. È quanto afferma una nuova ricerca dell’Università di Yamanashi guidata dal professore Teruhiko Wakayama e pubblicata sulla rivista iScience. Il team giapponese ha scoperto che alcuni embrioni di topo ottenuti sulla Terra e inviati sulla Stazione Spaziale Internazionale nel 2021, poi opportunamente scongelati, si sono sviluppati in condizioni di microgravità. Per gli esperti potrebbe trattarsi del primo passo per rendere possibile una gravidanza anche lontano dal nostro pianeta, con potenziali sviluppi per ipotizzare la colonizzazione della Luna e di Marte. «Una scoperta essenziale per inaugurare una nuova era spaziale», ha detto Wakayama a New Scientist. «Dobbiamo lavorare a fondo prima che la ISS non sia più operativa».

Embrioni di topo a bordo della ISS: i dettagli dell’esperimento
La potenziale riproduzione animale al di fuori dell’atmosfera terrestre attira da sempre gli scienziati di Wakayama. Nel 2009 infatti scoprirono, con uno studio in microgravità simulata, che sebbene gli ovuli potessero essere fecondati anche in condizioni particolari, il loro impianto presentava diverse complicazioni. Per questo motivo hanno stavolta effettuato il processo sulla Terra, sviluppandoli all’interno di apposite celle prima di congelarli e spedirli a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Nel corso di quattro giorni, gli astronauti hanno poi conservato gli embrioni di topo in paraformaldeide prima di rispedirli nuovamente sul nostro pianeta per ulteriori analisi. Pur avendo dimostrato un tasso di sopravvivenza inferiore rispetto al solito, i risultati hanno fatto luce su uno sviluppo del tutto normale, per lo meno fino allo stato della blastocisti, che va dal quarto al 14esimo giorno dopo la fecondazione.

«Numero di cellule, massa cellulare interna e profili di espressione genica sono simili a quelli coltivati sotto controllo artificiale sulla Terra», ha spiegato il dottor Wakayama. «Dimostra chiaramente che la gravità non ha alcun effetto significativo durante le fasi iniziali di una gestazione». A dispetto della grande scoperta, però, resta ancora molto lavoro da fare. Lo studio infatti, per esempio, non ha tenuto conto delle radiazioni molto più elevate nello spazio che sul nostro pianeta. La ricerca si è poi arrestata al 14esimo giorno della gravidanza, pertanto non è chiaro se lo sviluppo in utero possa presentare complicazioni. Già altre analisi nel 2005 riportarono problemi nella formazione del sistema vestibolare, responsabile dell’equilibrio, e di quello muscolo-scheletrico. «Forse la riproduzione extraterrestre è possibile», ha concluso Wakayama. «Dobbiamo affrettarci però prima che le condizioni per continuare la ricerca cambino per sempre».