Egonu, Mazzanti e l’incapacità di gestire un talento d’eccezione e sovraesposto

Almeno su una cosa si sono trovati d’accordo: che è inutile provare a andare d’accordo. Paola Egonu e il commissario tecnico della Nazionale di pallavolo femminile Davide Mazzanti hanno deciso di separarsi per interposta federazione, nel senso che è dovuta intervenire la Federvolley per dare una parvenza di decisione consensuale a ciò che è una rottura forse insanabile. Ma al di là delle interpretazioni rimane il dato di fatto: la più forte volleysta italiana in attività resta fuori dal giro azzurro. Decisione data come momentanea e che dunque pone l’atleta fuori dal torneo preolimpico in programma a Lodz, in Polonia. Ma l’impressione è che quel “momento” sia destinato a durare almeno fino a quando Mazzanti siederà sulla panchina di una Nazionale reduce da un Europeo molto deludente, concluso con una bella medaglia di legno al collo.

Egonu, Mazzanti e l'incapacità di gestire un talento d'eccezione e sovraesposto
Paola Egonu nella sconfitta contro la Turchia (Getty).

Complicato gestire un talento dalla personalità debordante

Di questa situazione è ben consapevole il presidente federale Giuseppe Manfredi, il cui tentativo di mediazione ha prodotto null’altro che un comunicato congiunto in cui si parla di «scelta concordata». Ma una volta salvata la forma, rimane la sostanza: come è stato possibile che l’Italia trasformasse in un problema la sua principale risorsa? E qui si arriva al punto della questione: la gestione del talento individuale, specie quando si tratti di soggetti dalla personalità debordante. Impresa complicata, soprattutto se la persona in questione finisce, suo malgrado, per essere perennemente al centro della pubblica attenzione.

Rifondare? No, affondare: l’insensato ruolo da riserva

La Nazionale campione d’Europa in carica è arrivata quarta agli Europei. Se non si vuol proprio parlare di fallimento, certamente si può dire di un risultato nettamente deludente. Edificato già in sede di convocazioni, quando Mazzanti ha scelto la strada dello “svecchiamento”, perché sentiva di non avere più il polso della squadra. E dunque sono state lasciate a casa atlete che hanno fatto la storia recente del volley italiano come Monica De Gennaro, Cristina Chirichella e Caterina Bosetti. A Paola Egonu è stato riservato un trattamento che è una via di mezzo: convocata ma destinata a essere l’opposto di riserva, per lasciare spazio a Ekaterina Antropova. Una scelta che il campo non ha legittimato, tanto da costringere Mazzanti a ripensarci e chiamare in causa Egonu per farsi risolvere situazioni imbarazzanti.

Egonu, Mazzanti e l'incapacità di gestire un talento d'eccezione e sovraesposto
Il ct della Nazionale di pallavolo femminile Davide Mazzanti (Imagoeconomica).

La sconfitta con l’Olanda, epilogo degno di un’indegna storia

È stato sufficiente per un po’, ma poi lo scoglio della nazionale turca è stato troppo duro anche per Paola e per una squadra che evidentemente non ha risposto all’impulso di rinnovamento voluto dal commissario tecnico e dalla federazione. E la mesta finale per il bronzo, chiusa con una sconfitta 3-0 contro le olandesi senza che Egonu scendesse in campo, è stata l’epilogo degno di un’indegnissima storia. Che adesso è chiusa fino a che i protagonisti decidono di tenerla chiusa. O fino a che Mazzanti, che fra l’altro gode di una discreta sfiducia da parte del resto della squadra, rimane alla guida della Nazionale femminile. Perché è chiaro che i due litiganti siano ormai incompatibili. L’uno esclude l’altra. Se davvero voleva essere rinnovamento, questo rischia di fare un giro largo e compiersi eliminando chi ha pigiato il bottone d’avvio.

Egonu, Mazzanti e l'incapacità di gestire un talento d'eccezione e sovraesposto
Paola Egonu (Imagoeconomica).

Mediaticamente sovraesposta, ma Egonu resta quella che fa la differenza

Resta irrisolta la questione: si può rinunciare al migliore talento che si ha a disposizione per inseguire un’idea progettuale di squadra? Interrogativo che prima o poi ciascun allenatore di qualsiasi disciplina deve affrontare. E che nel caso specifico deve mettere in bilancio il sovrappiù di una personalità debordante, emotivamente esplosiva e mediaticamente sovraesposta. Paola Egonu è tutto questo, un profilo pubblico altissimamente sensibile. Non frazionabile, nel senso che non puoi scindere l’atleta dal personaggio pubblico, dal soggetto di carattere bizzoso, dal simbolo di un’italianità di nuovo tipo che proprio per questo deve passare parte del tempo a parare il malanimo degli hater o le minchiate del generale Vannacci. Rimane comunque la giocatrice che fa la differenza, che ti fa vincere le partite o quantomeno ti evita di perderle in modo umiliante. Chi gestisce un’atleta così deve gestire tutto il pacchetto. O altrimenti avere il coraggio di rinunciarvi in toto, senza compiere la scelta di compromesso qual è stata quella di inserirla nel gruppo ma metterla in posizione di rincalzo; salvo poi fare ricorso alla sua forza nei momenti d’emergenza. Un segno di debolezza del commissario tecnico, che in questa circostanza ha certamente dimostrato dei limiti nella gestione del talento d’eccezione.

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