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Così il virus del sovranismo sta contagiando l’Europa
Da una parte lo stop polacco alla fornitura di armi all’Ucraina e all’importazione di grano da Kyiv (anche se le parti sono al lavoro per trovare una soluzione vantaggiosa per entrambe). Dall’altra le ambiguità di Parigi sull’accoglienza dei migranti in arrivo da Lampedusa, con il presidente Emmanuel Macron e il ministro dell’Interno Gérald Darmanin che giocano al poliziotto buono e a quello cattivo. E, ancora, il temporaneo congelamento, poi ripreso il 18 settembre, del Meccanismo di solidarietà volontaria da parte della Germania che aveva bloccato i ricollocamenti dall’Italia. Mettendoli in fila viene da pensare che più che gli accordi europei e più che le alleanze sbandierate ai quattro venti (come nel caso polacco), poté il tornaconto elettorale. E non solo in vista delle Europee del giugno 2024.
Il PiS polacco cerca di non perdere consensi nelle regioni rurali
Il vento delle destre e dei populismi batte il Vecchio continente, e anche formazioni come Renaissance di Macron e l’Spd di Olaf Scholz devono fare i conti, rispettivamente, con la minaccia sempreverde di Marine Le Pen e con la crescita dell’AfD, ora secondo i sondaggi secondo partito tedesco. Ma anche il reazionario Diritto e Giustizia (PiS) al potere in Polonia non può evidentemente permettersi passi falsi, visto che a ottobre si vota per il rinnovo del parlamento. Il PiS dovrebbe vincere senza sforzi, visto che è dato al 35 per cento. Inseguito però dal centrodestra di Donald Tusk al 30 e con l’incognita della confederazione di estrema destra (Konf) che continua a salire, sfiorando il 14 per cento. Minacciare di abbandonare Kyiv per tutelare gli agricoltori polacchi danneggiati dall’import di grano ucraino, bacino elettorale del PiS, appare dunque il male minore.

Le Pen e la destra francese soffiano sull’emergenza
La Francia, sebbene non ci siano elezioni a breve termine, è alle prese con la nuova legge sull’immigrazione (la trentesima in 40 anni) che l’Eliseo vuole portare a casa entro l’anno per dimostrare che la sua maggioranza ha ancora salde le redini del Paese. L’universo macroniano però è tutt’altro che coeso, con la componente più a gauche pronta a dare battaglia per arginare la deriva a destra del governo. I Repubblicani annunciano che non voteranno il testo perché contrari alla sanatoria dei “clandestini” rilanciando l’idea di un referendum sul tema. Idea da sempre sostenuta dal Rassemblement National di Le Pen (che veleggia intorno al 37 per cento) che con Reconquête di Éric Zemmour soffia sul fuoco dell’emergenza permanente. Marion Maréchal, nipote di Marine Le Pen e futura capolista del partito di Zemmour alle Europee, non si è lasciata scappare il palcoscenico di Lampedusa da dove ha non solo ha attaccato frontalmente l’Europa rea di aver abbandonato l’Italia, ma «anche il governo francese che deve cambiare completamente la sua posizione e smettere di alimentare l’arrivo di tutti questi migranti».

In compenso la zia, in diretta al tg di Tf1, dopo l’apparizione a Pontida a fianco dell’amico-alleato Matteo Salvini, ha tuonato: «Nessun migrante da Lampedusa deve mettere piede in Francia. Serve assolutamente una moratoria totale sull’immigrazione e dobbiamo riprendere il controllo delle nostre frontiere. Spetta a noi nazioni decidere chi entra e chi resta sul nostro territorio». Passando alla maggioranza, Macron come sempre prende tempo e cerca di ricucire gli strappi, lasciando il lavoro sporco al ministro dell’Interno Darmanin, particolarmente duro nei confronti dell’Italia. La posta in gioco per lui è alta. Non è un mistero infatti che si stia preparando alle Presidenziali del 2027. Ed è consapevole di dover mostrare i muscoli per strappare consensi alla droite e all’estrema droite.
La stretta tedesca: Scholz alle prese con la rimonta dell’Afd
Anche in Germania gli equilibri sono instabili. A ottobre si vota in Baviera e in Assia dove la Spitzenkandidatin dei socialdemocratici è la ministra dell’Interno Nancy Faeser, la stessa che aveva attaccato frontalmente l’Italia congelando i ricollocamenti dal nostro Paese, salvo poi fare dietrofront. Per lei non sarà una passeggiata: l’Spd è al 20 per cento, contro il 31 per cento della Cdu. Ovviamente il tema migranti domina la campagna elettorale. Non solo. Nel 2024 si voterà in tre Land della ex Germania Est dove Alternative für Deutschland rischia di stravincere. Con numeri in costante crescita dell’estrema destra che si alimenta con la solita propaganda xenofoba, la coalizione semaforo ha ben poco spazio di manovra. Secondo un rapporto dell’Istituto per l’economia tedesca di Colonia (Iw) appena pubblicato, nel 2022 sono arrivati in Germania oltre 1,46 milioni di immigrati, ossia oltre un quarto in più rispetto al precedente record di 1,14 milioni nel 2015, anno in cui Angela Merkel aveva aperto i confini ai profughi di Siria e Afghanistan. Le domande di asilo sono state 218 mila e la tendenza è ancora in aumento, visto che nella prima metà del 2023 sono state quasi 173.800 mila (contro le 59.540 ricevute dall’Italia nei primi sei mesi dell’anno). Numeri di fronte ai quali Scholz e il governo hanno risposto adottando politiche di destra, incalzati non solo dall’AfD ma anche dall’opposizione della Cdu.

L’orbanismo ormai detta l’agenda politica europea
A conti fatti pare che l’orbanismo stia dettando l’agenda politica europea. Per scongiurare tonfi alle urne, anche i partiti di centrosinistra e di centro inseguono le destre, sposandone i toni e talvolta le posizioni. Dimenticando però che davanti alla copia, non convinta e spesso annacquata, l’elettorato tende a preferire l’originale.