Archivio
- Agosto 2025 (46)
- Luglio 2025 (30)
- Giugno 2025 (24)
- Maggio 2025 (9)
- Aprile 2025 (80)
- Agosto 2024 (1)
- Dicembre 2023 (73)
- Novembre 2023 (1333)
- Ottobre 2023 (1631)
- Settembre 2023 (1468)
- Agosto 2023 (1417)
- Luglio 2023 (1389)
- Giugno 2023 (441)
- Maggio 2020 (30)
- Marzo 2020 (65)
- Gennaio 2018 (10)
Cosa sono i kibbutz in Israele
Tra le aree colpite dai miliziani di Hamas durante le loro incursioni in Israele vi sono anche i kibbutz, piccoli villaggi ebraici autosufficienti nati nel Novecento. Si tratta di comunità in cui viene condotta una vita basata sui principi della condivisione dei beni e sulla democrazia diretta (il termine significa letteralmente “ritrovo”), i cui appartenenti gestiscono il territorio seguendo pratiche comunitarie. A oggi in Israele se ne contano circa 250 e raccolgono una popolazione complessiva pari a quasi 125 mila abitanti. In origine erano nate come comunità egalitarie di agricoltori, ma con il passare tempo hanno conosciuto alcune evoluzioni di carattere sociale.
Dalla vocazione agricola alla produzione manifatturiera
Nato come ideale socialista di eguaglianza e di lavoro a favore della comunità, ogni singolo individuo appartenente al kibbutz aveva l’obbligo di lavorare per tutti gli altri ricevendo in cambio, al posto di denaro, solo i frutti del lavoro comune, evitando così alla collettività di cadere nelle mani di quello che viene considerato il consumismo di stampo occidentale. Dopo la fondazione dello stato di Israele, i kibbutz hanno conosciuto un periodo di declino, dovuto sia a compromessi ideologici (quali la necessità di impiegare lavoro salariato esterno) sia alla concorrenza delle imprese a carattere privato e sia a una cattiva gestione in periodi di crisi economica. Soprattutto nell’ultima parte del XX secolo, i loro abitanti sono diminuiti, attratti da altre aree del Paese. Più di recente, però, la tendenza a tornare a viverci ha permesso di ripopolarli e, se inizialmente si occupavano solo di attività agricole, si sono sviluppati seguendo anche progetti manifatturieri e lavorazioni di materie plastiche e di elettronica. Nel 2010 in Israele ce n’erano 270 e le loro fabbriche e aziende agricole arrivavano a costituire il 9 per cento del prodotto industriale (8 miliardi di dollari) e il 40 per cento del prodotto agricolo (oltre 1,7 miliardi di dollari).