Cosa sappiamo del presunto maxi dossieraggio su cui indaga la procura di Perugia

Una maxi operazione di dossieraggio condotta su leader politici, imprenditori, volti noti del mondo dello sport e dello spettacolo, sfruttando da anni i database della Direzione nazionale antimafia. Su questa ipotesi è stata aperta l’inchiesta del procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, scattata dopo la denuncia del ministro della Difesa, Guido Crosetto, sull’eventuale violazione di informazioni secretate.La decisione è maturata in seguito alla pubblicazione di un articolo sul quotidiano Domani in cui venivano citati i compensi ricevuti da Crosetto per le consulenze a Leonardo e per altre aziende. «Volevano influenzare la formazione del governo», ha sostenuto il ministro. E ha aggiunto: «Sono contento che, grazie alla mia denuncia si sia scoperchiato questo attacco alla democrazia».

Cosa sappiamo del presunto maxi dossieraggio su cui indaga la procura di Perugia
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto (Imagoeconomica).

Tra i ‘dossierati’ Renzi, Conte, Casalino e Totti

Al netto delle valutazioni, l’ipotesi investigativa è quella di accesso abusivo al sistema informatico da parte del maresciallo della finanza Pasquale Striano, con il sospetto che la presunta operazione su Crosetto non sia stata l’unica. L’inchiesta vuole chiarire se sia stata parte di un’ampia attività di dossieraggio, che avrebbe coinvolto tra gli altri i due ex presidenti del Consiglio, Matteo Renzi e Giuseppe Conte (e il suo portavoce storico Rocco Casalino), ma anche l’ex capitano della Roma, Francesco Totti. Si tratta solo di alcuni dei nomi che circolano, altri potrebbe aggiungersi nei prossimi giorni. Insomma, una conferma di quanto anticipato dal libro I potenti ai tempi di Giorgia, di Paolo Madron (direttore di Lettera43) e Luigi Bisignani. L’alert sull’abuso di intercettazioni era stato lanciato da Tim.

Cosa sappiamo del presunto maxi dossieraggio su cui indaga la procura di Perugia
Rocco Casalino (Imagoeconomica).

La figura di Pasquale Striano

La figura chiave della vicenda risponde al nome di Pasquale Striano, fino a pochi giorni fa sconosciuto luogotenente della Guardia di finanza in forza al nucleo di Polizia valutaria di Roma, distaccato all’antimafia. Dallo scorso aprile è finito sotto inchiesta. Secondo quanto ipotizzato sarebbe stato lui ad accedere all’ufficio Sos (sigla che sta per Segnalazioni di operazioni finanziarie sospette) per acquisire delle informazioni finanziarie (movimentazioni bancarie, operazioni di ogni tipo) su vari personaggi, senza chiedere l’autorizzazione al vertice della struttura, nel caso specifico Antonio Laudati. Le Sos scattano di fronte a potenziali situazioni poco chiare di riciclaggio di denaro, di evasione fiscale o anche di corruzione. Molte volte finiscono nel nulla, altre richiedono approfondimenti. L’iniziativa di Striano sarebbe stata portata avanti senza un coordinamento con i superiori e senza una reale giustificazione con scopi su cui Cantone vuole fare chiarezza per capire chi possa aver ordinato il tutto. Striano ha spiegato, in merito al caso Crosetto, di aver recuperato i dati per un’attività di routine, nel dettaglio il sospetto di un’attività di riciclaggio che non toccava in maniera diretta l’attuale ministro della Difesa. Mentre più in generale ha sostenuto di aver fatto ricorso alle banche dati per destinare le ricerche alle procure distrettuali con l’obiettivo di dare seguito a iniziative investigative. Solo che non ci sarebbero state delle richieste specifiche, secondo Cantone. Quindi Striano si sarebbe mosso in autonomia, sfruttando la postazione privilegiata della direzione. L’operazione, dal punto di vista tecnico, non è semplice, per questo avrebbe richiesto degli aiuti ad alti livelli. Le informazioni arrivano alla direzione in forma criptata con la segnalazione solo del nome. Solo dopo i nomi vengono confrontati con le liste degli indagati delle procure, e quindi incrociati con i dati contenuti nel database della direzione. Dopo questi accertamenti si procede con approfondimenti investigativi. Saranno le indagini di Perugia a chiarire ogni aspetto. Intanto, Il capo dell’antimafia, Giovanni Melillo, ha provveduto a riorganizzare gli uffici e dopo l’avviso di garanzia ricevuto Striano è stato trasferito all’Aquila per tutelare l’immagine della direzione e allontanare qualsiasi sospetto.

L’attenzione del Copasir

La questione ha ovviamente avuto conseguenze la politica. Il Copasir ha già riferito che si occuperà della vicenda. «L’attenzione del comitato di cui faccio parte è costante su ogni vicenda che attiene alla sicurezza nazionale», ha detto in un’intervista a La Stampa il senatore di Italia viva, Enrico Borghi. Casalino, al Corriere, ha raccontato la propria vicenda: «Ricordo che io e il mio compagno José Carlos Alvarez finimmo sui giornali per una vicenda che si rivelò in poco tempo totalmente inesistente, infondata e insignificante». E Renzi è partito all’attacco, definendo «killeropoli» l’inchiesta avviata a Perugia.

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