Cosa c’è dietro la morte dei cinque operai a Brandizzo

Cinque operai sono morti a Brandizzo, travolti poco prima della mezzanotte di mercoledì 30 agosto da un treno sulla linea Torino-Milano, a un chilometro dalla stazione ferroviaria, in direzione Torino. Su quei binari non doveva passare nessuno. Tuttavia, come racconta Repubblica, il semaforo era verde. Per accertare responsabilità e mancata vigilanza sono state aperte due inchieste: la prima dalla procura di Ivrea, la seconda dal ministero dei Trasporti. Sono stati sequestrati documenti e i registri del sistema informatico e delle comunicazioni avvenute quella notte, tutte registrate.

I lavori iniziati senza il nulla osta

Prima dell’inizio dei lavori sui binari, inoltre, doveva arrivare un’autorizzazione che, invece, sembra non ci sia mai stata per una «mancata comunicazione per il nulla osta», precisano gli atti dell’inchiesta. «Quello che non dovevano esserci, in quel momento, erano i lavori in corso», spiega a Repubblica uno dei tecnici che sta seguendo il caso.  Alla Stazione di Brandizzo ci sono due binari e Rfi ha due cantieri aperti: il primo gestito da una ditta di Chivasso, il secondo appaltato invece alla Sigifer, ditta di Borgo Vercelli. È qui che lavoravano Kevin Laganà, Michael Zanera, Giuseppe Sorbillo, Giuseppe Lombardo, Giuseppe Aversa. I cinque operai dovevano togliere circa sette metri di rotaie. E sapevano che, dopo il passaggio del treno 2044 da Milano a Torino, con partenza da Chivasso alle 23.42, i lavori potevano iniziare. Ma poi è arrivato, non previsto, il convoglio 14950, da Alessandria, vuoto, con 11 vagoni da portare in deposito, alle 23,49 a 160 chilometri orari.

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