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Corea del Sud, tra piaga dei debiti e bolla immobiliare
Volantini colorati, cartoline, tagliandi. Tra le strade di Seul, capitale della Corea del Sud, è facile imbattersi in quelle che a prima vista assomigliano a normali pubblicità ma che in realtà sono annunci che offrono prestiti in denaro. Sintomo del pesantissimo macigno economico che sta turbando la vita di centinaia di migliaia di famiglie. Lo stesso che ha fatto schizzare il Paese in vetta alla classifica degli Stati con il più alto rapporto tra debito familiare e prodotto interno lordo. L’ex tigre asiatica nel primo trimestre del 2023 ha toccato il 102,2 per cento, più di Hong Kong (95 per cento) e Thailandia (85,7 per cento). Non solo. La Corea del Sud è stato stato l’unico Paese in cui il debito familiare ha superato il Pil (pari a circa 1,6 trilioni di dollari) con una quota importante legata ai mutui immobiliari. E così, mentre nel mondo Seul è sinonimo di K-Pop, Samsung e Hyundai, sempre più sudcoreani finiscono sommarsi dai debiti.
La bolla immobiliare e le responsabilità della politica
Alla base del problema dell’elevato debito familiare è la bolla immobiliare. Nell’area metropolitana di Seul, dove vivono oltre 25 milioni di abitanti (la metà della popolazione totale), i costi delle abitazioni sono tra i più alti al mondo. Il rapporto tra prezzi e reddito medio annuo tocca nella Capitale il 12,04 rispetto all’8,4 di San Francisco, l’8,2 di Londra e il 5,4 di New York. Per la Korea Real Estate Commission, il 42,1 per cento di tutti gli acquisti di case avvenuti nel gennaio 2021 sono stati effettuati da giovani tra i 20 e 30 anni. Una fascia d’età che ha dovuto fare uno sforzo immane, visto che l’importo medio dei prestiti ha raggiunto il 270 per cento del reddito annuo. Come ha sottolineato un report del think tank ING, non è solo in Corea che, negli ultimi anni, i prezzi delle case sono aumentati rapidamente. È accaduto anche in altri Paesi Ocse come Stati Uniti, Europa e Australia. Nel caso sudcoreano, però, in un contesto di mercato di liquidità particolarmente abbondante, la politica ha stimolato la domanda di alloggi in alcune aree metropolitane, come Seul, determinando l’impennata dei prezzi. Oggi, nonostante il costo degli appartamenti sia in calo – lo scorso anno è diminuito di oltre il 20 per cento – le case restano inaccessibili per la maggior parte delle persone. In questo scenario, l’elevato livello di indebitamento delle famiglie è considerato da tempo un importante fattore di rischio per l’economia.
La Bank of Korea aumenta i tassi e limita i prestiti ma così alimenta lo strozzinaggio
Il film Parasite e la serie di Netflix Squid Game inquadrano, in maniera indiretta, i drammi della crisi abitativa e dell’indebitamento. Due spade di Damocle che pendono sulla testa di numerosi cittadini sudcoreani, costretti a intraprendere sul serio un gioco di sopravvivenza per non farsi schiacciare. L’oscura attività dei prestiti è difficile da quantificare. Per farsi un’idea basta però ricordare che nel 2020, l’autorità di regolamentazione del governo ha ricevuto quasi 300 mila segnalazioni di pratiche illegali, il 25 per cento in più dell’anno precedente. Per far fronte ai rischi finanziari, la Bank of Korea ha limitato la concessione di prestiti e annunciato aumenti dei tassi di interesse. Sono però misure che potrebbero non essere sufficienti, avvertono gli esperti, dal momento che chi ha bisogno di denaro cercherà di ottenerlo comunque per vie traverse. Un cane che si morde la coda.