Coppa Davis, gli azzurri non andranno da Mattarella: «Sono in vacanza»

Dopo il trionfo in Coppa Davis a 47 anni dalla prima e finora unica volta, gli atleti dell’Italia del tennis sono diventati quasi degli eroi nazionali. Tanto che il profilo ufficiale del Quirinale ha annunciato già nella tarda serata di domenica 26 novembre, poco dopo la storica vittoria dell’Italia in Coppa Davis: «La squadra italiana di tennis vincitrice della Coppa Davis sarà ricevuta al Quirinale dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 21 dicembre». E invece non sarà così. Secondo quanto spiegato dal presidente della Federtennis Angelo Binaghi, l’incontro non ci sarà e se ne parlerà nel 2024, dopo gli Australian Open. Il motivo? Le vacanze già programmate dai tennisti.

Binaghi: «Vacanze programmate da tempo»

Angelo Binaghi ha dichiarato: «Il 21 dicembre purtroppo non potremmo andare al Quirinale: ci dispiace da morire per il presidente Mattarella con cui abbiamo una promessa in sospeso. I ragazzi hanno già in calendario da tempo le vacanze in vista poi della partenza per l’Australia, dove comincia la stagione agonistica. Ci dispiace per il presidente Mattarella, perché abbiamo avuto il governo vicino, con il ministro dello Sport e col messaggio che mi ha mandato la premier: lo faremo quando ci sarà possibile perché abbiamo una promessa in sospeso con il Capo dello Stato. Quando fui invitato con Matteo Berrettini fresco finalista di Wimbledon insieme alla nazionale di calcio vincitrice agli Europei gli dissi: “Per noi è una data storica ma non finisce qui. Presto verremo da lei vincitori e non finalisti”».

Coppa Davis, gli azzurri non andranno da Mattarella «Sono in vacanza»
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (Getty Images).

«La stagione del tennis è così»

Binaghi ha poi concluso spiegando: «Non possiamo esserci il 21 dicembre perché la stagione del tennis è fatta così, i ragazzi hanno già in programma le vacanze, in vista della partenza per l’Australia. E noi non dobbiamo cambiare di una virgola, essere sempre gli stessi, non perderci in passerelle, anche se quella al Quirinale ovviamente non lo è. Dico che non dobbiamo cambiare le nostre abitudini che sono l’applicazione, il lavoro, il metodo».

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