Commisso, i guai dello stadio di Firenze e il calcio fagocitato dalla burocrazia italiana

Sembra proprio che il sindaco di Firenze Dario Nardella non pensi ai tifosi della Fiorentina. Anche se tra meno di un anno scade il suo mandato: nel 2024 sono previste le elezioni comunali per scegliere il primo cittadino. Il sindaco non solo non ha trovato, in questi anni di amministrazione, soluzioni per dare un moderno stadio alla squadra di calcio, ma non sembra interessato neppure al centro sportivo e quartier generale della Viola, pagato e costruito con soldi del patron della squadra, Rocco Commisso, e (quasi) pronto per l’inaugurazione ufficiale.

I problemi di Milan e Inter, costrette a guardare fuori città per lo stadio

Quello della città toscana non è un caso unico. In molte altre realtà italiane il rifacimento degli stadi è un tema che i sindaci dovrebbero affrontare, ma che spesso non riescono a risolvere. A Milano i veti incrociati dell’opposizione, del governo centrale e della maggioranza stanno costringendo Milan e Inter a scegliere aree fuori dalla città (a Rozzano l’Inter e a San Giuliano il Milan). Stessa cosa a Roma, dove da oltre 10 anni nessuna proprietà è riuscita a fare concreti passi avanti per un nuovo impianto. E via via altre città, Comuni e Regioni che sono ferme a Italia 90 e ai ricordi delle “notti magiche” di quel Mondiale.

Commisso, i guai dello stadio di Firenze e il calcio fagocitato dalla burocrazia italiana
Il sindaco di Milano Beppe Sala (Imagoeconomica).

Solo Juve, Atalanta e Udinese hanno fatto qualcosa sugli impianti

Sembra che nel nostro Paese il calcio sia solo un gioco e non possa essere valutato come un settore di business, come lo sono quello dell’energia, l’industriale, l’agricoltura, i servizi. Quando, per esempio, un’azienda chiede di costruire un nuovo stabilimento per le proprie attività produttive, riesce a farlo, sempre passando per le lentezze della burocrazia italiane, ma ci riesce. Nel calcio questo è quasi impossibile. Le uniche città che hanno affrontato e risolto positivamente il tema sono Torino, con lo stadio della Juventus, e i restauri di Bergamo, dove gioca l’Atalanta, e Udine con la squadra di proprietà della famiglia Pozzo. Il calcio in Italia riesce ad attirare investitori, molti da Oltreoceano, ma questi, una volta arrivati, vengono abbandonati nei corridoi della politica, che dal calcio vogliono solo biglietti gratuiti per le partite, e della burocrazia che a loro risponde.

Commisso frenato dal Comune e dalla Soprintendenza

Firenze è un caso emblematico. Un ricco italo-americano innamorato del calcio, Rocco Commisso, ha deciso nel 2019 di investire in una squadra di calcio, la Fiorentina appunto. È arrivato e si è dichiarato disponibile a costruire un nuovo stadio o a rimettere a nuovo il vecchio Artemio Franchi. È quindi partita una lunga serie di dialoghi e incontri con le istituzioni preposte, ma dopo divieti della Soprintendenza, proposte vecchie e nuove del Comune di Firenze e bandi per aree da riqualificare andati deserti, il presidente della Fiorentina ha abbandonato l’idea e soprattutto le speranze di riuscire a realizzare a Firenze uno stadio in linea con quelli più recenti, funzionali e moderni che si ammirano in giro per l’Europa.

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Rocco Commisso e, a sinistra dietro di lui, il governatore toscano Eugenio Giani (Imagoeconomica).

I 55 milioni del Pnrr per Firenze: prima dati e poi tolti

Durante il governo Draghi, Nardella è riuscito a far inserire il rifacimento del Franchi all’interno delle infrastrutture finanziate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), accedendo a 55 milioni di euro. Ma ci ha pensato il governo Meloni a toglierlo dalla lista degli interventi finanziabili, decidendo così di non far pagare lo stadio dei fiorentini a tutti gli italiani. L’interlocuzione di Commisso con la Regione Toscana non è da meno di quella con il Comune di Firenze; il governatore, Eugenio Giani, per il nuovo stadio ha proposto aree inutilizzabili o invendute da anni, proponendo plastici di strutture che non potranno mai vedere la luce, ma che è bellissimo presentare ai cittadini come una specie di nuovo gioco.

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Rocco Commisso col sindaco di Firenze Dario Nardella (Imagoeconomica).

Viola Park, un progetto da 110 milioni (di soldi privati)

Visto l’andazzo, il patron della Fiorentina ha dunque deciso di costruire da zero e con denari privati almeno il centro sportivo e il quartier generale della Fiorentina. Ha acquistato 26 ettari di terreni per accogliere 10 campi e due mini-stadi, 28 spogliatoi, media center e studi tivù (c’è anche una Cappella dedicata a Santa Caterina) per far giocare 20 squadre, dalla Serie A ai Pulcini, maschi e femmine. Il budget è arrivato a oltre 110 milioni di euro, tutti da tasche private. La prima pietra, anzi il primo albero come vuole Commisso, del Viola Park è stato piantato il 5 febbraio del 2021; i lavori sono stati eseguiti velocemente, con attenzione a tutte le richieste fatte dalla Soprintendenza, dai muri di recinzione che non devono superare i 2 metri, fino alla tutela e messa in sicurezza di oltre 170 tombe etrusche e di 300 metri di strada romana.

Permessi, agibilità, parcheggi: tutte le complicazioni emerse

Dopo due anni e qualche mese dall’inizio dei lavori, la Fiorentina aveva individuato il 12 luglio del 2023 come giorno di apertura ai tifosi del “Rocco B. Commisso” Viola Park. E cosa è accaduto, in puro stile italiano? Proprio a ridosso dell’inaugurazione, si sono affacciati i professionisti preposti per rilasciare permessi e agibilità; ma come d’incanto si è scoperto che le recinzioni, giusto per fare un esempio, dovevano essere alte 2,5 e non 2 metri come voluto dalla Soprintendenza e realizzato dall’impresa che ha tirato su il Viola Park. Da qui è nata tutta una serie di problematiche legate ai permessi per poter giocare qualche partita amichevole alla presenza del pubblico, che ancora a inizio agosto non sono state risolte. E poi si sono moltiplicate le riunioni annullate e sempre posticipate, nuove richieste di atti per integrare la documentazione; ma sempre piano piano, una cosa alla volta, senza fretta. Quindi, i parcheggi promessi dal Comune di Bagno a Ripoli forse saranno pronti entro metà agosto, mentre di quelli promessi da Firenze e dalla Città Metropolitana nemmeno l’ombra.

Commisso, i guai dello stadio di Firenze e il calcio fagocitato dalla burocrazia italiana
Commisso con l’architetto Marco Casamonti di Archea (Imagoeconomica).

Eppure lo studio internazionale Archea di Marco Casamonti è affidabile

Si sa, agosto è il mese delle ferie e quindi non si possono fare riunioni per sbloccare la situazione; il tutto è stato rimandato a settembre. Intanto la stagione è quasi iniziata, il Viola Park ha potuto ospitare solo la squadra per gli allenamenti e avversari per partite a porte chiuse, ma non nei due mini-stadi ancora non agibili a inizio agosto. Puntuali, sono partite anche le accuse verso chi è stato incaricato dalla Fiorentina di fare i lavori. Avete chiesto tutti i permessi? Probabilmente sì, visto che si tratta di uno studio internazionale (Archea di Marco Casamonti) che ha già portato a termine decine di progetti complessi in Italia e all’estero (per esempio lo stadio Nazionale dell’Albania a Tirana). Possibile che in anni di riunioni tra Comune di Bagno a Ripoli (con sindaco Francesco Casini, prima Pd e oggi con Matteo Renzi), Città Metropolitane (con il sindaco di Firenze Dario Nardella, Pd, prima amico e poi rivale di Casini), Soprintendenza e tutti gli altri attori, si scopra solo a luglio, il giorno prima del ritiro della squadra, che al complesso sportivo manca l’agibilità?

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