Archivio
- Novembre 2024 (39)
- Agosto 2024 (1)
- Dicembre 2023 (73)
- Novembre 2023 (1333)
- Ottobre 2023 (1631)
- Settembre 2023 (1468)
- Agosto 2023 (1417)
- Luglio 2023 (1389)
- Giugno 2023 (441)
- Maggio 2020 (30)
- Marzo 2020 (94)
- Febbraio 2020 (1)
- Gennaio 2018 (10)
Come la Russia ha ripreso a esportare petrolio e gas neutralizzando le sanzioni
All’inizio di ottobre la Socar, compagnia petrolifera statale dell’Azerbaigian, ha concluso un accordo da 1,5 miliardi di dollari con il colosso russo Lukoil per la fornitura fino a 200 mila barili al giorno di greggio dalla Russia alla raffineria petrolifera Star, di proprietà della Socar, situata però in Turchia. L’intesa è stata realizzata per superare i problemi che la società di Baku stava affrontando nell’acquisto di petrolio da Mosca a causa delle sanzioni imposte dall’Occidente a Vladimir Putin per l’invasione dell’Ucraina, che impediscono alle aziende occidentali di commerciare greggio e prodotti petroliferi russi. Ma né Baku né Ankara partecipano in realtà al cordone di isolamento nei confronti della Russia, anche se l’Azerbaigian è un partner energetico fondamentale per Europa e Stati Uniti sin dagli Anni 90 per la diversificazione dei mercati, e la Turchia è un membro della Nato. Ilham Aliyev, Recep Tayyip Erdogan e Putin tra di loro trovano comunque sempre un accordo.
L’India ha aumentato l’import di greggio da Mosca dell’80 per cento
Nello stesso periodo il Pakistan, che ha da tempo cominciato a diversificare le sue forniture energetiche, ha iniziato a importare gas russo e Islamabad ha ricevuto la sua prima spedizione di gas liquefatto da Mosca, che ha consegnato 100 mila tonnellate di gnl attraverso la Zona economica speciale iraniana di Sarakhs. Il premier pakistano Shehbaz Sharif ha parlato dell’inizio di una nuova era nei rapporti tra il Pakistan e la Federazione russa. La vicina India ha aumentato le importazioni di greggio da Mosca quest’anno di circa l’80 per cento, riprese a settembre dell’8 per cento dopo un calo durante l’estate: nel subcontinente è arrivato in media un milione e mezzo di barili al giorno a settembre, rispetto agli 865 barili di un anno fa.
Pure l’Europa ha fatto crescere l’afflusso di gas liquefatto
Sono solo alcune tra le più recenti notizie scelte dal mazzo, che vede le carte russe energetiche non proprio perdenti su ogni fronte, considerando anche la congiuntura internazionale fatta di crisi e di guerre che solitamente danno un vantaggio di base ai petrostati, con i prezzi che fisiologicamente si infiammano. E anche sul terreno del gas le cose non vanno tanto diversamente da quello del petrolio, se si pensa che pure l’Europa, che ha ridotto notevolmente le importazioni da Mosca via pipeline, ha invece aumentato quelle di gnl, più del 40 per cento quest’anno rispetto al 2021. La quota non è certo fondamentale, ma indica come la Russia, che ormai da tempo si è concentrata sulle piazze asiatiche, abbia ancora canali aperti verso Occidente nonostante le sanzioni. Come ha mostrato l’incontro tra Putin e Xi Jinping, è la Cina comunque che rimane il partner privilegiato, con il progetto del gasdotto Power of Siberia 2 che non dovrebbe essere comunque operativo prima del 2030.
Le sanzioni occidentali stanno dimostrando la loro inefficacia
L’aumento dei prezzi del petrolio e la ripresa delle entrate energetiche sui vari fronti stanno dando una mano all’economia russa, con la riduzione della pressione sul deficit di bilancio. Secondo l’ultimo rapporto del Fondo monetario internazionale le sanzioni occidentali sull’export di petrolio russo hanno avuto effetti contrastanti, con il greggio che viene scambiato adesso al di sopra del tetto di 60 dollari imposto dalle nazioni del G7. Stando alle previsioni del Fondo, l’economia russa crescerà dell’1,1 per cento nel 2024, più lentamente di quanto previsto in precedenza, dopo il +2,2 per cento previsto per la fine del 2023. Le elevate spese militari collegate alla guerra in Ucraina stanno dando una mano sul breve periodo, ma le prospettive a lungo termine sono meno rosee, tra la discesa del rublo e l’inflazione crescente. Per Putin si tratta in fin dei conti di una situazione interna gestibile, almeno ancora per un po’. Senza contare il fatto che le sanzioni occidentali stanno dimostrando la loro inefficacia, soprattutto se il loro scopo era quello di far cambiare la strategia del Cremlino nel conflitto ucraino.