Colloquio sul clima tra Cina e Stati Uniti, raggiunti «risultati positivi»

Mercoledì 8 novembre si sono conclusi a Sunnylands, in California, i cinque giorni di colloqui sul cambiamento climatico tra Cina e Stati Uniti, guidati dai rispettivi inviati speciali per il clima Xie Zhenhua e John Kerry. Le due parti non hanno rilasciato dettagli su eventuali iniziative per contrastare la crisi climatica, ma hanno fatto sapere di aver raggiunto «risultati positivi su diversi punti» che si aspettano saranno centrali alla Cop28.

Usa e Cina: «Agiremo di concerto per il successo della Cop28»

Kerry e Zhenhua si sono incontrati in vista della 28esima Conferenza delle parti, il vertice sul clima promosso dall’Onu che si terrà a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre. Washington e Pechino «si sono impegnate in uno scambio di opinioni approfondito ottenendo risultati positivi nello sviluppo della cooperazione e dell’azione bilaterale contro il cambiamento climatico», ha dichiarato il ministero dell’Ecologia e dell’Ambiente cinese, aggiungendo che le due parti hanno concordato di «agire di concerto per il successo della conferenza Cop28».

Il clima è il terreno comune su cui allentare le tensioni diplomatiche

Il clima è visto da tempo come un’area in cui le due superpotenze possono trovare un terreno comune, in un momento di tensione crescente in cui la Cina accusa gli Stati Uniti di stare aumentando la pressione per contenerla a livello globale in una serie di settori. Ciò include la delicata situazione di Taiwan e le restrizioni statunitensi sui chip ad alta tecnologia, che Washington teme che Pechino possa utilizzare per uso militare. John Kerry, che è il principale rappresentante degli Stati Uniti sulle questioni climatiche a livello globale, ha visitato Pechino a luglio dopo una lunga pausa nei colloqui bilaterali sul clima, insistendo sul fatto che gli Stati Uniti non stiano cercando di dettare i termini di cooperazione alla Cina.

Colloquio sul clima tra Cina e Stati Uniti, raggiunti «risultati positivi»
John Kerry incontra il premier cinese Li Qiang per la ripresa dei colloqui sul clima, luglio 2023 (Getty Images).

Il disaccordo sulla riduzione dei combustibili fossili 

Washington e Pechino sono in disaccordo sulla questione della riduzione del carbone, con l’inviato americano che ha chiesto che la questione sia al centro dei negoziati Cop28, mentre la controparte cinese ha affermato che l’eliminazione graduale dei combustibili fossili è «irrealistica». La Cina è il primo Paese per investimenti nella transizione energetica, e si è impegnata a raggiungere il picco delle emissioni di anidride carbonica entro il 2030 e a diventare carbon neutral entro il 2060. Le misure prevedono, intanto, di riciclare fino a 6 miliardi di metri cubi di gas rilasciato dalle miniere di carbone entro il 2025. Pechino si è inoltre impegnata a tagliare l’uso del gas flaring, associato all’estrazione di petrolio e fonte chiave di emissioni di metano, e proposto linee guida per il riutilizzo di oltre l’80 per cento dei rifiuti zootecnici, altra importante fonte di generazione di metano, sempre entro il 2025. Gli Stati Uniti, insieme ad oltre 150 altri Paesi, si sono impegnati a ridurre le emissioni di metano del 30 per cento entro il 2030, ma la Cina finora non ha aderito a tale impegno, pur essendo il principale produttore mondiale, in gran parte per l’attività mineraria del carbone.
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