Clima, il 2023 si candida a diventare l’anno più caldo della storia

Il 2023 si candida a passare alla storia come l’anno più caldo che l’umanità abbia mai conosciuto. L’allarme arriva dai dati diffusi mercoledì 6 settembre dall’osservatorio europeo Copernicus che ha registrato temperature record nei tre mesi estivi appena trascorsi. A preoccupare, ha sottolineato ad Afp Samantha Burgess, vice capo del servizio sui cambiamenti climatici (C3S) di Copernicus, «è l’eccesso di calore sulla superficie degli oceani». Con buona pace dei negazionisti climatici, il database Copernicus è nato nel 1940 ma i suoi dati possono essere paragonati a quelli dei millenni passati stabiliti utilizzando gli anelli degli alberi o le carote di ghiaccio e sintetizzati nell’ultimo rapporto del gruppo di esperti climatici delle Nazioni Unite (IPCC). Su questa base, gli scienziati possono affermare che «i tre mesi appena vissuti sono i più caldi da circa 120 mila anni, cioè dall’inizio della storia umana», ha spiegato Burgess.

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Scioglimento dei ghiacci in Islanda (Getty Images).

Guterres: «Il collasso climatico è iniziato»

«Il collasso climatico è iniziato», ha dichiarato senza mezzi termini il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres dopo l’annuncio del record mondiale delle temperature estive nell’emisfero boreale. «Gli scienziati da tempo ci mettono in guardia circa le conseguenze della nostra dipendenza dai combustibili fossili», ha aggiunto. «Il nostro clima sta implodendo più velocemente di quanto possiamo gestirlo, con eventi meteorologici estremi che colpiscono ogni angolo del pianeta». I risultati del surriscaldamento del resto sono sotto gli occhi di tutti: ondate di caldo, siccità, inondazioni e incendi stanno colpendo l’Asia, l’Europa e il Nord America durante l’estate, in proporzioni drammatiche e spesso senza precedenti, con un elevato costo in termini di vite umane e danni economici e ambientali.

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Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres (Getty Images).

Nel periodo giugno-agosto la temperatura media globale è stata di di 16,77 °C

Nei mesi di giugno, luglio e agosto 2023, periodo che corrisponde all’estate nell’emisfero settentrionale dove vive la stragrande maggioranza della popolazione mondiale, si è  registrata una temperatura media globale di 16,77 °C. Come ha evidenziato Copernicus, si tratta di 0,66 °C al di sopra della media del periodo 1991-2020, a sua volta già caratterizzato da un forte aumento delle temperature causato dalle attività umane. E ben al di sopra – di circa 2 decimi – del precedente record toccato nel 2019. Non è stato risparmiato neanche l’emisfero australe, dove molti record di calore sono stati battuti nonostante si fosse in pieno inverno. La maglia nera va a luglio, il mese più caldo mai misurato, seguito da agosto. Mentre nei primi otto mesi dell’anno, la temperatura media globale è stata ‘solo’ o,01 gradi in meno rispetto al 2016, annus horribilis per le temperature. Un primato che però potrebbe presto essere battuto dal 2023 viste le previsioni stagionali e il ritorno nel Pacifico di El Niño che porterà i termometri ad alzarsi ulteriormente. Nonostante tre anni consecutivi di La Niña, il fenomeno opposto a El Niño che ha parzialmente mascherato il riscaldamento, gli anni 2015-2022 sono già stati i più caldi mai misurati.

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Un’alba a Monterey, California (Getty Images).

Allarme per la temperatura dell’acqua degli oceani

Il surriscaldamento dei mari del mondo, che continuano ad assorbire il 90 per cento del calore in eccesso causato dalle attività umane fin dall’era industriale, gioca un ruolo centrale. Da aprile, la loro temperatura superficiale media è cresciuta senza precedenti. Dal 31 luglio al 31 agosto si è addirittura «superato ogni giorno il precedente record di marzo 2016», nota Copernicus, raggiungendo la soglia simbolica senza precedenti di 21°C, nettamente al di sopra di quelle finora registrate. «Il riscaldamento degli oceani porta al riscaldamento dell’atmosfera e a un aumento dell’umidità, che provoca precipitazioni più intense e un aumento dell’energia a disposizione dei cicloni tropicali», ha commentato Samantha Burgess. Il surriscaldamento inoltre colpisce la biodiversità: l’aumento delle temperature degli oceani riduce i nutrimenti e l’ossigeno. Questo mette a rischio la sopravvivenza di fauna e flora. Lo confermano lo sbiancamento dei coralli, la proliferazione di alghe dannose o il potenziale collasso del cicli riproduttivi. A tre mesi dalla COP28 di Dubai, che si terrà dal 30 novembre al 12 dicembre 2023, il segnale è chiaro. «Le temperature continueranno a salire finché non chiuderemo il rubinetto delle emissioni» derivanti principalmente dalla combustione di carbone, petrolio e gas, ha concluso Burgess.

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