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Circa 800 mila anni fa, l’umanità ha rischiato l’estinzione
La popolazione umana mondiale, tra 900 e 800 mila anni fa, subì una drastica riduzione, probabilmente a causa dei cambiamenti climatici, arrivando a un passo dall’estinzione. A preservere la specie, per più di 100 mila anni, sono stati poco meno di 1.300 individui in età riproduttiva, come riporta l’Ansa. La scoperta è emersa da uno studio internazionale pubblicato su Science, che ha coinvolto anche La Sapienza università di Roma e l’università di Firenze.
Human ancestors may have survived a brush with extinction 900,000 years ago | Science | AAAS https://t.co/rlJV0Rva67
— Grumpy Old Man (@Hairyloon) September 1, 2023
Ci vollero 117 mila anni per la ripresa
Grazie a una metodologia che è in grado di percorrere a ritroso lo sviluppo della variabilità genetica umana e in tal modo avere informazioni sull’andamento della popolazione, i ricercatori possono rilevare le fluttuazioni della popolazione umana, in termini di numeri. Questo strumento ha consentito di scoprire che a partire da 930 mila anni fa, in corrispondenza con una fase che portò a importanti cambiamenti nelle temperature, gravi siccità e perdita di altre specie, utilizzate come cibo dagli esseri umani, si è verificato un collo di bottiglia e «circa il 98,7 per cento degli antenati umani furono persi, minacciando così di estinzione i nostri antenati». La popolazione umana si ridusse quindi a circa 1.280 persone in età riproduttiva e ci vollero circa 117 mila anni prima che ricominciasse a crescere.
A study published in #Science has brought to light a near-extinction event that shaped humanity’s destiny. Around 930,000 years ago, #human ancestors dropped to just 1,200 individuals from around 100,000. Click to read the full story. https://t.co/4SrwFNOrJw
— WIRED Middle East (@WiredMiddleEast) September 1, 2023
Il gap nei reperti fossili africani ed eurasiatici
«La nuova scoperta apre un nuovo campo nell’evoluzione umana perché evoca molte domande, come i luoghi in cui vivevano questi individui, come hanno superato i catastrofici cambiamenti climatici e se la selezione naturale durante il collo di bottiglia abbia accelerato l’evoluzione del cervello umano», afferma Yi-Hsuan Pan, coordinatore della ricerca. Inoltre, dice in una nota Giorgio Manzi, ordinario alla Sapienza e tra gli autori dello studio, potrebbe spiegare «il gap nei reperti fossili africani ed eurasiatici» che infatti «coincide con questo periodo di tempo una significativa perdita di prove fossili».