Cina, fa paura la frenata dell’economia: così il governo la nasconde

Il governo di Pechino ha sospeso la pubblicazione dei dati sulla disoccupazione giovanile, che a giugno tra i 16 e i 24 anni, nelle aree urbane, ha raggiunto il 21,3 per cento. Una cifra decisamente alta per gli standard locali. L’istituto di statistica ha motivato lo stop con il fatto che il metodo di raccolta ed elaborazione di questi dati è da migliorare. Secondo molti esperti, invece, si tratta di un tentativo da parte della Cina di nascondere le debolezze dell’economia della Repubblica popolare. Che, a dispetto delle previsioni, non è cresciuta a ritmi vigorosi dopo la fine delle restrizioni anti-Covid. Anzi.

Cina, fa paura la frenata dell'economia il governo blocca la pubblicazione dei dati sulla disoccupazione giovanile.
Operaia tessile di Haian (Getty Images).

La crisi del settore immobiliare, molto importante per l’economia cinese

In Cina il Pil sta crescendo meno delle attese e da luglio la Repubblica popolare è persino entrata in deflazione. Debole l’andamento dei consumi, mentre il settore immobiliare (molto importante per l’economia di Pechino) non si è ancora ripreso dalla crisi degli ultimi anni: i prezzi delle nuove case in Cina sono scesi a luglio dello 0,2 per cento mensile, per prima volta nel 2023. Secondo l’Ufficio nazionale di statistica, i prezzi hanno segnato un calo annuo dello 0,1 per cento. La nuova frenata è maturata nel mezzo del peggioramento della crisi del debito, che sta interessando i principali sviluppatori immobiliari. Zhongrong International Trust, per esempio, ha mancato i pagamenti dovuti su dozzine di prodotti e non ha piani immediati per onorare gli impegni, indicando problemi più profondi di quanto emerso finora. E il colosso del settore Country Gardner Holdings, che in borsa ha perso il 41 per cento nell’ultimo mese, non è stato in grado di pagare due rimborsi di interessi sui prestiti ed è a rischio di insolvenza. In generale gli investimenti nel settore si sono attestati a gennaio-luglio a 6.770 miliardi di yuan (927 miliardi di euro), in calo annuo dell’8,5 per cento (-7,6 per cento la parte residenziale). La valuta cinese, peraltro, è ai minimi da 16 anni sul dollaro.

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Lo yuan è ai minimi da 16 anni sul dollaro (Getty Images).

Gli analisti si aspettavano una frenata dell’economia, ma più moderata

Il tasso di disoccupazione, che in Cina viene calcolato solo per le aree urbane, è tra l’altro in grado di fornire solo un quadro parziale della situazione. E lo stesso vale per il dato generale della popolazione attiva, che esclude le zone rurali del Paese (anch’esso aumentato fino al 5,3 per cento). «Se non c’è nessun annuncio, allora non c’è neanche nessun disoccupato», ha ironizzato un utente di Weibo. In questo contesto le vendite al dettaglio, principale indicatore dei consumi delle famiglie – che in generale in Cina hanno una scarsa propensione alla spesa – sono salite solo del 2,5 per cento su base annua a luglio. Anche la produzione industriale ha rallentato: +3,7 per cento, dopo il 4,4 per cento del mese precedente. Gli analisti si aspettavano una frenata, ma più moderata.

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L’economia cinese non sta crescendo come previsto (Getty Images).

La Banca popolare cinese corre ai ripari: basterà per nascondere i problemi?

Per sostenere la crescita economica, la Banca popolare cinese ha iniettato la più grande quantità di liquidità dal febbraio 2023 e tagliato il tasso di interesse praticato sui finanziamenti a un anno (medio termine) di 15 punti base, il più ampio dal 2020, portandolo al 2,5 per cento: una mossa che abbassa i costi di finanziamento delle banche per incoraggiarle a concedere più credito e a condizioni più favorevoli. L’economia del Paese con il secondo Pil del Pianeta che e secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale dovrebbe essere il maggiore contribuente alla crescita mondiale fino al 2028, si è inceppata. E Pechino, pare, sta facendo di tutto per nasconderlo, soprattutto per evitare la fuga delle aziende che potrebbero pensare di spostare altrove le proprie produzioni e filiali.

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