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Ciclo vietato alle stripper? Allora agli spogliarellisti si vieti il calcetto
Gite scolastiche del liceo, saggi di danza, weekend col moroso approfittando di una casa genitoriale libera, primi appuntamenti sognati da tempo, vacanze avventurose, gare sportive, serate di gala, trasferte complicate: l’elenco di occasioni che una donna in età fertile si vede rovinare dall’arrivo intempestivo delle mestruazioni è interminabile e ognuna di noi potrebbe personalizzarlo a seconda della propria biografia. Come madre di figlie femmine abbondantemente puberi ho ogni mese la conferma che non era il mio vittimismo giovanile a farmi credere che il maledetto ciclo avesse la vocazione del guastafeste: ce l’ha davvero, insieme ai quattro cavalieri dell’apocalisse ormonali che lo precedono in varia formazione, cioè Malumore, Gonfiore, Seno dolente e Brufoli.
La soluzione del Poppea Club? Vietato avere il ciclo da giovedì a sabato
Per evitare la concomitanza delle rosse rompiscatole con eventi importanti che vorremmo affrontare al massimo dell’efficienza psicofisica le proviamo tutte, dalle preghiere alle tisane passando per le classiche dita incrociate, prima di approdare a una maturità che in genere attenua i disturbi più fastidiosi e ci rappacifica con la nostra fisiologia quando ormai stiamo entrando in zona pre-menopausa. Ci voleva un uomo, nella fattispecie il presidente del Poppea Club, un noto e ben frequentato locale di spogliarelli romano nei pressi del Colosseo, per trovare la soluzione più semplice a uno degli eterni problemi delle donne. Un cartello. E nemmeno un cartello propriamente detto: è un foglio A4, appeso nei camerini delle stripteaseuse, con una scritta perentoria: «È severamente vietato avere il ciclo nei giorni di giovedì, venerdì e sabato». L’avviso è stato trovato dagli ispettori dell’Asl, che hanno disposto la chiusura temporanea del club. Ufficialmente, non per il diktat anti-ciclo, – «una burla», come ha spiegato il gestore del Poppea, che dev’essere andato a scuola di umorismo con Andrea Giambruno -, ma per alcune “anomalie” igienico-sanitarie. Fra cui di certo non rientrano le tracce di cocaina rilevate nelle borsette di alcune ballerine: queste, semmai, sono rassicuranti segnali che la tradizione è salva, i locali notturni romani sono ancora quelli della Dolce Vita.
In fondo l’utero è grammaticalmente di genere maschile e come ogni maschio va istruito senza giri di parole
«Una burla»: e se quel cartello non lo fosse? Chissà, magari invece funzionava. In fondo l’utero è grammaticalmente di genere maschile, e si sa come sono i maschi: le cose non basta suggerirgliele, bisogna dirgliele chiaramente e senza giri di parole, se no non capiscono. Non basta lamentarsi, sbuffare, sperare che l’endometrio intuisca da solo che il tal giorno è il più sbagliato per le pulizie mensili. Bisogna fargli un bel cartello («so’ bboni tutti a metterce un cartello», cantava l’impareggiabile Guzzanti-Venditti), e lui legge e si adegua. Se poi il cartello glielo fa un uomo, per di più il gestore di un locale intitolato a un’imperatrice uccisa dal marito a calci nel basso ventre, il simpatico organo si mette sull’attenti. E se sei una spogliarellista bada bene a evitarti le mestruazioni nei weekend in cui lavori, per fartele venire (bastardo!) nell’unico fine settimana del mese in cui sei libera e puoi stare con il tuo partner.
Resta da capire perché nello strip club romano le mestruazioni siano così malviste…
Che il cartello fosse scherzoso o no, resta da capire come mai al Poppea le mestruazioni siano così malviste, se non scoraggiate, tre giorni su sette. Credo si possano escludere motivi religiosi legati al pregiudizio biblico dell’impurità mestruale, o vecchie leggende secondo cui la donna mestruata fa appassire i fiori, guasta la lievitazione del pane ed è più soggetta ad attacchi da parte di animali feroci, credenze che, anche fossero vere, creerebbero difficoltà in una serra, in un panificio o nella savana, non in uno strip club del centro storico di Roma. Allora perché? Si suppone che le exotic dancer sappiano gestire il proprio ciclo mestruale come ogni performer, dall’étoile della Scala alla trapezista del circo. Non ce le vedo a piegarsi in due durante un’esibizione perché hanno dimenticato il Buscofen o a lasciar penzolare il cordino del tampax dal perizoma, né tantomeno a buttare il mojito in faccia al cliente perché quella sera hanno i nervi. Forse gli avventori del Poppea Club devono avere la certezza della totale disponibilità delle ballerine ad altri tipi di intrattenimento notturno? L’addio al celibato di un vippone non va contaminato dalla possibilità che la spogliarellista che salta fuori dalla torta porti l’assorbente?
Aspettiamo locali per donne in cui agli spogliarellisti sia vietato il calcetto nel weekend
Per inciso: non aspettatevi da chi scrive moralismi sui locali di strip, se le lavoratrici sono rispettate e ben retribuite. L’unica mia rimostranza è che non esistano altrettanti club rivolti un pubblico femminile, dove professionisti giovani e attraenti vendono alle donne, a prescindere dall’aspetto e dall’età, l’illusione giocosa di averli a propria disposizione. E dove nei camerini sono affissi cartelli con scritto «è severamente vietato avere le serate di calcetto nei giorni di giovedì, venerdì e sabato».