Chiara Ferragni riesce nel miracolo di farci empatizzare con Fedez

La classe operaia va in paradiso recitava il titolo di un capolavoro di Elio Petri del 1971, con Gian Maria Volonté e Mariangela Melato. Da oggi possiamo serenamente dire anche i milionari vanno all’inferno. O almeno così ci raccontano, apparentemente anche piuttosto convinti nel farlo. Almeno così pare guardando la puntata dedicata al passaggio sanremese di Chiara Ferragni di The Ferragnez, serie dedicata a raccontarci luci e ombre, a occhio più ombre, della coppia d’oro del nostro sciapo show business.

La puntata sanremese di Ferragnez in tandem con la prima di X Factor

Una puntata speciale, ci hanno detto, molto attesa, vuoi perché il clamore seguito al famoso bacio tra Fedez e Rosa Chemical nella serata finale del Festival e il relativo sbrocco semi-pubblico della bionda consorte del primo avevano già fatto il giro della Rete (corrispettivo odierno del mondo), vuoi perché le settimane seguite al Festival ci avevano raccontato di una coppia che si era in qualche modo sfaldata, niente più foto insieme, per due che praticamente sono perennemente davanti agli obiettivi, un silenzio lungo e sospetto da parte del rapper, cui era seguita una ammissione di difficoltà, con la messa in campo di una malattia mentale, così ce l’ha raccontata, che ne avrebbe in qualche modo compromesso momentaneamente la lucidità. Di fatto una certa attenzione la puntata in questione l’ha attirata, adeguatamente coadiuvata da una prima puntata di X Factor che ci ha mostrato, appunto, un Fedez distratto, scuro in volto, svogliato, e anche da un post sui social nel quale, in sostanza, il cantante spoilera il gran finale della puntata, andando a vestire i panni del capro espiatorio, anzi, di colui che, colpevole, non riesce ancora una volta a cospargersi il capo di cenere, mea culpa mea culpa mea grandissima culpa.

Chiara Ferragni riesce nel miracolo di farci empatizzare con Fedez
Chiara Ferragni con Amadeus sul palco dell’Ariston (Getty Images).

Tra Fedez villain e il manager Damato fata madrina 

Noi abbiamo visto la puntata con lo stesso entusiasmo con cui ci si sottopone a una colonscopia, confesso, alla faccia di quanti sostengono che chi per lavoro si occupa del mondo dello spettacolo è fortunato perché viene pagato per fare le cose che gli altri pagano per fare. E la puntata si è dimostrata una lunga noiosissima sequela di immagini di Chiara Ferragni che, prima in preparazione, poi in procinto di, poi durante, poi dopo aver preso parte al Festival della Canzone Italiana, edizione 73, non fa che piagnucolare, ansiosa, insicura, convinta di essere la vittima di un complotto da parte di giornalisti cattivi, pronti a coglierla in fallo, il tutto dimostrato da un timida domanda in conferenza stampa da parte di Paolo Giordano del Giornale, non certo famoso per porre domande scomode. E il tutto mentre era lì, lei, Chiara Ferragni, per portare avanti istanze femministe a suon di “pensati libera”, di vestiti che mostravano tettine disegnate o frasi di hater, la famosa lettera rivolta alla se stessa bambina riportata quasi in toto, come se una volta sola non fosse stata più che sufficiente. E poi Fedez, il marito assente, colui che non solo non l’ha supportata ma si è dimostrato del tutto inaffidabile e ha fatto di tutto per rubarle la scena come un villain disneyano. Anzi, un villain disneyano prima che anche la Disney capisse che i cattivi non vanno più di moda. Un pianto continuo, e un continuo dirsi e sentirsi dire, dal manager Fabio Maria Damato, sorta di alter ego lucido proprio di Fedez, e da una claque perennemente lì a fare strilletti da groupie e ripetere che tutto sta andando bene, anzi, benissimo –  la parola chiave è «spaccare» – sorta di riscatto ben confezionato da tutte le sofferenze e difficoltà affrontate in vita, una donna che è riuscita a rialzarsi e a farsi baciare, in bocca, con la lingua, proprio alla Rosa Chemical, dal successo.

Sì, ma la sofferenza e la caduta in cosa consisterebbero?

Tutto molto ben fatto, il piano sequenza dei vari pianti tutti a beneficio di camera, i cameo dei giornalisti compiacenti, quelli dei vari personaggi che dalle parti di Sanremo si sono trovati per fare cose, da Gianni Morandi a Luis Sal. Amadeus giustamente se ne è tenuto a debita distanza. Quel che però manca, dicevamo, è la parte della caduta. Anzi, la parte della sofferenza reale, quella che sarebbe da principio stata superata dal tanto lavoro che ha portato Chiara Ferragni a fare bene il suo compito di copresentatrice al Festival, cioè salire su un palco con un cartoncino in mano a leggere il nome del prossimo cantante in gara e il titolo della canzone, per essere chiari, e anche quella della sofferenza che proprio a Sanremo l’ha colta, tradita nell’animo dal marito che le ha rubato la scena e invece di supportarla l’ha ostacolata. Ecco, fermiamoci. Tutta questa puntata, come gli ultimi mesi di storia social dei Ferragnez ruota intorno a questa buffa teoria, cioè che Fedez, che di lavoro fa il cantante non l’impiegato al catasto (cioè un qualsiasi lavoro che non preveda lo stare sotto i riflettori), avrebbe fatto di tutto per stare, appunto, davanti ai riflettori, per altro in un periodo che lui stesso ha definito di grande difficoltà, di disagio mentale, invece che stare nell’ombra, come un ninja, a supportare Ferragni, cioè una che vive costantemente sotto i riflettori, nel momento in cui si ritrovava ancora una volta sotto i riflettori. La scena in cui Fedez piagnucola dicendo che anche lui ha avuto dei problemi, ha passato un periodo difficile, facendo chiaro riferimento alla malattia e al conseguente disagio psicologico, è straziante, e anche sorprendente. Perché da una parte ci troviamo, forse per la prima volta, a fare il tifo per lui, notoriamente non simpaticissimo, ma anche perché ci troviamo a empatizzare con un milionario che sta lavando in piazza i panni sporchi della sua famiglia, strapagato per farlo, solo perché a bullizzarlo è sua moglie, che ha pianto ininterrottamente per l’ora precedente a questa scena e ha cercato di venderci la favoletta di Cenerentola vestendo però i panni della matrigna cattiva.

Chiedere la solidarietà di chi ricco non è fa perdere credibilità

Anche i ricchi piangono, si potrebbe dire. Ma sicuramente i ricchi, questi ricchi, non hanno il senso del ridicolo, né capiscono che chiedere la comprensione, di più, la compassione a chi milionario non è, per quelli che sono obiettivamente dei non problemi, è qualcosa che si iscrive di diritto nel grande libro dei gesti autolesionisti, di quelli che, se mai ce l’avessi avuta, ti fanno perdere tutta la credibilità possibile. Se questo è l’inferno da cui Chiara Ferragni vuole scappare, inferno nel quale l’ha fatta sprofondare il cattivissimo e egoistissimo Fedez, credo che in molti ci vorrebbero passare l’eternità, invece che starsene in case che non siano attici con un conto in banca ad almeno otto cifre. Piuttosto che vivere circondati da groupie accondiscendenti e pronte a tirar fuori la lingua con gli occhi inumiditi dalle lacrime, sempre meglio vivere una vita normale, fatta di sacrifici veri, di cadute vere e anche di vere risalite. Senza avere madri e sorelle che ti guardano in televisione filmandoti col cellulare, a beneficio di altre telecamere che le riprendono, in una sorta di loop infinito dell’orrore, quello che faceva disperare il Colonnello Kurtz in Cuore di tenebra.

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