Archivio
- Novembre 2024 (39)
- Agosto 2024 (1)
- Dicembre 2023 (73)
- Novembre 2023 (1333)
- Ottobre 2023 (1631)
- Settembre 2023 (1468)
- Agosto 2023 (1417)
- Luglio 2023 (1389)
- Giugno 2023 (441)
- Maggio 2020 (30)
- Marzo 2020 (94)
- Febbraio 2020 (1)
- Gennaio 2018 (10)
Chi sono i leader di Hamas nel mirino di Israele
Distruggere Hamas. Questo è l’ordine perentorio che viene dalle autorità di Israele. L’assedio totale di Gaza, e la probabile invasione di terra, sono pensati oltre che per fiaccare la resistenza del popolo palestinese e liberare i più di 100 ostaggi israeliani, soprattutto per colpire con forza il gruppo radicale islamista e i suoi combattenti, in modo che non si ripeta mai più un attacco come quello del 7 ottobre. Eliminare gli alti funzionari di Hamas «è una priorità assoluta» per l’esercito, ha confermato il portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf) Daniel Hagari questa settimana. Dopo anni in cui Israele ha convissuto con la minaccia del gruppo che diversi Paesi considerano terrorista ora è arrivato il momento dello scontro frontale. «Hamas deve essere schiacciato come l’Isis», ha affermato senza mezzi termini il primo ministro Benjamin Netanyahu.
In cima alla kill list di Tel Aviv c’è Mohammed Deif, mente dell’operazione Diluvio di Al-Aqsa
In cima alla lista di Tel Aviv c’è Mohammed Deif, il leader delle brigate Ezzedine al-Qassam, l’ala militare di Hamas, tra le menti dell’operazione Diluvio di Al-Aqsa. Secondo la rete di notizie libanese Al Mayadeen, i jet israeliani hanno colpito nei giorni scorsi la casa di suo padre a Khan Younis, nella Striscia, uccidendo alcuni suoi familiari. Non Deif che è riuscito a sfuggire all’attacco. Il suo vero nome è Mohammed Diab Ibrahim al Masri, ha 58 anni, ed è sopravvissuto ad almeno sette attentati da parte degli israeliani, ma si dice sia rimasto mutilato e forse costretto in sedia a rotelle dal 2006. L’ultima volta che comparve in pubblico fu nel 2021, con un messaggio audio. Tra i ricercati più in vista c’è poi il collaboratore più stretto di Deif, Marwan Issa, sfiorato da un attacco mirato nel 2007.
Yahya Sinwar, chi è il capo politico di Hamas a Gaza che Israele considera «un uomo morto»
Ai primi posti sulla kill list di Israele si trova Yahya Sinwar, leader politico di Hamas a Gaza. Da giovane Sinwar è diventato capo dall’ala della sicurezza di Hamas, le future brigate al-Qassam. Conosciuto come “il macellaio di Khan Younis” per la sua efferatezza e condannato a quattro ergastoli è rimasto in carcere 23 anni finché Israele nel 2011 non lo ha scambiato con altri 1000 prigionieri per un soldato israeliano. Nel 2017 fu eletto a capo del gruppo e venne confermato nel 2021. Nonostante dichiarazioni di apertura verso un dialogo con Israele, mediato dall’Egitto, secondo gli analisti Sinwar ha optato progressivamente per la linea dura, appoggiando la strategia delle brigate al-Qassam. Per il dipartimento di Stato Usa è un terrorista come Deif. Per Israele è «un uomo morto».
I leader in esilio: da Ismail Haniyeh a Khalil al Hayya
Molte altre figure di spicco di Hamas si trovano in esilio all’estero come Ismail Haniyeh, leader politico e braccio destro del fondatore del gruppo, Ahmed Yassin, ucciso in un attacco aereo nel 2004. Non si sa precisamente dove si trovi, ma potrebbe essere ancora a Doha, in Qatar, come Khalil al Hayya, dirigente di lungo corso eletto come vice leader del consiglio del gruppo a Gaza nelle elezioni interne del 2017. Altri vivono soprattutto in Libano, dove Hamas gode della collaborazione del partito-milizia sciita Hezbollah, come Khaled Meshal o Saleh al Arour. Qualcuno è riparato in Turchia sebbene la protezione del presidente Recep Tayyip Erdogan sia intermittente.
I membri del politiburo del gruppo caduti sotto le bombe Jawad Shammala e Zakaria Abu Amar
Proprio la dispersione dei capi e le reti di cui godono rendono per Israele complicato eliminare le menti di Hamas. È più credibile che Tel Aviv riesca infliggere pesanti perdite all’organizzazione all’interno di Gaza. Le Idf hanno dichiarato di avere colpito in cinque giorni almeno 3.600 obiettivi nella Striscia. Tra questi anche il centro di comando delle Nukhba, truppe scelte delle brigate al-Qassam, protagoniste dell’operazione con cui il gruppo fondamentalista è penetrato in profondità nello Stato ebraico. Due membri del “politburo” di Hamas sono già caduti sotto le bombe: sono Jawad Shammala e Zakaria Abu Amar. Risultano uccisi anche uno dei capi delle operazioni marittime di Hamas, Mohammad Abu Shamla, e Mustafa Shahin, un miliziano identificato tra i responsabili degli eccidi nei villaggi israeliani. Difficile però pensare che anche l’invasione di terra e una battaglia casa per casa a Gaza comportino la distruzione totale di Hamas. Il gruppo gode di un sempre più ampio sostegno popolare anche fuori dalla Striscia. Soprattutto, le sue file sono nutrite e ben armate. Secondo Israele, Hamas può contare su oltre 30 mila combattenti e un ampio arsenale di razzi, compresi alcuni con una gittata di 250 chilometri. Hamas può inoltre servirsi del sistema di tunnel sotterranei che escono dall’enclave e che Tel Aviv sta cercando di bombardare. Per alcuni analisti, peraltro, leader del gruppo come Deif potrebbero essersi già allontanati da Gaza dopo l’attacco contro Israele.