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Chi è Nancy Faeser, la ministra degli Interni tedesca che litiga con mezza Europa
Non è certo inusuale nella politica tedesca vedere donne ricoprire ruoli di primo piano. Una su tutte Angela Merkel, per 16 anni cancelliera e per 18 al vertice della Cdu; oppure Ursula Von der Leyen, stesso partito, passata dal ministero della Famiglia a quello del Lavoro e poi a quello della Difesa, combinando in realtà un disastro dietro l’altro, per essere premiata infine con la presidenza della Commissione europea. L’attuale governo sfoggia agli Esteri Annalena Baerbock, leader dei Verdi e una competenza che Von der Leyen sembra in confronto una gigantessa, e anche la ministra dell’Interno Nancy Faeser, socialdemocratica e prima donna in assoluto a guidare il Bundesministerium des Inneres und für Heimat (letteralmente il ministero dell’Interno e per la Patria, Bmi), che fu tra gli altri un paio di volte occupato da una delle vere grandi figure della politica tedesca, Wolfgang Schäuble.

La candidatura con l’Spd in Assia e il tentativo di arginare l’AfD
Classe 1970, Frau Faeser è anche la candidata di punta per i socialdemocratici alla prossime elezioni in Assia. Qui il governo regionale è retto da una coalizione un po’ striminzita (69 seggi su 167) formata da Cdu e Verdi e i sondaggi della vigilia offrono una situazione un po’ particolare: la Cdu è in chiaro vantaggio al 30 per cento, davanti a Verdi, Spd e i nazionalpopulisti della AfD tutti intorno alla forbice tra il 15 e 20 per cento. Faeser punta al secondo posto dietro il governatore regionale Boris Rhein, per cercare di mettere in difficoltà l’alleanza tra conservatori e verdi e cercare di sparigliare le carte. Il risultato è aperto, tra un botto annunciato, quella dell’ascesa della destra estrema, e il tentativo dei partiti tradizionali di fare in qualche modo argine, con una coalizione o un’altra. Nancy Faeser ha detto in ogni caso che se non riuscirà a diventare Ministerpräsidentin se ne rimarrà a Berlino.
Frau Faeser e la politica zigzagante sull’immigrazione
Nella Capitale di lavoro ce n’è in abbondanza un po’ su tutti i fronti, interni ed esterni e la ministra non si tira indietro, anche se è arrivata al Bmi con poca o nulla esperienza, una lunga carriera da avvocatessa a Francoforte e dal 2019 numero uno della Spd in Assia. Sarà anche per questo, oltre che a causa di una congiuntura generale sfavorevole per il governo, tra guerra in Ucraina e nuove spinte migratorie, che la signora Faeser è spesso al centro dell’attenzione, non sempre con successo di critica e di pubblico. Una cosa è indossare una fascia con la scritta antidiscriminazione One Love all’apertura dei Mondiali di calcio in Qatar, tutta la Germania d’accordo, compresi i calciatori che sono stati stati costretti a non mettersela; un’altra è la politica un po’ schizofrenica sull’immigrazione, dove deve equilibrare la solidarietà socialdemocratica con il rigore richiesto sia per gestire l’emergenza, o presunta tale, sia per contenere politicamente la xenofobia della AfD.

La linea dura della ministra in casa e in Europa per arginare l’AfD
Cosi da una parte c’è il duello con la Cdu e la Csu del governatore della Baviera Markus Söder, anche lui in campagna elettorale – a Monaco si vota come a Wiesbaden l’8 ottobre – e ci si accapiglia sulla quota massima di immigrati da accogliere (Faeser e il cancelliere Olaf Scholz non vogliono limiti, l’opposizione conservatrice vorrebbe un tetto a 200 mila). Dall’altra la ministra fa la dura e vorrebbe per esempio esempio controlli ai confini con Polonia e Repubblica Ceca e niente ricollocazioni volontarie verso l’Italia. Alla Spd e all’Ue Alternative für Deutschland, che ovunque in Germania sale nei sondaggi, fa paura. Soprattutto in vista delle elezioni europee del prossimo anno e il voto in tre importanti regioni nell’Est del Paese. Alla fine dei conti però la linea zigzagante di Frau Faeser non sembra pagare, almeno stando agli umori e ai numeri di fine settembre, con ministra e partito non proprio a godere dei favori dell’elettorato: pesano anche gli inciampi, come il caso interno al ministero dell’ex direttore dell’Ufficio federale per la sicurezza informatica apparentemente troppo vicino alla Russia e comunque allontanato, forse giustamente, forse no, la battaglie legale è ancora in corso. Fra meno di due settimane se non altro si saprà se alla ministra riuscirà l’exploit in Assia o continuerà a litigare a Berlino con l’opposizione e mezza Europa.
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