Caso La Russa, il padre della presunta vittima: «C’è la volontà di nascondere qualcosa»

Il padre della ragazza che ha denunciato Leonardo La Russa, figlio del presidente del Senato, per violenza sessuale ha espresso il suo disappunto per la mancata consegna, da parte del giovane, della sim del suo telefono. Gli inquirenti non hanno infatti potuto sequestrarla perché intestata a una società che fa capo allo studio legale del padre, coperto da immunità parlamentare. L’unico modo affinché finisca nelle mani della magistratura è dunque che il giovane la consegni spontaneamente oppure che venga presentata richiesta formale di acquisirla alla Giunta per le autorizzazioni del Senato (che può decidere se dare o meno il via libera al sequestro).

La magistratura ha potuto sequestrare solo il telefono senza sim

«Vista la delicatezza degli eventi, ritengo che questo fatto (ndr la mancata consegna della sim) sia la dimostrazione di una volontà di nascondere qualcosa. Soprattutto da parte di chi predicava l’abolizione delle immunità parlamentari, come scritto sui giornali, figuriamoci davanti ad un asserito reato di violenza sessuale». Così il genitore della presunta vittima secondo quanto riportato da Repubblica. Per ora la magistratura ha potuto sequestrare solo il telefono di Leonardo, con un decreto firmato dal pm Rosaria Stagnaro e dall’aggiunto Letizia Mannella eseguito intorno alle 19 di venerdì 14 luglio. Dopo la firma del provvedimento, il giovane è stato convocato negli uffici della questura dove ha consegnato il dispositivo che, come è stato appurato dalle indagini, era nella sua «disponibilità esclusiva». L’obiettivo è quello di trovare elementi utili a capire cosa sia successo durante e dopo la notte tra il 18 e il 19 maggio, quella in cui sarebbero avvenuti i fatti contestati. Gli accertamenti verranno effettuati per parole chiave ed escludendo tutte le comunicazioni coperte dall’articolo 68 della Costituzione (quelle cioè con membri del Parlamento, come il padre). Qualora ci fosse invece bisogno della sim, in caso di mancata spontanea consegna, la magistratura sarebbe obbligata a rivolgersi alla giunta per le autorizzazioni del Senato.

La procura potrebbe chiedere l’accesso alla scheda e alle chat coperte

Un’ipotesi che, secondo Il Fatto Quotidiano, non è così lontana dall’avverarsi. Secondo il giornale, infatti, «la procura di Milano resta intenzionata a chiedere l’autorizzazione alla giunta per ottenere non solo la sim, intestata allo studio legale La Russa amministrato dal figlio Geronimo e del quale ancora il presidente del Senato risulta socio, ma anche l’accesso a eventuali chat che, pur coperte dall’art. 68 della Costituzione sulle guarentigie dei parlamentari, saranno ritenute rilevanti ai fini dell’indagine».

 

 

 

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