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Capodanno con Emis Killa a Ladispoli, polemiche contro il rapper: «Le sue canzoni sono sessiste»
L’amministrazione del Comune di Ladispoli, guidata dal sindaco di Fratelli d’Italia Alessandro Grando, ha scelto di far esibire Guè Pequeno ed Emis Killa, la notte di Capodanno. Una decisione che ha attirato addosso alla giunta molte polemiche, soprattutto per il tono delle canzoni del secondo, rapper 34enne il cui vero nome è Emiliano Rudolf Giambelli. A parte della cittadinanza e alle opposizioni non è piaciuta la scelta di far cantare artisti che nelle loro canzoni raccontano di femminicidi. E così sono nate le proteste, con tanto di richieste alla Regione Lazio di non finanziare l’evento.
Grando: «Nessuna canzone con espressioni violente»
Come spiega Repubblica, le frasi contestate sarebbero: «Preferisco saperti morta che con un altro. Vengo a spararti». E inoltre: «Voglio vedere la vita fuggire dai tuoi occhi, io ci ho provato e tu mi hai detto no. E ora con quella cornetta ti ci strozzerò». Queste parole, però, non riecheggeranno in piazza. A spiegarlo è lo stesso Grando: «Non verranno cantate canzoni con contenenti espressioni violente di genere». Mentre l’assessore al turismo, Marco Porro, ha spiegato: «Artisti scelti per un concerto indimenticabile che permetterà ai giovani di non andare via da Ladispoli e ai genitori di non stare in ansia».
Il concerto costerà 345 mila euro: 200 mila ai due rapper
Il costo dell’evento in piazza Falcone sarà di 345 mila euro, di cui 40 mila chiesti alla Regione Lazio. Di questi, 200 mila andranno ai due rapper. La consigliera regionale del Pd, Marta Bonafoni, ha chiesto però un passo indietro: «Quella del Comune di Ladispoli è una scelta sbagliata e pericolosa. Affidare lo spettacolo in piazza nella notte di Capodanno a rapper che con le proprie canzoni sembrano quasi incoraggiare comportamenti violenti contro donne e ragazze è tra l’altro un inaccettabile tradimento di ciò che ha chiesto alle istituzioni la grande mobilitazione di sabato scorso. Mi auguro che la Presidenza del Consiglio regionale risponda con un deciso no alla richiesta di contributo avanzata dal Comune. Meglio che quei soldi vengano destinati a ben altre iniziative, capaci di mettere in discussione quel patriarcato di cui ancora, purtroppo, vediamo troppe evidenze e di cui subiamo le più tragiche conseguenze».