Calcio, la Premier League studia un protocollo per cacciare i proprietari “cattivi”

Dopo la caotica cessione del Chelsea da parte dell’oligarca russo Roman Abramovich avvenuta nel 2022, la Premier League sta definendo un procedimento formale con cui obbligare i proprietari “cattivi” a vendere i loro club. Lo scrive il Financial Times. Il protocollo di disinvestimento, questo il progetto, verrà attivato nel caso in cui il proprietario venga rimosso da amministratore a causa di «fatti squalificanti» come l’abuso dei diritti umani o reati quali la violenza, la corruzione, la frode e l’evasione fiscale.

Calcio, la Premier League studia un protocollo per cacciare i proprietari "cattivi". Si vuole evitare un Chelsea-bis.
Tifosi del Chelsea a Stamford Bridge (Getty Images).

Servirà il voto favorevole di almeno 14 dei 20 membri

Il protocollo verrà discusso in un’assemblea della Premier League a settembre: prevede anche un rafforzamento del “test” per proprietari e amministratori, finalizzato a valutare l’idoneità a rilevare un club. Affinché le nuove regole vengano approvate, sottolinea il Financial Times, servirà il voto favorevole di almeno 14 dei 20 membri della massima divisione del calcio britannico. Il sì è tutt’altro che scontato, visti che diversi club non vedono di buon occhio misure troppo draconiane.

Calcio, la Premier League studia un protocollo per cacciare i proprietari "cattivi". Si vuole evitare un Chelsea-bis.
Todd Boehly, co-proprietario e presidente del Chelsea (Getty Images).

nel 2022 la difficoltosa cessione del Chelsea a Boehly

Come detto, il protocollo servirà a gestire situazioni simili a quella che ha coinvolto il Chelsea lo scorso anno, quando Abramovich mise in vendita il club londinese prima che le sanzioni del governo britannico spingessero la Premier League a rimuoverlo da “director”, termine che indica chi abbia nei fatti il controllo di una società. La cessione al consorzio guidato da Todd Boehly, avvenuta sotto la supervisione del governo britannico, si è poi concretizzata per 2,5 miliardi di sterline a maggio, ben oltre il termine dei 28 giorni di tempo concesso all’oligarca russo. La cessione evitò la crisi dei Blues, la cui sopravvivenza era legata alle copiose iniezioni di liquidità del suo ricchissimo proprietario.

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