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Bologna, arrestati tre ambientalisti per il blocco della tangenziale
Tre ambientalisti su un totale di 11 appartenenti al movimento di Ultima Generazione sono stati arrestati a Bologna per aver bloccato il traffico sulla tangenziale in occasione di una delle proteste per il cambiamento climatico. La Digos di Bologna, coordinata dalla Procura, ha accusato i tre di violenza privata aggravata e interruzione di pubblico servizio poiché hanno paralizzato il traffico e creato una coda lunga 4 chilometri. Il movimento ambientalista ha annunciato che si riunirà davanti al palazzo di giustizia per un sit-in di protesta.
Mani incollate sull’asfalto per il clima
Due ambientalisti hanno incollato le loro mani sull’asfalto con cemento a presa rapida. Trasportati all’Ospedale Maggiore in codice 1 sono stati liberati grazie all’intervento del 115 e del 118. Tutti sanzionati per il blocco stradale, gli altri 8 sono stati denunciati per interruzione di pubblico servizio, violenza privata, manifestazione non autorizzata, attentato alla sicurezza dei trasporti, danneggiamento in concorso e istigazione a delinquere.
Chi sono i tre arrestati di Ultima Generazione
I tre sono nello specifico una ricercatrice universitaria e due capi scout. Spiega il movimento di protesta: «Silvia, Mida ed Ettore sono tutti e tre residenti e inseriti nel tessuto sociale bolognese. Sono persone comuni che hanno deciso di prendere posizione attraverso un atto di disobbedienza civile nonviolenta per il futuro della loro città denunciando così l’ipocrisia di un governo e di una regione che preferisce fare guadagnare profitti alle aziende autostradali piuttosto che risarcire i propri cittadini dopo una catastrofe».
Ultima Generazione: «Attacco alla democrazia»
Il movimento di protesta si è poi rivolto al governo: «L’arresto è un attacco alla nostra democrazia. I fatti di oggi vanno al di là di un’intimidazione politica, non solo questo governo non sta mettendo in sicurezza il presente e il futuro dei propri cittadini, ma sta reprimendo a livello giudiziario quello che dovrebbe essere invece portato nelle aule del parlamento».