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Black Friday, i lavoratori di Amazon in sciopero in 30 Paesi
Il Black Friday è una giornata di protesta per i lavoratori di Amazon, con scioperi e mobilitazioni in 30 Paesi nel mondo, che toccheranno anche il sito di Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza. La campagna di mobilitazione globale ha preso il nome di Make Amazon Pay (Amazon deve pagare) inteso come debito che la multinazionale ha nei confronti dei propri dipendenti, della società e del pianeta.
I sindacati contestano le tasse irrisorie sui profitti e l’aumento delle emissioni di Co2
Oltre allo sfruttamento dei lavoratori, i sindacati e le Ong che hanno organizzato le mobilitazioni contestano ad Amazon di aver aumentato le emissioni di Co2 del 18 per cento nel 2022, e di non pagare tasse sui profitti. Secondo un rapporto pubblicato da Reuters nel 2023, Amazon ha pagato 1,2 miliardi di euro di tasse in Europa nel 2022, su un fatturato di 57 miliardi di euro e un profitto di 2,2 miliardi di euro. Ciò significa che Amazon ha pagato un’aliquota fiscale effettiva del 2,1 per cento, rispetto all’aliquota media del 20 per cento in Europa.
Today is the largest day of industrial disruption in Amazon’s 30-year history, with strikes and protests in over 30 countries.
In the UK, more than 1,000 workers at the Coventry warehouse are on strike- the 28th day of action this year. pic.twitter.com/bpl8MQ0Umk
— Taj Ali (@Taj_Ali1) November 24, 2023
Lo sciopero dei dipendenti Amazon a Castel San Giovanni
La maggior parte dei 400 mila pacchi in consegna al magazzino di Amazon a Castel San Giovanni per il 24 novembre sono rimasti sugli scaffali. Lo stabilimento piacentino è il primo hub aperto da Amazon in Italia nel 2011, ha una dimensione di 75mila metri quadrati e conta circa 1.700 operai tra facchini, addetti ai pacchi, agli imballaggi e alla spedizione. Quello del Black Friday, proclamato dalla Filcams-Cgil e dall’Ugl, è il quarto sciopero in meno di due mesi. I lavoratori protestano contro una proposta di aumento dello stipendio corrispondente a 17 euro lordi mensili, che considerano «inaccettabile» rispetto ai guadagni dell’azienda e all’aumento dell’inflazione. «Abbiamo chiesto un aumento degli stipendi più consistente, di avviare una discussione su un sistema di welfare aziendale e una maggiore attenzione ai problemi di salute e di sicurezza, ma l’azienda non ne ha voluto discutere», ha detto a Il Post Roberto Brambilla, sindacalista della Filcams-Cgil di Milano che ha partecipato alle trattative. Amazon sostiene di aver rifiutato le proposte dei sindacati perché ha già aumentato gli stipendi a Castel San Giovanni con una «procedura interna di revisione dei contratti» che ha portato «la retribuzione di ingresso a 1.765 euro, cioè circa il 7 per cento in più rispetto a quanto previsto dal contratto collettivo nazionale». La retribuzione è lorda e corrisponde a 1.250 euro al mese, per questo i lavoratori sostengono che la multinazionale possa concedere molto di più.