Black Barbie, su Netflix il documentario sulla bambola nera di Mattel

Netflix ha deciso di cavalcare l’onda del successo di Barbie, film con Margot Robbie, acquisendo i diritti per un documentario sulla bambola Mattel. È infatti in arrivo entro fine 2023, anche se non è nota la data ufficiale, Black Barbie: A documentary, un progetto che intende celebrare la versione nera del giocattolo che ha appassionato più generazioni in tutto il mondo. Diretto da Langueria Davis, qui al suo debutto dietro la cinepresa con un racconto a tinte autobiografiche, vanta una produttrice d’eccezione. Alle spalle del documentario c’è infatti Shonda Rhimes, nota per aver dato vita alle serie tivù di successo Grey’s Anatomy e Bridgerton, che ha battuto vari record di ascolti sulla piattaforma streaming. Focalizzandosi sul tema dell’inclusione, Black Barbie passa in rassegna le versioni della bambola uscite negli anni, da Shindana a Ebony Christie, con le parole dei creatori.

Black Barbie, i temi del documentario Netflix sulla bambola Mattel

All’inizio del suo documentario, come ha sottolineato l’Hollywood Reporter, la regista Davis confessa di non aver amato le Barbie da bambina. Fu solo con il suo trasferimento a Los Angeles e il successivo incontro con un’ex impiegata della Mattel che iniziò ad avvicinarsi al mondo delle bambole. Importante anche l’influenza della zia, che in Black Barbie racconta in prima persona il suo rapporto con i giocattoli e la loro storia. Oltre a lei ci sono anche sociologi, intellettuali, ma anche psicologi e scrittori, ciascuno con la propria esperienza personale. In quanto afroamericana, la cineasta ha deciso però di concentrare l’attenzione, come si deduce dal titolo del documentario, sulle bambole nere, le Black Barbie. Partendo da Francine, uscita nel 1967, e da Christie, sbarcata sul mercato l’anno successivo. «Era all’avanguardia», ha spiegato Davis a Vanity Fair. «Non era però protagonista, ma solo la migliore amica di Barbie, una babysitter».

In uscita entro fine 2023 su Netflix, il documentario Black Barbie racconta una storia di inclusione grazie alle bambole nere di Mattel.
Le bambole nere con il look di Diana Ross nel documentario (Screenshot YouTube).

La vera pioniera delle Black Barbie fu però Shindana, l’unica a entrare nella Toy Hall of Fame, che rimase in vendita dal 1968 al 1983. La prima bambola nera a portare il nome della protagonista in Italia arrivò con il nome di Ebony Christie, perdendo però il ruolo centrale che rivestiva negli States. «L’ho creata affinché le bambine afroamericane avessero qualcosa con cui giocare che le rappresentasse», spiega nel docu la loro creatrice Kitty Black Perkins. «Doveva riflettere il loro mondo, anche nel look». Si ispirò alla cantante Diana Ross, dandole anche il suo celebre abito rosso e i tratti somatici. Eppure, anche oltreoceano, dovette faticare per farsi largo. «Non ottenne visibilità», ha proseguito Davis. «Era difficile da reperire, in quanto si trovava negli angoli nascosti dei negozi. Per questo voglio raccontarne la storia».

Dalle disabilità al colore della pelle, Mattel punta sull’inclusione

Grazie all’esperienza delle Black Barbie, Mattel ha rivoluzionato negli anni l’aspetto delle sue bambole, con un’attenzione sempre più importante sull’inclusione. Ne è un esempio la collezione Barbie Fashionistas, la linea di giocattoli che l’azienda ha creato per consentire a più bambini e bambine di trovare la versione più adatta a sé. L’ultima in ordine di tempo a sbarcare sul mercato, nell’aprile 2023, è stata la Barbie con la sindrome di down, che indossa una collana che rappresenta il 21esimo cromosoma che causa un deficit a livello cognitivo o fisico. Non mancano poi le bambole curvy, quelle con sedia a rotelle, oppure quelle con gli apparecchi acustici dietro le orecchie.

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