Biden, perché è stata avviata l’inchiesta per l’impeachment e le possibili conseguenze

Si scalda di giorno in giorno la corsa per la Casa Bianca. Lo speaker repubblicano della Camera Usa, Kevin McCarthy, ha annunciato infatti di aver ordinato l’avvio di un’indagine formale contro il presidente Joe Biden per l’apertura di un impeachment, in relazione a presunte complicità e benefici finanziari derivanti dagli affari conclusi con governi stranieri (tra cui Cina e Ucraina) dal secondogenito Hunter, ai tempi in cui l’attuale inquilino della Casa Bianca era il vice di Barack Obama. «Un logico primo passo», lo ha definito McCarthy. «Ci sono accuse di abuso di potere, ostruzione della giustizia e corruzione. E ciò richiede altre indagini da parte della Camera dei deputati», ha affermato lo speaker, secondo cui Biden «ha mentito al popolo americano sugli affari esteri della propria famiglia».

Biden, perché è stata avviata l’inchiesta per l’impeachment e le possibili conseguenze in vista delle elezioni del 2024.
Joe Biden (Getty Images).

Le accuse: ha tratto beneficio dagli affari del figlio e ha spinto perché avesse un trattamento di favore

L’indagine si concentrerà sulla possibilità che Biden abbia tratto beneficio dagli affari imprenditoriali del figlio Hunter, il quale avrebbe ricevuto milioni di dollari da società attraverso transazioni ritenute «discutibili» dal Dipartimento del Tesoro, e che l’attuale capo della Casa Bianca si sia adoperato affinché il secondogenito ricevesse un trattamento di favore in sede giudiziaria. McCarthy ha poi aggiunto che, secondo un informatore dell’Fbi, Biden avrebbe anche accettato una tangente durante gli anni della vicepresidenza. Lo speaker repubblicano aveva assicurato che non avrebbe aperto alcuna inchiesta senza il voto dell’intera Camera. E invece ha deciso di spingere sull’acceleratore delle scottanti recenti accuse rivolte al figlio del presidente. Entro fine settembre Hunter Biden verrà incriminato dal Dipartimento di Giustizia per evasione fiscale e possesso illegale di arma da fuoco. Nello specifico è accusato di non aver pagato in tempo l’imposta federale sul proprio reddito nel 2017 e nel 2018. E di aver mentito circa sua dipendenza dalle droghe per acquistare un’arma, aggirando così i divieti federali.

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Hunter Biden (Getty Images).

La replica della Casa Bianca: «Questo è estremismo politico nella sua forma peggiore»

«I repubblicani alla Camera indagano sul presidente da nove mesi e non hanno trovato alcun elemento di illecito. E lo hanno detto gli stessi esponenti del partito», ha affermato la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre. «McCarthy voleva il voto per aprire l’impeachment, e ora cambia idea perché non ha il sostegno necessario. Questo è estremismo politico nella sua forma peggiore». L’accelerata dello speaker della Camera, assicurano i ben informati, è arrivata su pressione di Donald Trump, messo sotto accusa due volte quando era presidente e i democratici controllavano la Camera, per poi essere assolto dal Senato in entrambe le occasioni. In passato appena altri due presidenti erano stati al centro di un processo di impeachment: Andrew Johnson nel 1868 e Bill Clinton nel 1998.

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Donald Trump (Getty Images).

La procedura di impeachment dovrebbe rivelarsi un buco nell’acqua

Tracciando parallelismi con l’amministrazione di Richard Nixon, che fu oggetto di un’inchiesta del Congresso nel 1974 ma si dimise prima di essere formalmente messo sotto accusa, McCarthy ha affermato che la procedura di impeachment darebbe ai repubblicani della Camera «il pieno potere di raccogliere tutti i fatti e le risposte per il pubblico americano». Trump è stato assolto in entrambe le occasioni e anche questo procedimento dovrebbe rivelarsi un buco nell’acqua. E non ci sono avvisaglie che Biden voglia dimettersi. I repubblicani detengono sì una maggioranza ristretta alla Camera, ma diversi moderati del partito ritengono poco opportuno andare avanti con un processo che rischia solo di infiammare le divisioni politiche in America, in vista delle elezioni del 2024. I democratici, poi, hanno una maggioranza di 51-49 al Senato: risicata, ma sufficiente per salvare il presidente Biden. Che, dunque, dovrebbe rimanere in sella fino al 2024.

Le gaffe in serie del presidente: l’ultima imbarazzante conferenza stampa in Vietnam

L’impeachment non avrà (dal punto di vista repubblicano) successo, ma rischia comunque di influenzare l’esito delle prossime elezioni, al pari delle gaffe in serie di cui si sta rendendo protagonista Biden. L’ultimo episodio in Vietnam. Durante la conferenza stampa, il presidente Usa a un certo punto ha detto: «Io ora me ne vado a letto». Poi, come niente fosse, ha ripreso a rispondere alle domande dei giornalisti. Tutto questo dopo aver detto: «”Uno dei miei collaboratori mi ha detto: “Ricordi la famosa canzone “Good morning Vietnam”? Bene, good evening Vietnam», all’inizio della conferenza stampa di Hanoi. Ma non si tratta di alcuna canzone, bensì del il grido con cui il Dj dell’aviazione americana Adran Cronauer (poi interpretato al cinema da Robin Williams) apriva le sue trasmissioni mattutine alla radio dell’esercito americano durante la guerra del Vietnam.

Ma sono solo gli ultimi esempi di gaffe bideniane. A fine giugno il presidente Usa, parlando con i giornalisti della tentata marcia su Mosca del gruppo Wagner, aveva detto che Vladimir Putin stava «chiaramente perdendo la guerra in Iraq». Pochi giorni prima aveva chiuso il suo intervento al National Safer Communities Summit con la frase «God save the Queen, man», ma la compianta Regina d’Inghilterra non c’entrava nulla, e nemmeno l’inno nazionale del Regno Unito: probabilmente si era confuso con il «God bless America» spesso usato dai presidenti Usa per congedarsi.

Biden, perché è stata avviata l’inchiesta per l’impeachment e le possibili conseguenze in vista delle elezioni del 2024.
Joe Biden (Getty Images).

Il crollo nei sondaggi: per il 73 per cento degli elettori è troppo vecchio per ricandidarsi 

Il rivale Trump punta da tempo sulle gaffe di Biden. «I dottori hanno sbagliato la diagnosi. Non ha di nuovo il Covid, altrimenti detto il virus della Cina, bensì la demenza senile», ha scritto a luglio 2022 il tycoon sul suo social Truth. Un commento offensivo, rivolto tra l’altro a un uomo poco più anziano di lui: se Joe è un classe 1942, Donald è del 1946. Presidente statunitense più anziano di sempre – 78 anni – al momento dell’elezione nel 2020, Biden ha annunciato ad aprile la ricandidatura per un secondo mandato assieme alla vice Kamala Harris: dovesse vincere, resterebbe alla Casa Bianca fino a 86 anni. Ma le sue condizioni psicofisiche rischiano di essere un fattore alle urne. Secondo un sondaggio effettuato a fine agosto dal Wall Street Journal. il 73 per cento degli elettori registrati lo considera troppo vecchio per potersi candidare di nuovo alla presidenza. Solo per il 22 per cento del campione interpellato l’età dell’attuale presidente non rappresenta un fattore negativo. Diversa la situazione per Trump, che dovrebbe vincere in scioltezza le primarie repubblicane. Solo il 47 per cento del campione, infatti, considera l’età un problema per il tycoon, che a giugno ha spento 77 candeline. Né gli anni che passano, né i problemi giudiziari sembrano poter fermare The Donald. Si può dire lo stesso per Biden?

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