Aria inquinata, nel 2021 oltre 46 mila morti in Italia

Oltre mezzo milione di morti in Europa per colpa dell’aria inquinata nel 2021. Più di 46 mila solamente in Italia. È quanto emerge da un nuovo rapporto dell’Agenzia europea per l’Ambiente che ha aggiunto come almeno la metà dei decessi si sarebbe potuta evitare riducendo le emissioni entro i limiti consigliati dai medici. Circa 253 mila vite in 12 mesi. Il nostro Paese, assieme a Germania e Polonia, presenta i dati peggiori del vecchio continente, dato che il particolato sottile PM2,5 ha raggiunto nella Pianura Padana una concentrazione di 26 microgrammi per metro cubo, cinque volte oltre il limite. Pur ancora allarmanti, i risultati dello studio hanno sottolineato però un netto miglioramento rispetto al 2005, con una diminuzione delle vittime pari al 41 per cento. «L’inquinamento atmosferico è il problema sanitario numero uno nell’Ue», ha spiegato al Guardian Virginijus Sinkevi?ius, commissario europeo per l’Ambiente. «Dobbiamo e possiamo fare meglio».

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Aria inquinata, dal PM2,5 al biossido di azoto: cosa causa i decessi

L’Agenzia europea per l’Ambiente ha stimato 46.800 vittime in Italia nel 2021 per esposizioni alle polveri sottili. Ciò ha causato una perdita in anni di vita nella popolazione pari a 415 mila, 701 ogni 100 mila abitanti. I dati rappresentano circa un decimo dell’intera area Ue. Il rapporto ha citato infatti 253 mila vittime per esposizioni eccessive al particolato. Altre 52 mila sarebbero dovute a livelli spropositati di biossido di azoto, mentre ulteriori 22 mila decessi risalirebbero all’esposizione a breve termine all’ozono. Al di fuori dei 27 Paesi membri dell’Unione, i dati peggiorano sensibilmente. In totale, infatti, i numeri parlano di 558 mila morti in appena 12 mesi. Le nazioni a maggior rischio sono, oltre a Italia, Germania e Polonia, anche Macedonia del Nord, Bosnia Erzegovina e Serbia. Di contro, le più virtuose sono Islanda, Estonia e penisola scandinava.

Oltre 500 mila morti in Europa, di cui 46 mila in Italia, per l'aria inquinata. Causano infarti, cancro ai polmoni e asma. I dati.
Lo smog in Polonia, fra le nazioni peggiori in Europa (Getty Images).

Per la prima volta, l’Agenzia europea per l’Ambiente ha anche stimato il carico complessivo delle malattie derivanti dall’aria tossica. I ricercatori hanno infatti anche potuto ipotizzare quanti anni di vita siano andati perduti per colpa di guai fisici riconducibili all’inquinamento. «Le persone possono convivere a lungo con le complicazioni dovute all’esposizione a particolato e ozono», ha spiegato Alberto Gonzalez Ortiz, ricercatore dell’agenzia. «Considerando la mortalità, sottovaluteremmo l’impatto dell’inquinamento atmosferico». Per esempio, la sola cardiopatia ischemica sarebbe costata alla popolazione dell’Ue 759 mila anni di vita. Senza dimenticare infarti, malattia polmonare cronica e cancro. Fino ad arrivare all’asma, costato 26 mila anni con disabilità fisiche. Si tratta tuttavia di stime, non di dati assoluti, in quanto alcuni decessi potrebbero essere riconducibili a cause non collegate all’aria tossica, tra cui virus e malattie infettive.

Dal 2005, la tendenza è in costante miglioramento

Ci sono però anche buone notizie. Dal 2005 al 2021, il numero delle vittime è costantemente diminuito fino a raggiungere il 41 per cento. Non è però ancora sufficiente. Il Green Deal europeo, pacchetto di iniziative per il raggiungimento della neutralità climatica nel 2050, punta a ridurre il dato al 55 per cento entro la fine del decennio. «La politica dell’aria pulita funziona, tanto che la qualità sta migliorando», ha proseguito il dottor Sinkevi?ius. «Bisogna però fare di più e ridurre ulteriormente le emissioni di gas serra». Continuare a bruciare combustibili fossili, guidare eccessivamente l’automobile e finanziare gli allevamenti intensivi sono le maggiori cause dell’inquinamento nell’Ue. «Le autorità stanno agendo», ha spiegato Leena Yla-Mononen, direttrice esecutiva dell’Agenzia europea per l’Ambiente. «Basti pensare alla promozione delle biciclette o del trasporto pubblico».

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