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Aretha Franklin, il 10 luglio il processo per l’eredità: dubbi fra due testamenti
Ancora da accertare le ultime volontà di Aretha Franklin. La regina del soul, scomparsa dopo una lunga lotta contro un cancro nel 2018, non ha infatti lasciato un testamento formale, ma solo due documenti scritti a mano pieni di cancellature e stravolgimenti. Benché entrambi indichino nei figli gli eredi del patrimonio, sostanziali differenze hanno aperto una disputa che è finita in tribunale. Lunedì 10 luglio infatti un processo stabilirà quale dei due testamenti onorare e quale invece invalidare. In gioco le future royalties musicali per milioni di euro, gioielli e proprietà immobiliari in vari sobborghi di Detroit, tra cui una villa di Bloomfield Hills.
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Il contenuto dei due testamenti di Aretha Franklin scritti a mano
Con la morte di Aretha Franklin, il 16 agosto 2018, i media americani diffusero la notizia che l’artista non avesse redatto un testamento formale. Secondo la legge americana, dunque, l’eredità sarebbe andata in parti uguali ai suoi quattro figli Kecalf Cunningham, Clarence e Edward Franklin e Teddy Richards. Qualche mese dopo, nella primavera del 2019, spuntarono però due documenti, scritti a mano e nascosti all’interno dell’abitazione di Detroit. L’uno, datato 2010, venne rinvenuto in un armadio, mentre l’altro risalente al 2014 si trovava in un taccuino fra i cuscini di un divano. Entrambi i testamenti chiedevano espressamente il sostegno perpetuo a Clarence, il figlio maggiore e da tempo affetto da disabilità mai svelate al pubblico, ma divergevano per altre questioni.
Ad animare gli altri tre figli è infatti l’individuazione degli esecutori testamentari. Nel primo Aretha Franklin ha indicato Teddy Richards e Sabrina Owen, una sua nipote, in quanto Kecalf ed Edward avevano bisogno di «studiare economia e conseguire un diploma prima di ricevere parte dei beni». Nella versione del 2014 ha però sostituito Teddy con Kecalf e cancellato qualsiasi menzione delle lezioni. «Due testamenti non sono ammissibili come prova», ha detto l’avvocato di Kecalf Charles McKelvie. «In questi casi, il più recente annulla il più vecchio». Come riporta però Deadline, il legale di Richards ha fatto notare che, a differenza del primo, il documento del 2014 non è firmato, pertanto non sarebbe valido per la legge del Michigan. «Se avesse avuto rilevanza, inoltre, non sarebbe finito fra i cuscini di un divano», ha concluso l’avvocato.