Arese, il cambio di vita di Alberto e Linda: dalla città a un paesino di montagna

Cambiare vita, da un giorno all’altro. Passare dalle certezze di due lavori a tempo indeterminato all’apertura di un’attività in proprio in un paese sperduto. E’ successo ad Arese, nel Milanese: a raccontare la storia di Alberto Dezio e della moglie Linda, rispettivamente di 39 e 37 anni, è il quotidiano Il Corriere. La coppia, con due figli di sette e quattro anni, ha inagurato il 2 giugno un bar in un comune di circa 500 persone, a Cappelletta, frazione del comune di Farini, in provincia di Piacenza. La scelta è stata dettata dal desiderio di una vita più semplice, a misura d’uomo e immersa nel verde della montagna.

Una coppia con due figli e le rispettive famiglie hanno deciso di trasferirsi dalla città alla montagna per vivere meglio.
Panorama montano (Getty Images).

Dalla città a un paesino dell’Appennino

La decisione, nata per migliorare la qualità della vita dell’intera famiglia, è maturata nel contesto dello smartworking, un periodo durante il quale la coppia ha avuto la possibilità di trascorrere più tempo a casa, rivedendo le proprie priorità: «Volevo una vita diversa ma il primo vero salto l’ha fatto mio cognato» ha detto Alberto alla giornalista Simona Buscaglia. E’ stato infatti il cognato il primo ad andare in avanscoperta, acquistando dei terreni nella zona. Dopo le prime trasferte, inizialmente brevi, Alberto e famiglia non hanno avuto più dubbi.

I lavori di ristrutturazione e l’apertura del bar

Dopo aver rilevato una proprietà nella zona, i due cognati con le rispettive famiglie si sono messi al lavoro per ristrutturare lo stabile e il mese scorso, a giungo, hanno aperto un bar, frequentato da ciclisti alla ricerca di un punto di ristoro e da persone locali. Secondo Alberto, più che di un investimento economico, si è trattato di un investimento sul miglioramento della vita: «I nostri figli sono pieni di energia. Ci siamo organizzati con l’educazione parentale e abbiamo trovato altre famiglie qui in zona che fanno lo stesso percorso. In un anno di vita abbiamo stretto più legami genuini e veri che in quasi 30 anni di vita in città».

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