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Alle elezioni presidenziali in Argentina sarà ballottaggio tra Massa e Milei
In un ribaltamento delle primarie generali di agosto, lo spoglio delle schede delle elezioni presidenziali argentine ha restituito la sorpresa della vittoria del peronista progressista Sergio Massa col 36,5 per cento e l’anarco-capitalista di destra Javier Milei all’inseguimento col 30 per cento. Per essere eletto al primo turno serviva almeno il 45 per cento dei voti oppure il 40 per cento con dieci punti di vantaggio sul secondo: si rende così necessario il ballottaggio. Già fuori dai giochi per la Casa Rosada la conservatrice Patricia Bullrich, che si è fermata al 23,8 per cento.

Bullrich spazza via l’ipotesi di intesa col peronismo
L’Argentina dovrà dunque attendere il ballottaggio del 19 novembre con la disputa tra il ministro dell’Economia uscente Massa, leader di Union por la patria, e il candidato anti-sistema Milei, a capo de La Libertad Avanza, per conoscere il suo nuovo presidente. Il primo è andato meglio rispetto a quanto lasciavano pensare i sondaggi, il secondo invece un po’ peggio. La battaglia per conquistare i voti degli avversari sconfitti è già iniziata: secondo gli analisti quelli di Bullrich (che era candidata per la coalizione Juntos por el cambio) potrebbero andare in larga parte a Milei. «Non ci congratuleremo con uno dei ministri del peggior governo che questo Paese abbia mai avuto», ha detto Bullrich spazzando via qualsiasi ipotesi di intesa col peronismo.

L’Argentina è nel suo momento più nero
La grande preoccupazione resta l’incertezza che regnerà ancora per un mese sui mercati, con nuove turbolenze e la volatilità dei cambi, in un Paese con l’economia a brandelli, in cui l’inflazione sfiora il 140 per cento e il tasso di povertà è già al 40 per cento. Massa, attuale – e discusso – ministro dell’Economia, ha promesso che non ci sarà una nuova svalutazione del peso a breve. Convinto di poter trascinare il Paese fuori dalla crisi grazie allo sviluppo del settore energetico e delle materie prime (come il litio), ha dichiarato: «Voglio assicurare che sarò un presidente che lavorerà per dare ai cittadini più ordine, più sicurezza, meno improvvisazione e regole chiare, e soprattutto che i nostri figli portino zaini con dentro libri e non un’arma». Con Massa sarebbe poi confermato l’ingresso nei Brics, cosa tutt’altro che scontata invece con Milei alla Casa Rosada. La ricetta per l’economia dell’anarco-capitalista, così si è definito, passa dalla chiusura della Banca centrale, dalla privatizzazione a tappeto e dalla dollarizzazione del Paese. «A novembre dovremo scegliere tra la continuità del modello che ha impoverito l’Argentina o farla finita con l’inflazione, l’insicurezza e tornare a vivere in libertà. Questo non può avvenire che con noi», ha detto nel discorso a commento del voto, rivolgendosi agli elettori di Bullrich.
Affluenza più bassa dal ritorno della democrazia
Nonostante votare alle presidenziali in Argentina sia obbligatorio (pena una multa), dei quasi 35,5 milioni di cittadini chiamati alle urne ha risposto all’appello il 77,6 per cento: si tratta dell’affluenza più bassa dal ritorno alla democrazia nel 1983 dopo la dittatura militare. Oltre che per le presidenziali, gli argentini hanno votato anche per il rinnovo di 130 dei 257 seggi della Camera dei Deputati e 24 dei 72 del Senato.