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Riforma Medicina, studenti in rivolta. Otto su dieci la bocciano
AGI - Un'indagine di Testbusters, realtà specializzata nella preparazione ai test universitari, rivela una forte opposizione alla riforma dell'accesso a Medicina voluta dalla Ministra Bernini. Su oltre mille studenti intervistati, circa l'80% si dichiara contrario al nuovo sistema, ritenendolo inefficace e fonte di stress prolungato. Solo il 4% si sente più sicuro riguardo al proprio futuro.
Costi della riforma
La riforma, che sostituisce il test unico con un semestre ad accesso libero e tre prove finali, potrebbe avere costi esorbitanti: si stima fino a mezzo miliardo di euro all'anno per il sistema pubblico, contro i 5-10 milioni del modello precedente. Questo, secondo lo studio, a fronte di un potenziale sovraffollamento degli atenei e di un peggioramento della qualità formativa, senza un aumento proporzionale di docenti e infrastrutture per accogliere i 70-80mila iscritti previsti al semestre-filtro.
Criticità principali
Gli studenti individuano quattro criticità principali. La prima è di natura economica: oltre ai costi per lo Stato, le famiglie dovrebbero sostenere spese di affitto e materiale didattico per sei mesi, in uno stato di totale incertezza e con la probabile esclusione degli studenti temporanei dalle misure per il diritto allo studio.
Rischi organizzativi
Il secondo rischio è organizzativo, con il conseguente sovraffollamento delle facoltà scientifiche affini per chi non supera lo sbarramento. In terzo luogo, la riforma non risolverebbe la carenza di medici, legata non tanto all'accesso ma alla fuga dal Servizio Sanitario Nazionale (circa 4.000 abbandoni l'anno verso privato ed estero), nonostante l'Italia abbia già più medici della media OCSE (4,1 per 1.000 abitanti contro 3,7).
Impatto psicologico
Infine, l'impatto psicologico: per l'81% degli intervistati, sei mesi di valutazione continua genererebbero ansia e stress, con il rischio concreto, per chi non ha un "piano B", di perdere un intero anno accademico. Intanto, i posti a Medicina sono già raddoppiati in cinque anni, passando da 9.000 nel 2018 a quasi 20.000 nel 2023, un numero che secondo le proiezioni basterà a compensare i pensionamenti a partire dal 2029.