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La Cina punta sulla Serbia per infilarsi nei Balcani alla faccia dell’Ue
Aleksandar Vucic, presidente della Serbia, e il suo omologo cinese, Xi Jinping, si stringono la mano, uno accanto all’altro, di fronte alle bandiere dei rispettivi Paesi. Il 17 ottobre, in una Pechino vestita a festa in occasione del terzo Forum sulla cooperazione internazionale della Belt and Road Initiative, Xi ha concretizzato un’importante intesa strategica con Vucic, celebrata con una foto ricordo. Nel silenzio quasi totale dei media italiani, il capo di Stato della Cina ha sfruttato l’evento per partecipare a svariati incontri bilaterali con alcuni degli oltre 100 ospiti invitati. Tra questi meeting figurava, appunto, il faccia a faccia avuto con il serbo, unico leader europeo presente alla kermesse insieme al primo ministro ungherese Viktor Orban. E così, mentre gli analisti erano concentrati quasi ed esclusivamente sulle mosse di Vladimir Putin, immaginando chissà quale svolta nella partnership sino-russa, la fumata bianca è arrivata lungo l’inaspettato asse Pechino-Belgrado.
Azzeramento reciproco delle tariffe sul 90 per cento delle merci
La Serbia ha firmato un accordo di libero scambio con la Cina, rafforzando la cooperazione con Pechino in un momento in cui gran parte dell’Europa sta cercando di ridurre al minimo i rischi commerciali con il gigante asiatico. «Sono grato al presidente Xi Jinping per l’importanza che attribuisce alla Serbia», ha dichiarato Vucic definendo l’intesa con il Dragone «un grande passo in avanti». Il patto, che dovrebbe entrare in vigore tra maggio e giugno 2024, prevede l’azzeramento reciproco delle tariffe per il 90 per cento delle merci importate da ciascun Paese. Il presidente serbo ha spiegato che i maggiori beneficiari della fumata bianca con il Dragone saranno per lo più i produttori di miele del Paese, così come i viticoltori. Dovrebbero arrivare vantaggi anche per i produttori di generatori di corrente, pneumatici, motori elettrici, carne bovina. Sul fronte opposto, l’accordo fornirà un grande incentivo alle case automobilistiche cinesi, oltre che alle aziende di moduli fotovoltaici, batterie al litio e apparecchiature per le telecomunicazioni.
La Cina potrà presto importare in Europa merce sensibile
Detto altrimenti, la Cina potrà presto importare in Europa merce sensibile a tariffe quasi pari allo zero, rispetto all’attuale tasso del 5-20 per cento. In cambio, la Serbia potrà fare altrettanto proponendo le sue mercanzie ai consumatori cinesi. Belgrado ha dunque lanciato un chiaro messaggio all’indirizzo dell’Unione europea, facendo intendere a Bruxelles di non voler chiudere le porte in faccia a Pechino e, al contempo, di esser disposta a consentire ai cinesi di operare nei Balcani. Una regione tanto strategica quanto sensibile per le mire di Xi. Non solo per espandere l’influenza della Cina a livello globale, ma anche per utilizzare il trampolino balcanico al fine di tuffarsi gradualmente nel cuore dell’economia europea.
Progetti infrastrutturali del valore di quasi 4 miliardi di euro
L’intesa tra Serbia, Paese membro dell’Ue, e Cina solleva subito una criticità. Se Belgrado è ben felice di avvicinarsi a Pechino, Bruxelles non ha un accordo di libero scambio con Pechino e sta, anzi, persino pensando di usare il pugno duro contro il Dragone e le sue pratiche commerciali considerate sleali. Dal canto suo, Xi ha paragonato la nazione serba a un «amico di ferro della Cina» e ha aggiunto un nuovo accordo di libero scambio con uno Stato europeo, dopo Georgia, Islanda e Svizzera. A conferma della multi settorialità del patto sino-serbo, il ministero serbo delle Costruzioni, dei Trasporti e delle Infrastrutture della Serbia ha annunciato di aver firmato tre contratti commerciali con aziende cinesi relativi a progetti infrastrutturali del valore di «quasi 4 miliardi di euro per circa 300 chilometri di nuove strade». I contratti, che includono anche l’acquisto da parte serba di una ventina di treni cinesi ad alta velocità, si affiancano alla firma di altri memorandum d’intesa al momento non ancora esplicati.
Roccaforte balcanica: anche le armi sull’asse Pechino-Belgrado
La Cina è il secondo partner commerciale della Serbia. Nel 2022, gli scambi tra i due Paesi hanno toccato i 6,15 miliardi di dollari. Secondo i dati del Balkan Investigative Reporting Network, al 2021 sul territorio serbo risultavano, in varie fasi di completamento, almeno 61 progetti realizzati da o in collaborazione con entità cinesi, per un valore di circa 18,7 miliardi di euro. Nello stesso periodo, in tutti i Balcani figuravano 135 progetti in qualche modo legati a Pechino, per un totale di 32 miliardi di euro. Ma non c’è soltanto il commercio a unire Cina e Serbia. Il ministro della Difesa di Belgrado, Milos Vucevic, ha infatti spiegato nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano cinese Global Times che l’equipaggiamento militare fornito da Pechino ha rafforzato significativamente le forze armate serbe. Tra gli armamenti made in China importati dal Paese balcanico troviamo il sistema missilistico antiaereo cinese a medio raggio FK-3 e i droni CH-95 e CH-92.
Anche il settore scientifico è caldo, tra ricerca genetica e hub
Altro settore caldo: quello scientifico. Perché il gruppo cinese Bgi, Beijing Genomics Institute, ossia la più grande società di ricerca genetica al mondo, è stata calorosamente accolta in Serbia. L’azienda, alle prese con sanzioni Usa e svariate indagini in Europa, è pronta a lanciare progetti inediti, come l’inaugurazione del campus Bio4, un hub biomedico e biotecnologico dal valore di 200 milioni di dollari, da affiancare al Centro per il sequenziamento del genoma, già operativo e inaugurato nel dicembre 2021.