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La mano che ha colpito Giambruno e il futuro a Mediaset
Riportano autorevoli giornali che Andrea Giambruno ha detto a chi è riuscito a contattarlo – qualcuno lo ha addirittura fotografato al centro commerciale di Orio al Serio, e un giorno bisognerà sviscerare l’attrazione della destra verso queste bengodi degli acquisti – di sentirsi sotto a un treno. Comprensibile. Il problema però è capire chi ce lo ha messo, cosa sempre meno chiara col passare dei giorni seguiti al missile dei fuorionda.
L’ex compagno della premier al centro commerciale di Orio al Serio con i familiari https://t.co/vowvkg6UH2
— Corriere della Sera (@Corriere) October 21, 2023
Meloni accredita la tesi del sabotaggio, senza indicare i mandanti
Per ora sappiamo che Mediaset si chiama fuori dando la colpa a «quel rompicoglioni» di Antonio Ricci. Il quale gongola e da volpe qual è cavalca fieramente la tesi della sua indipendenza, tale da non dover mai rispondere al padrone delle scelte che fa. Dall’altra parte Giorgia Meloni, che senza indicare i mandanti accredita la tesi del sabotaggio: Forza Italia, frazioni del partito che sfuggono al controllo del suo debolissimo segretario, vendetta postuma della famiglia Berlusconi dopo l’umiliante solitudine in cui è stato lasciato il fondatore nei giorni che precedettero l’elezione di Ignazio La Russa alla presidenza del Senato (ricordate il pizzino in favore di telecamere dove il Cav aveva lapidariamente annotato degli aggettivi non proprio benevoli verso la leader di Fratelli d’Italia?), i poteri forti, Soros (metterlo non si sbaglia mai), la Spectre. Di chi sarà stata la mano che ha agevolato quel micidiale uno-due di Striscia la notizia?

Il ragazzotto di Lele Mora che doveva finire in prima serata
E qui si torna a Giambruno, e alla sua resistibile ascesa. Silvio Berlusconi, sempre quando nei rapporti con Giorgia volavano stracci, lo aveva derubricato ad anonimo suo dipendente, uni dei 3 mila e passa che popolano il variegato universo di Mediaset. E in effetti erano anni che l’ex compagno della premier, via Lele Mora allora all’apice del suo splendore, frequentava gli studi di Cologno Monzese con vari ruoli, ma tutti di backstage: ragazzo tuttofare, autore, giornalista, buttadentro (è noto che conobbe Meloni strappandole di mano una banana che lei incautamente sbocconcellava mentre si era accesa la luce della diretta). Poi – caso vuole che Meloni nel frattempo fosse diventata presidente del Consiglio – il grande salto verso la conduzione a Diario del giorno, il talk di attualità pomeridiano di Rete4. Preludio, come accreditavano voci interne all’azienda, dell’approdo all’olimpo dei conduttori, ossia la prima serata.
Perché fu messo alla conduzione, anche se palesemente inadatto?
Domanda: perché un giornalista palesemente inadatto alla conduzione (non è un mestiere che si improvvisa, altrimenti tutti i giornalisti sarebbero bravi conduttori, ma così non è e poi si finisce nelle impietose parodie di Maurizio Crozza) viene lanciato alla guida di un programma? Eccesso di zelo da parte dei vertici del Biscione per ingraziarsi la premier o collaterale non scritto del patto che sancisce – ora qualcuno direbbe sanciva – l’alleanza di ferro tra Giorgia e gli eredi di Silvio? Ai posteri la sentenza. Per ora resta il povero Giambruno, grossolano e improvvido cazzaro fin che si vuole, dipendente in attesa di aziendale giudizio, per cui ci sentiamo di chiedere la mano leggera di Mediaset e il suo reinserimento nelle retrovie. In fondo è stato un vaso di coccio frantumato da un meccanismo più grande di lui.