Pupi Avati: «Il cinema italiano si sta riprendendo»

«Ho la sensazione che il cinema italiano si stia riprendendo in modo straordinario per qualità e ambizione, c’è una nuova generazione di autori straordinari, ahimè, li invidio e li odio». Lo ha detto con un sorriso Pupi Avati nel panel di cui è stato protagonista con Michela Andreozzi e Walter Veltroni, Quali Storie Per Il Cinema Italiano?, che ha aperto la seconda giornata di Sky 20 anni, evento organizzato dalla piattaforma digitale satellitare in occasione del proprio ventennale. L’iniziativa, dal 2 ottobre 2023 al 4 ottobre 2023 al museo nazionale romano nelle terme di Diocleziano di Roma, comprende panel dedicati all’attualità, al cinema, alle serie tv, all’intrattenimento, allo sport e all’impegno sociale con ospiti nazionali e internazionali.

«Dimensione qualitative a autoriale forte»

«Dopo alcuni decenni di commediole molto ripiegate su stesse con una panchina molto corta», ha aggiunto il cineasta, «penso il cinema italiano sia tornato ad avere una dimensione qualitativa e autoriale molto forte». «Nel dopoguerra», ha osservato Walter Veltroni, «il cinema italiano ha fatto leggenda con il neorealismo, poi si passò alla commedia all’italiana e una parte della critica pensò fosse un tradimento mentre era una prosecuzione del neorealismo con altri mezzi. Entrambi volevano portare il maggior numero possibile di significati al maggior pubblico possibile. Il cinema non si fa per gli addetti ai lavori o una parrocchietta ma per il pubblico anche con l’ambizione di portarlo a fare un passo più avanti». Rispetto ai temi che si trattano, «c’è anche un giovane cinema italiano che sa raccontare molto bene la precarietà dell’esistenza».

Avati annuncia di voler fare un film in bianco e nero

Per Avati, che ha annunciato di voler fare un film in bianco e nero, non si dovrebbe pensare «a piacere solo a quell’amichetteria che determina ciò che si vede. C’è ad esempio una specie di diffidenza verso il genere, io invece li rivendico». Fare film di genere «mantenendo la propria identità vuole dire fare un prodotto interessante che arriva a un pubblico più vasto». Michela Andreozzi ha sottolineato che «il cinema bisogna prenderlo come una responsabilità, non è uno strumento per cambiare la società ma abbiamo la responsabilità di quello che facciamo rispetto alla società».

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