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Ansaldo Energia pensa alla pubblicità ma i conti e le commesse piangono
A Genova, al quartier generale Ansaldo Energia, in molti hanno strabuzzato gli occhi vedendo la pubblicità acquistata su alcuni quotidiani locali e nazionali dall’azienda. Le pagine sono state comperate per celebrare i 170 anni di vita della società, nata nel 1853, e ai bei tempi diventata uno dei principali produttori di centrali elettriche al mondo. Il 3 ottobre, nel capoluogo ligure, si tiene ai Magazzini del Cotone il convegno per continuare a festeggiare la ricorrenza.
La preoccupazione dei sindacati per l’assenza di commesse fino al 2024
Tra i più dubbiosi ci sono alcune sigle sindacali genovesi che danno un giudizio negativo non tanto sul fatto che si possa celebrare la ricorrenza, ma sull’opportunità di spendere denaro per questa manifestazione e per le pagine pubblicitarie, visto il grave stato di difficoltà in cui versa l’azienda. I sindacati hanno manifestato in modo molto semplice e diretto la loro preoccupazione al nuovo amministratore delegato Fabrizio Fabbri, che guida la società dallo scorso aprile dopo che il suo predecessore, Giuseppe Marino, è passato al colosso dei treni Hitachi Rail. C’è un dato che li preoccupa più di tutto: nel portafoglio di Ansaldo Energia nessuna nuova commessa fino 2024. E delle 13 turbine vendute nel mondo in quest’ultimo anno, solo una è prodotta dal gruppo genovese. Il nuovo capo azienda li ha rassicurati dicendo che sta trattando commesse per un valore di circa 1 miliardo, ma a oggi i lavoratori e i sindacati non vedono risultati certi e contratti firmati.

Cdp è salita al 99,5 per cento del capitale di Ansaldo
Intanto Cassa Depositi e Prestiti ha appena sottoscritto un ennesimo aumento di capitale che l’ha portata al 99,5 per cento del capitale di Ansaldo. Il secondo azionista, la cinese Shanghai Electric, non ha voluto mettere denaro fresco; e non è la prima volta, era già accaduto nel 2020. In totale Cdp, oggi guidata da Dario Scannapieco, in tre anni ha pompato nelle casse di Ansaldo Energia 1 miliardo e 100 milioni di euro, soldi che arrivano dal risparmio postale delle famiglie italiane e che probabilmente non basteranno data la situazione di mercato delle turbine a gas. Senza tener conto poi delle varie manovre finanziarie sul debito della società, come i 200 milioni di euro di prestito e la richiesta alle banche di continuare a supportare l’azienda. Insomma, più che pagine pubblicitarie e convegni, servirebbero nuovi contratti e una rigorosa politica di contenimento dei costi.