In Egitto è già partita la campagna presidenziale tra arresti e spionaggio

Ora c’è una data: in Egitto si va al voto per eleggere un nuovo presidente il 10, 11 e 12 dicembre 2023, ma la campagna di avvicinamento è già cominciata da tempo con qualche inciampo. Anche se non ha annunciato ufficialmente la sua ricandidatura – che dovrebbe essere solo una formalità – il potente presidente uscente Abdel Fattah al-Sisi, in carica dal 2014, ha incassato il sostegno di ampie parti della politica e della società civile egiziana, mentre l’opposizione sta riscontrando non poche difficoltà. Nonostante reiterate promesse di elezioni libere ed eque, sostenute da un processo di dialogo nazionale e anche dalla grazia riservata ad alcuni detenuti politici di spicco (tra cui il “nostro” Patrick Zaki, ma quella è un’altra storia), le ultime notizie che arrivano dal Paese nordafricano non lasciano intravedere quel pluralismo tanto sperato, tra arresti, tentativi di spionaggio e minacce di boicottaggio.

In Egitto è già partita la campagna presidenziale tra arresti e spionaggio
Il presidente egiziano Al-Sisi (Getty).

Virus inviato sullo smartphone di Ahmed al-Tantawi

Uno dei candidati alla presidenza, il giornalista ed ex parlamentare di opposizione Ahmed al-Tantawi, in questi giorni ha denunciato di avere subito tentativi di spionaggio tramite un virus inviato al suo smartphone. La conferma è arrivata dal Citizen Lab dell’Università di Toronto, un laboratorio di ricerca specializzato nella sicurezza informatica che il politico ha contattato dopo aver ricevuto messaggi sospetti. Secondo Citizen Lab, che ha analizzato il telefono di al-Tantawi assieme al Threat Analysis Group di Google, dietro questi tentativi è molto probabile ci sia il governo del presidente al-Sisi.

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Uno dei candidati alle elezioni egiziane, Ahmed al-Tantawi.

I primi tentativi di hackeraggio risalgono almeno a maggio

I ricercatori hanno scoperto il malware contro al-Tantawi solo a settembre, ma i primi tentativi risalgono a maggio, quando qualcuno ha provato a hackerare lo smartphone con uno spyware chiamato Predator tramite link mandati via Sms e messaggi WhatsApp. Se al-Tatantawi avesse cliccato su quei collegamenti, il suo telefono si sarebbe trasformato in una “spia” al servizio degli hacker. Una volta infettato, il telefono avrebbe infatti registrato e consegnato conversazioni, messaggi e dati ai malintenzionati. Ad agosto altri tentativi di hackeraggio hanno invece utilizzato la configurazione della connessione del telefono del politico egiziano alla rete mobile di Vodafone Egypt per infettarlo automaticamente con lo spyware se avesse visitato siti web che non utilizzavano il protocollo di sicurezza Https. I tentativi probabilmente sono falliti perché al-Tantawi aveva il telefono in “modalità di blocco”, secondo Citizen Lab. Per i ricercatori il telefono è stato però in un caso attaccato con successo dallo spyware nel 2021.

L’ombra del governo: l’Egitto è un cliente dell’azienda Cytrox

Dato che l’Egitto è notoriamente cliente del produttore di Predator, l’azienda Cytrox, e lo spyware è stato lanciato dal suolo egiziano, Citizen Lab si è detta convinta che dietro l’attacco ci sia proprio il governo egiziano. Al-Tantawi ha parlato di attacchi «indissolubilmente legati alla mia candidatura politica e al mio ruolo di opposizione nel Paese contro il regime di al-Sisi» che ha cercato «non solo di sorvegliare, ma forse anche di trovare materiale compromettente che potrebbe essere utilizzato per screditami o diffamarmi». Secondo il politico, l’incidente solleva anche dubbi sulla possibile complicità delle società di telecomunicazioni. Al-Tantawi, ex capo del partito di sinistra Al-Karama, aveva annunciato a marzo che avrebbe tentato l’ardua missione di battere il presidente uscente al-Sisi, il cui mandato scade nel 2024, alle votazioni. Da quel momento anche suoi familiari e sostenitori si sono lamentati di molestie e interferenze da parte delle forze di sicurezza.

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Il malware Predator è sviluppato dalla Cytrox.

Kassem condannato per un post su Facebook

Hisham Kassem, un altro possibile candidato alla presidenza per la coalizione di opposizione al-Tayar al-Hurr (Free Current) è stato condannato a metà settembre per calunnia e diffamazione nei confronti di Kamal Abu Eita, un ex ministro del Lavoro, e per oltraggio a pubblico ufficiale. Kassem era stato arrestato ad agosto per un post pubblicato su Facebook il 29 luglio contro l’ex ministro. Dopo essersi rifiutato di pagare la cauzione è stato portato in una stazione di polizia al Cairo, dove avrebbe aggredito verbalmente tre agenti di polizia.

«Il regime sarà allo stesso tempo concorrente e arbitro»

La sua formazione politica ha annunciato che boicotterà le elezioni e sospenderà le sue operazioni in seguito alla condanna. «Il clima politico non consentirà elezioni libere, corrette e giuste, senza le quali il regime sarà allo stesso tempo concorrente e arbitro», ha affermato. La coalizione ha aggiunto che Kassem era «un potenziale candidato presidenziale se fossero state fornite le garanzie elettorali fondamentali». La condanna contro Kassem, che è anche un attivista ed editore di opposizione, potrà però essere impugnata di fronte a un tribunale di grado superiore. Se invece fosse confermata, lo estrometterebbe dalla campagna elettorale.

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Hisham Kassem.

Sei candidati, ma la legge elettorale mette i bastoni fra le ruote

Compreso lo spiato al-Tantawi, e senza contare al-Sisi, i candidati alla presidenza sono al momento sei. Gameela Ismail, presidente del partito liberale Dostour, e Farid Zahran, presidente del Partito socialdemocratico egiziano di sinistra, hanno annunciato la loro intenzione di candidarsi. Gli altri sono Abdel-Sanad Yamama e Fouad Badrawi del partito nazionalista Wafd e Hazem Omar, capo del Partito repubblicano popolare. Nessuno avrà vita facile a causa della popolarità di al-Sisi e della stretta dell’Egitto sulle critiche al governo, ma anche della stessa legge elettorale. Secondo le regole egiziane, i candidati, per partecipare alle elezioni, devono infatti ottenere l’appoggio di 20 parlamentari o di 25 mila elettori registrati in almeno 15 governatorati del Paese, con un minimo di 1.000 da ciascun governatorato. Il tempo ora stringe, e il clima politico potrebbe non aiutare.

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