George Martin e altri 17 scrittori contro OpenAI per violazione dei copyright

George Martin, autore della saga fantasy Le cronache del ghiaccio e del fuoco adattata nella serie HBO Il Trono di Spade, attacca OpenAI. Lo scrittore americano si è infatti unito ad altri 17 autori e alla Authors Guild per citare in giudizio l’azienda creatrice del chatbot di intelligenza artificiale ChatGPT. L’accusa è violazione di copyright, in quanto la società co-fondata da Elon Musk avrebbe «copiato le opere senza permesso e senza pagare un corrispettivo per i diritti», utilizzandole per sviluppare i suoi modelli linguistici. «È imperativo fermare questo furto sul nascere o distruggeremo la nostra incredibile cultura letteraria», ha detto Mary Rasenberger, Ceo di Authors Guild, alla Cnn. «Gli autori devono avere la capacità di controllare se e come le loro opere vengono utilizzate dall’IA generativa». OpenAI non ha risposto alle accuse. Non è però la prima volta che gli scrittori si scagliano contro la società.

Non solo George Martin, chi sono i 17 scrittori che accusano OpenAI

Il nome più altisonante della lista di autori è quello di George R.R. Martin, la mente dietro la saga fantasy che ha dato origine alle serie tivù Il Trono di Spade e House of the Dragon. Proprio gli ultimi due capitoli della storia, Winds of Winter e A Dream of Spring, attesi da oltre 10 anni, sarebbero loro malgrado vittime di furti online. La Cnn ha infatti riportato la notizia secondo cui sarebbero apparse in Rete copie false dei due volumi, tanto da finire in alcuni casi persino in vendita su Amazon. Accanto a Martin, spicca anche il nome di Michael Connelly, 67enne autore dei best seller thriller con protagonista il detective Harry Bosch, saga che conta oltre 20 romanzi. Contro OpenAI anche John Grisham, autore di libri trasposti anche al cinema come L’uomo della pioggia o Il cliente.

Sotto accusa l'utilizzo delle opere per migliorare i modelli linguistici di ChatGPT. Con George Martin anche Michael Connelly e John Grisham.
Lo scrittore Michael Connelly in un evento del 2022 negli Usa (Getty Images).

Accanto a George Martin figurano la scrittrice Jodi Picoult, scrittrice di La custode di mia sorella, e Jonathan Franzen, che esordì nel 1998 con La ventisettesima città. L’elenco dei 17 autori che hanno fatto causa a OpenAI comprende David Baldacci e Mary Bly, nota con il nome d’arte Eloisa James con cui ha pubblicato, tra gli altri, Duchesse Disperate e Kiss at Midnight. Ci sono poi Sylvia Day, Elin Hildebrand, Christina Baker Kline, Douglas Preston, Maya Shanbhag Lang, Victor Lavalle, Roxanna Robinson, Rachel Vail e George Saunders. Infine, menzione speciale anche per Scott Turow, il cui romanzo Presunto innocente è giunto al cinema grazie a un film con Harrison Ford.

Da Sarah Silverman a Paul Tremblay, gli altri autori contro OpenAI

OpenAI si ritrova ad affrontare dunque la quarta causa in pochi mesi da parte degli scrittori americani. A giugno, infatti, i primi a puntare il dito contro la madre di ChatGPT erano stati Paul Tremblay e Mona Ward, denunciando la presenza sui modelli linguistici del chatbot di oltre 300 mila libri, molti dei quali realizzati illegalmente. Il mese successivo era toccato a Sarah Silverman, nota anche per aver recitato nei film Tutti pazzi per Mary con Cameron Diaz e School of Rock con Jack Black. L’attrice e scrittrice mostrò come il suo libro Bedwetter fosse finito in Rete sotto forma di riassunti grazie al chatbot di OpenAI. Un altro gruppo di scrittori si era invece fatto avanti, secondo Reuters, lo scorso 12 settembre. Fra di loro anche Michael Chabon, premio Pulitzer nel 2001 per Le fantastiche avventure di Kavalier & Clay.

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