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Bonucci ha deciso di fare causa alla Juventus
Leonardo Bonucci non perdona la Juventus. Dopo l’addio tribolato e l’approdo all’Union Berlino ora è arrivato il momento dell’azione legale nei confronti del suo ex club. Il giocatore ha deciso di andare fino in fondo e fare causa. Un momento nero per la società della famiglia Agnelli-Elkann, tra voci (smentite) di vendita e il caso doping che ha travolto Paul Pogba. Adesso tocca alla grana giudiziaria con l’ex difensore centrale che ha collezionato più di 500 partite in bianconero. Entro la mattina di martedì 12 settembre, i legali del giocatore Antonio Conte e Gabriele Zuccheretti provvederanno a dar seguito all’azione giudiziaria prevista dall’accordo collettivo dei tesserati. Un’azione che consiste in una richiesta di risarcimento danni dovuta alla presunta mancanza delle adeguate condizioni di allenamento e di preparazione a disposizione di Bonucci, subendo danni di natura professionale e d’immagine.
Il punto di vista del calciatore: «Abbandonato dalla società»
L’ormai ex capitano della Nazionale italiana ha chiarito fin da subito che la sua azione legale è legata a motivi di principio. In tutela di tutti i colleghi che non possono rivendicare i propri diritti come sta facendo lui e che dunque rimangono ai margini delle società. Nella richiesta di risarcimento, i legali di Bonucci definiscono «anomale» le situazioni che è stato costretto a vivere un atleta professionista. Infatti le decisioni seguite all’esclusione dalla rosa sono parse particolarmente lesive, tra queste l’obbligo a svolgere allenamenti serali in orari differenti rispetto a quelli dei compagni e senza mai incontrare lo staff tecnico. Ma anche il fatto di non avere accesso a palestra, piscina e ristorante, o comunque senza la dovuta assistenza. Nella documentazione prodotta dai legali, si sottolinea anche l’impatto psicologico della decisione sul calciatore che si è sentito volutamente abbandonato.
Situazione Juve, scenario da incubo: vendita (smentita) e caso Pogba
Le vie legali adite da Bonucci sono solo l’ultimo capitolo dell’ennesima settimana tribolata alla Continassa. Prima il difetto di competenza dell’inchiesta «Prisma», poi le voci di cessione della società e infine il caso Pogba, risultato positivo al testosterone. In ordine, il 7 settembre la Corte di Cassazione si è pronunciata su una questione di competenza territoriale rispetto alla sede dove si stesse tenendo il processo che è costato la condanna ad Andrea Agnelli e l’esclusione dalle coppe al club bianconero. L’esito è stato che la procura di Torino non era competente, a occuparsene ora sarà Roma. A gettare benzina sul fuoco poi ci ha pensato il Giornale che l’11 settembre ha ipotizzato la cessione della società da parte di Exor (holding della famiglia Agnelli). Ipotesi però duramente smentita dalla stessa Exor che ha definito l’eventualità «destituita di ogni fondamento». Infine il caso Pogba. Il giocatore che viene da un anno in cui ha totalizzato manciate di minuti in stagione per colpa di infortuni a catena è risultato positivo al testosterone in un controllo antidoping dopo la prima giornata di campionato. Quando la Juventus ha giocato in trasferta alla Dacia Arena contro l’Udinese e lui non era nemmeno sceso in campo.