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La nuova Azione di Calenda prende linfa dai fuoriusciti renziani e dem
L’archiviazione del Terzo polo sembrava l’inizio della fine per le ambizioni di Carlo Calenda. O comunque era stato descritto come un pesante ridimensionamento per l’ex candidato sindaco di Roma. E invece la rovinosa separazione con Matteo Renzi ha dato nuova linfa ad Azione: in poche ore ha accolto 30 dirigenti locali in Liguria, usciti dal Partito democratico, e ha avviato il ticket con l’ex ministra delle Pari opportunità, Elena Bonetti, che ha sancito l’addio a Italia viva – ricevendo anche una serie di insulti via social – dopo mesi di riflessione. E non è finita qua.

Gli addii di Rosato e Marattin sarebbero un duro colpo per Renzi
I rumor di Palazzo raccontano di un avvicinamento con Ettore Rosato, uno degli iper renziani insoddisfatti della strategia intrapresa dall’ex presidente del Consiglio. In precedenza era stato dato in procinto di entrare in Forza Italia, ma questo rappresenterebbe un salto nel centrodestra. Così Rosato è corteggiato da Azione, che conferma la collocazione all’opposizione del governo Meloni. Il sogno calendiano sarebbe quello di strappare a Italia viva anche Luigi Marattin, l’uomo dei numeri economici di Renzi. Il diretto interessato ha sempre respinto l’ipotesi di una fuoriuscita da Iv. Ma il malumore c’è, eccome. E la prospettiva del Centro non scalda il cuore di Marattin. Sarebbe un tris da calare nel derby con l’ormai ex alleato con cui è partita una serrata competizione per conquistare lo stesso elettorato.

Nel Pd crescono gli scontenti della linea politica di Schlein
Una scarica di adrenalina per Calenda, pronto a dare vita a un nuovo progetto politico, una casa dei liberaldemocratici, già dall’autunno. «Siamo interessati a costruire un’area repubblicana composta da liberaldemocratici, popolari e riformisti che abbia come bussola la cultura di governo», ha ribadito il leader di Azione in un’intervista a Repubblica. «Vedo difficile una convivenza nel Pd di anime così diverse», ha aggiunto gettando l’amo ai malpancisti dem. L’obiettivo è quello di ripetere “l’operazione-Liguria”, portando con sé una schiera di dirigenti locali. Dalla Lombardia alla Sicilia è lunga la lista di chi non gradisce la linea politica di Elly Schlein. Sono nomi poco noti alla platea nazionale, però servono a manifestare la vitalità dell’iniziativa liberaldemocratica a differenza di un Pd avvitato su problemi interni.

La corrente di Orfini e il dialogo sgradito col M5s
Uno dei temi più divisivi è quello delle alleanze. La continua ricerca di un dialogo con il Movimento 5 stelle provoca grande irritazione nelle varie aree del Partito democratico. Uno dei critici – da sempre – sulla coalizione strutturale con i grillini è l’ex presidente dem, Matteo Orfini, che nel weekend del 9-10 settembre ha celebrato a Roma la festa di Left wing, momento di incontro annuale della sua corrente. Ai tavoli erano presenti ex deputati come Paolo Lattanzio e Giuditta Pini, ma anche parlamentari in carica, su tutti Piero De Luca e Francesco Verducci. Il clima non era proprio quello di un’accettazione totale della visione della segretaria, soprattutto nella relazione con il M5s di Giuseppe Conte.
Spostamenti di massa? Adesso no, ma dopo le Europee…
Calenda, sul tema, rappresenta una garanzia granitica: a ogni appuntamento utile rivendica di aver abbandonato il Pd proprio per aver accettato la nascita di un governo con i pentastellati. «Al momento non è previsto alcuno spostamento in massa di deputati o senatori del Pd. Almeno prima delle Europee è improbabile. Ma dopo…», osserva una fonte interna ai dem, catalogabile tra gli insoddisfatti. Calenda non ha fretta. Da un lato vorrebbe fare il pieno fin da subito, dall’altro ha garantito di non voler lanciare «un’opa ostile al Pd».

Per Calenda l’ostacolo dello sbarramento al 4 per cento
All’interno di Azione c’è chi gongola. «Gli ultimi fatti sono la dimostrazione che Renzi rappresentava più una zavorra che un valore aggiunto», è il ragionamento che circola nell’inner circle di Calenda. Insomma, la fine del Terzo polo viene vissuta all’insegna del motto “non tutto il male vien per nuocere”. L’obiettivo è ora di cogliere il vento favorevole. C’è poi un ulteriore fattore che aumenta la capacità di attrazione: la possibilità di offrire un posto in lista alle Europee 2024. C’è l’incognita sbarramento: il 4 per cento non sarà agevole da raggiungere. «Il progetto liberaldemocratico messo in cantiere riuscirà a trovare spazi politici che oggi vengono sottovalutati», è il mantra ottimista che diffondono dai vertici di Azione.