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Renzi e le aperture a FdI e alla maggioranza
Se due indizi fanno una prova, sull’avvicinamento di Matteo Renzi al centrodestra c’è una collezione di prove. Anche se continua a smentirlo categoricamente. «Italia viva non sta appoggiando il governo», ha ribadito nel corso della conferenza stampa del primo agosto in Senato, «siamo gli unici a fare opposizione vera invece che con le bandierine in piazza portando proposte di legge». Proposte come quella dell’elezione diretta del premier, presente sì nel programma terzopolista ma sicuramente gradita più a Giorgia Meloni che alle altre opposizioni, tant’è. In realtà i casi di convergenza di Italia viva con la maggioranza sono all’ordine del giorno, mentre allo stesso tempo si allarga sempre di più la distanza con l’alleato, almeno sulla carta e per i gruppi parlamentari, Carlo Calenda. E un dato è consolidato: è spento qualsiasi canale di comunicazione con il Pd. Il sospetto è che l’ex premier continui nel suo avvicinamento verso il centrodestra a piccoli passi e senza strappi.

La tavolata al Twiga e il ruolo di Ruggieri, trait d’union tra centrodestra e galassia renziana
L’immagine plastica del feeling con la maggioranza arriva dal Twiga dove i big di Italia viva hanno pasteggiato con la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, finita nella bufera mediatica e indagata per la gestione di alcune sue società (per la cronaca, Iv e Azione non hanno partecipato al voto per la sua sfiducia). Al tavolo dello stabilimento di Flavio Briatore (e prima anche di Santanchè, che ha poi ceduto le sue quote al compagno Dimitri Kunz) con la ministra-imprenditrice c’erano i deputati Maria Elena Boschi, da sempre considerata dla numero due di Renzi, Francesco Bonifazi, già tesoriere del Pd ai tempi della segreteria renziana, in compagnia dell’ex parlamentare e ora consigliere regionale del Lazio, Luciano Nobili, uomo forte di Iv a Roma. Una cena esclusiva a cui ha partecipato anche Andrea Ruggieri, ex deputato di Forza Italia e ora direttore responsabile del giornale renziano Il Riformista, sempre più trait d’union tra il centrodestra e la galassia renziana.

Dall’emendamento al decreto Pa bis alla battaglia contro la carne ‘sintetica’: il feeling con la maggioranza
E se la presenza allo stesso tavolo con Santanchè potrebbe avere solo un valore simbolico, bollato come un colpo di testa in una sera di mezza estate, le azioni politiche danno una sostanza alla crescente sintonia tra la maggioranza e Italia viva. Durante l’iter di approvazione alla Camera del decreto Pa bis, Iv ha fatto approvare un emendamento che, come ha spiegato Repubblica, fa confluire il “comitato per la promozione e lo sviluppo della previdenza complementare” all’interno Assoprevidenza, associazione che mette insieme una parte dei fondi pensione italiani. Il blitz è stato possibile grazie al via libera della maggioranza e della ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone. Un intervento “minore”, ma che stava molto a cuore ai renziani: già durante il confronto sul decreto Bollette avevano cercato di far passare la norma, scontrandosi però con l’alt del Quirinale per estraneità di materia. Altro punto che ha visto l’allineamento delle destre con Iv (e creato l’ennesima divisione nell’ormai fu Terzo Polo) è il disegno di legge sulla carne sintetica. Il governo è fieramente contrario, il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, ha vergato un apposito ddl per vietarne la produzione e l’immissione sul mercato. Il testo ha incassato al Senato il sostegno di Iv. Come fosse un partito già in maggioranza. «Vogliamo difendere l’economia di montagna, scegliamo gli allevatori», ha detto la senatrice renziana Silvia Fregolent, marcando la distanza – ancora una volta – con Azione, che invece ha optato per l’astensione.

La prudenza dei renziani su salario minimo e suppletive di Monza
Si dirà: sono questioni minime, piccoli casi di convergenze parlamentari, come ce ne sono tante. Il discorso, però, esce dalla dimensione micro di fronte alla battaglia sul salario minimo. Calenda ci ha messo la faccia, andando insieme al Pd di Elly Schlein e “sopportando” addirittura la compagnia di Angelo Bonelli, leader dei Verdi per cui – per usare un eufemismo – non ha grande stima politica. Renzi non si è detto contrario: semplicemente non vuole farsi immortalare nella stessa foto con le opposizioni, preferisce non compromettersi. Sta in disparte in nome della prudenza, la stessa che sta praticando nella corsa per il seggio di Monza a cui si è candidato Marco Cappato. L’attivista per i diritti civili sfiderà Adriano Galliani, designato dal centrodestra come erede del seggio lasciato vuoto da Berlusconi. Azione si è già esposta, finendo in mille pezzi. Se Calenda si è detto favorevole a sostenere Cappato, Mara Carfagna ha definito la sua corsa «complicata», perché «sui temi etici rappresenta posizioni che dividono il suo stesso partito, figuriamoci l’ala liberale e moderata», stessa linea di Mariastella Gelmini. Renzi, dal canto suo, dopo aver fatto trapelare la diffidenza per la candidatura di un profilo considerato divisivo e quindi poco digeribile per il suo elettorato (ancora di più se si parla di eleggere un senatore al posto del fondatore di Forza Italia) è uscito allo scoperto: «Quello di Marco Cappato è un profilo non adatto per vincere», ha sentenziato, «occorre capire se si vuole vincere o partecipare». La cautela era stata invece abbandonata sul tema Covid. Renzi è pienamente d’accordo con Lega e Fratelli d’Italia: la proposta della commissione di inchiesta è stata confermata, nonostante la contrarietà espressa dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, con toni forti. In commissione e in Aula, del resto, Italia viva ha già espresso lo stesso voto del centrodestra. Senza alcun tentennamento. Ed è intenzionato ad andare avanti.

FdI tende la mano a Renzi per le Comunali di Firenze
In questo clima arrivano aperture dirette da Fratelli d’Italia a Renzi, con un focus sulle Comunali di Firenze del 2024. «Sta a lui decidere da che parte stare», ha detto il senatore di Fdi, Paolo Marcheschi, lasciando più di uno spiraglio all’alleanza. «Non posso escludere niente»,ha aggiunto il meloniano, «perché è accaduto, ad esempio, che in Molise Renzi abbia scelto di appoggiare apertamente già al primo turno un candidato del centrodestra». Come a dire che non sarebbe nemmeno tanto clamoroso se Iv andasse a destra. Addirittura nella città simbolo del renzismo. Un emblema del cambio di passo, a destra.