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Libri: quattro classici da scoprire in vacanza
Come si sa d’estate si legge di più. Il marketing delle case editrici è incessante e con il tempo si è creato un vero e proprio filone di libri estivi, gialli/thriller leggeri che accompagnano le ore pigre sotto il solleone ideali per essere letti sotto l’ombrellone. E se si sovvertisse questo format e si decidesse di dedicare il tempo alla lettura estiva recuperando grandi classici mai presi in considerazione durante i frenetici mesi invernali? Ve ne consigliamo quattro. Immensi, magnifici, straordinari. Imperdibili.
I detective selvaggi di Roberto Bolaño (Adelphi)
Di Bolaño molto si è detto e altrettanto si è scritto. Trasformato dalla critica nello scrittore maledetto per antonomasia, «il Jim Morrison della letteratura», quasi ignorato in vita, è diventato autore di culto dopo la sua prematura scomparsa, a soli 50 anni, per una cirrosi epatica non curata. Per chi volesse addentrarsi nella sua opera, il consiglio è quello di partire da I detective selvaggi, pubblicato in Italia da Adelphi, un fluviale romanzo attraverso il quale Bolaño narra l’epopea di un’intera generazione: la sua. Popolato da fantasmi e allucinazioni nella Città del Messico degli Anni 70, I detective selvaggi è la storia di un gruppo di poeti scalcagnati, adepti di un’improbabile ed estrema avanguardia, il “realvisceralismo”, raccontati da centinaia di punti di vista differenti. Al centro c’è la grandezza di Arturo Belano (alter ego di Bolaño) e del poeta Ulises Lima, un po’ i Kerouac e i Dean Moriarty di On the road, però narrati alla maniera di Citizen Kane di Orson Wells.
2. Sotto il vulcano di Malcolm Lowry (Feltrinelli)
Una sorta di «Divina Commedia ubriaca», come fu definita dallo stesso autore, Sotto il vulcano (consigliato nella nuova traduzione di Marco Rossari) narra l’ultimo giorno di vita di Geoffrey Firmin, ex console britannico nella città immaginaria di Quauhnahuac. Siamo nel 1938 ed è la mattina del giorno dei morti. È la vigilia della Seconda Guerra mondiale. Il console, stremato da una sessione alcolica da Guinness dei primati, trascorre l’ultimo giorno della sua vita barcollando disastrosamente da un drink all’altro, accompagnato dal fratellastro Hugh e dalla moglie Yvonne. «Ancora in abito elegante, non particolarmente scompigliato una ciocca di capelli biondi che gli ricadeva sugli occhi e una mano stretta nella barba corta e appuntita, sedeva di traverso con un piede sulla ringhiera di uno sgabello adiacente al piccolo bancone di destra, mezzo chinato su di esso e parlava apparentemente tra sé». Il racconto è uno schizofrenico delirio mentale di Lowry, in parte autobiografico, alimentato da vino, birro, tequila e mezcal. Un viaggio lungo 12 capitoli, corrispondenti alle ultime 12ore di vita del console, durante i quali succederà di tutto. Un libro che fu scritto con grande fatica, accolto tiepidamente dalla critica ma che oggi è considerato un romanzo di culto. Un classico riconosciuto tale solamente dopo la morte dello stesso Lowry per alcolismo nel 1957. Come fare un trip di Lsd però da sobri.
3. Cuore di tenebra di Joseph Conrad (Feltrinelli)
Un capolavoro che è l’esatta rappresentazione della natura umana, Cuore di tenebra di Conrad è un piccolo libro che esplode come una granata nelle mani del lettore. Il romanzo (perennemente presente nella lista dei 100 libri più belli di tutti i tempi) racconta gli sforzi di Marlow, il protagonista, per risalire il fiume Congo nell’Africa nera per conto del suo datore di lavoro, al fine di riportare alla vita un commerciante di avorio disonesto, il misterioso Kurtz. Cuore di tenebra deve molto della sua fortuna ad Apocalypse Now, magistrale trasposizione cinematografica di Francis Ford Coppola che però ambientò la storia in Vietnam. Il regista conservò il messaggio centrale del romanzo, ovverosia che tutti gli esseri umani possono cadere nell’oscurità interiore e macchiarsi di atti riprovevoli. Entrambe le storie si confrontano anche con il razzismo che permea il pensiero imperialista, criticando la disumanizzazione del popolo africano e vietnamita.
4. Viaggio al termine della notte di Louis-Ferdinand Céline (Corbaccio)
La recente pubblicazione di quel capolavoro ritrovato che è Guerra, edito in Italia da Adelphi, ha riacceso l’attenzione su Louis-Ferdinand Céline. Autore discusso, antisemita tanto da macchiarsi di connivenze con i nazisti, alcune sue opere però restano dei capisaldi della letteratura. Per iniziare a conoscerlo si consiglia vivamente la lettura di Viaggio al termine della notte, in cui lo scrittore francese racconta lo smarrimento esistenziale di un reduce della Grande Guerra nei primi Anni 20. Un romanzo che è allo stesso tempo una cronaca fredda e lucida della Francia dell’epoca e che contemporaneamente è il grido di rivolta – letterario e sociale – di un eterno sopravvissuto. Si narra la storia di Ferdinand Bardamu che dopo aver combattuto nella Grande guerra, va in Africa e successivamente negli Stati Uniti. Torna in Francia, dove diventa medico e apre uno studio in un degradato sobborgo di Parigi, per poi finire a lavorare presso un istituto di igiene mentale. Un racconto magistrale sulle miseria della vita e sulle vicissitudini di un uomo, disperato, costretto per tutta la sua esistenza ad arrangiarsi. Un pugno nello stomaco, una riflessione sorprendentemente lucida e crudele sullo stare al mondo.
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