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Reddito di cittadinanza sospeso via sms a 169 mila famiglie
Sono 169 mila le famiglie beneficiarie di reddito o pensione di cittadinanza che hanno ricevuto oggi dall’Inps il messaggio di sospensione del sussidio da agosto in quanto nuclei nei quali non ci sono componenti disabili, minori o over 65 come prevede la nuova normativa. L’ultima rata che hanno percepito è quella del 27 luglio. Secondo quanto si apprende il messaggio annuncia la sospensione in attesa della presa in carico dei servizi sociali. Sarebbero 88mila le persone che potrebbero essere prese in carico. Tra agosto e settembre circa 80mila nuove famiglie dovrebbero avere il beneficio sospeso poiché scadono i sette mesi di durata.
Gazzi: «Guerra sui servizi sociali»
Il presidente degli assistenti sociali, Gianmario Gazzi, non ci sta e dichiara: «La sospensione via sms del Reddito di cittadinanza sta scatenando una guerra sui servizi sociali». E chiede di «intervenire immediatamente prima che le minacce di assalto ai servizi sociali diventino realtà, prima che qualcuna o qualcun assistente sociale venga aggredito. L’invio di un sms da parte dell’Inps nel quale si annuncia la sospensione dal 31 luglio del Rdc ai cosiddetti occupabili sta scatenando una guerra. Riceviamo messaggi preoccupanti dai territori perché i nostri uffici, in molte aree non rinforzati, né preparati, si trovano a gestire migliaia di situazioni di persone, tra i 18 e i 59 anni, a noi sconosciute perché, fin qui, prese in carico da Anpal o Centri per l’Impiego».
La richiesta: «Immediato spostamento dei termini»
«Davanti a questi uffici», prosegue Gazzi, «si stanno ammassando persone che hanno ricevuto sul loro cellulare il messaggio nel quale leggono che il loro Rdc è sospeso dal mese di agosto e che per poter mantenere il sussidio devono attivare il Supporto per la formazione e il lavoro e che per ottenere il Supporto devono essere presi in carico dai servizi sociali prima della scadenza del Rdc. Migliaia di domande spesso davanti a quattro o cinque assistenti sociali. Chiediamo l’immediato spostamento dei termini da parte dell’Inps e a Comuni e Regioni il rafforzamento dei servizi con i fondi già disponibili. In alcune Regioni è stato speso soltanto il 5% delle risorse messe in campo. Non si fanno riforme sulla pelle delle persone e non possiamo essere noi, assistenti sociali, ad assumere l’onere di ritardi, omissioni e propaganda».