Navalny, chiesti 20 anni di carcere: il discorso dell’attivista alla Corte

Il pubblico ministero ha chiesto per Alexei Navalny 20 anni di reclusione per «estremismo» da scontare in una colonia a regime speciale. Lo ha reso noto Ivan Zhdanov, tra i più stretti collaboratori dell’attivista e oppositore di Putin in carcere dal 2021. L’accusa ha inoltre chiesto 10 anni per un altro imputato nello stesso processo, Daniel Kholodny. La sentenza è attesa per il 4 agosto alle ore 16.

L’ultimo intervento di Navalny davanti alla Corte: «Chi chiede giustizia in Russia è completamente indifeso»

Dopo l’udienza a porte chiuse (i giornalisti non sono più ammessi in Aula) Navalny ha pronunciato il suo ultimo discorso. Il testo integrale è stato pubblicato dai suoi sostenitori e ripreso da Meduza. «Tutti in Russia sanno che chi chiede giustizia in tribunale è completamente indifeso», ha detto Navalny rivolgendosi alla Corte. «È un caso senza speranza. In un Paese governato da un criminale, le questioni controverse vengono risolte con la contrattazione, il potere, la corruzione, l’inganno, il tradimento e non con qualche tipo di legge». Riferendosi alla rivolta fallita della Wagner ha aggiunto: «Coloro che sono stati dichiarati traditori della Patria hanno ucciso diversi ufficiali dell’esercito russo al mattino davanti a tutta la Russia stupita, e a cena sono tornati a casa, per dividersi i soldi». E, ancora: «Ancora una volta la legge e la giustizia in Russia non trovano posto nei tribunali. Tuttavia, è necessario sfruttare ogni occasione per parlare, e parlando ora a un pubblico di 18 persone, sette delle quali indossano maschere nere che coprono loro il volto, voglio non solo spiegare perché continuo a combattere quel male senza scrupoli che si autodefinisce “il potere statale della Federazione russa”, ma anche esortarvi a farlo insieme a me».

Navalny, l'accusa ha chiesto 20 anni di carcere: il discorso dell'attivista alla Corte
Alexey Navalny (Getty Images).

«Io amo la Russia, ma un Paese senza giusto processo o elezioni eque non sarà mai prospero»

Navalny ha poi ribadito: «Io amo la Russia. Il mio intelletto mi dice che è meglio vivere in un Paese libero e prospero che in uno corrotto e impoverito. E mentre sto qui e guardo questo tribunale, la mia coscienza mi dice che qui non ci sarà giustizia né per me né per nessun altro. Un Paese senza un giusto processo non sarà mai prospero. Quindi sarà ragionevole e giusto da parte mia lottare per un tribunale indipendente, elezioni eque e contro la corruzione, perché allora raggiungerò il mio obiettivo e potrò vivere nella mia Russia libera e prospera». «Perché nasca un Paese nuovo, libero, ricco, deve avere dei genitori che sono pronti a fare dei sacrifici, sapendo che ne vale la pena», ha concluso l’oppositore. «Non tutti devono andare in prigione. Ma ognuno deve fare qualche sacrificio, qualche sforzo». «Sono accusato di incitamento all’odio nei confronti di rappresentanti delle autorità e dei servizi speciali, giudici e membri del partito Russia Unita. No, non incito odio. Ricordo solo che una persona ha due gambe: la coscienza e l’intelletto. E quando ti stancherai di scivolare contro questo potere, quando finalmente capirai che il rifiuto della coscienza alla fine porterà alla scomparsa dell’intelletto, allora, forse, starai su entrambe le gambe come una persona e insieme potremo avvicinarci alla bella Russia del futuro».

 

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